QUOTA 100, IL NODO DELLE CARRIERE DISCONTINUE

In attesa di indicazioni concrete sulla riforma delle pensioni, tengono banco quota 100 e 41. Per alcuni in realtà quota 100 è già realtà, cioè medici, avvocati e commercialisti. Ora però si vuole portare quota 100 per tutti, ma la misura di cui parlano Luigi Di Maio e Matteo Salvini come sarà esattamente e sarà conveniente per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro? Da un punto di vista di età di uscita, quota 100 converrebbe a tantissimi, ma ciò che conta per questa valutazione è più l’importo degli assegni pensionistici che verrebbero erogati. Come riportato da Business Online, alcuni ci andrebbero a perdere. Chi va in pensione adesso e percepisce 1.289 euro di pensione, con la quota 100 prenderebbe 1.089 euro. Un 30enne che andrà in pensione con l’attuale riforma pensioni riceverà un assegno di 1.305 euro, 1.205 nel caso delle donne, mentre con quota 100 prenderebbero un assegno da 1.112 euro. Inoltre, quota 100 non sarebbe convivente per i giovani che hanno carriere discontinue. In questo caso,  la quota 100 correrebbe il rischio di posticipare il momento della pensione fino a 3 anni. (agg. di Silvana Palazzo)



BORGHI SULLE PENSIONI D’ORO

Legge Fornero, quota 100 e non solo: Riforma Pensioni 2018 continua a fare discutere. Tra i temi che più fanno discutere c’è quello delle pensioni d’oro, argomento sul quale è intervenuto Claudio Borghi, consigliere economico della Lega: “Dipende tutto da un concetto minimo di giustizia: se uno ha versato tutti i contributi e prende 50 mila euro, sono soldi suoi. Viceversa, se qualcuno non ha pagato tutti i contributi e usufruisce di un vitalizio, significa che lui ha versato soldi per 4 mila euro al mese, tutto quello che prende in più gli viene regalato dallo Stato: non è molto giusto, può essere che trovi una locazione migliore”. E sottolinea il braccio destro di Matteo Salvini: “Non ho intenzione di penalizzare nessuno, è una questione di giustizia: se ci sono persone che prendono soldi in più dallo stato non mi sembra giusto”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



QUOTA 41, A CHI CONVIENE?

Il governo lavora alla riforma delle pensioni per superare la legge Fornero. Oltre all’ipotesi della Quota 100, sta prendendo corpo quella dei 41 anni di contributi, che è indipendente dall’età anagrafica. La nuova Quota 41 permetterebbe a tutti i lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, ma se il calcolo della pensione dovesse essere effettuato con il sistema contributo, come è probabile che sia per rendere questa misura sostenibile per i conti dello Stato, l’assegno rischia di ridursi. Lo ha spiegato Qui Finanza, precisando che la penalizzazione «sarebbe limitata dal fatto che la norma modificherebbe solo la valorizzazione dei versamenti effettuati successivamente al 1996 e fino al 2012, da parte di lavoratori con più di 18 anni di contratto prima della riforma Dini». Per Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali e tra gli autori del programma pensioni della Lega, chi ha avuto carriere piatte e senza aumenti retributivi non subirebbe grosse perdite, mentre una sensibile riduzione potrebbe colpire di ha beneficiato di aumenti salariali, arrivano a 9-10% per un 64enne con 20 anni di contributi. Per Pmi.it, il problema di fondo di Quota 100 e Quota 41 è che l’investimento nelle attuali pensioni anticipate ridurrebbe il futuro assegno pensionistico. Inoltre, produrrebbero penalizzazioni per diverse categorie di lavoratori svantaggiati, che oggi godono invece di agevolazioni. (agg. di Silvana Palazzo)



PENSIONI E LEGGE FORNERO, PREVISTI TEMPI LUNGHI

Continua a tenere banco in tema previdenziale la questione dell’aumento della speranza di vita, perché non solo allontana la pensione, ma la rende anche meno ricca. Nel mirino i coefficienti di trasformazione da applicare alla parte contributiva degli assegni che verranno liquidati nel 2019 e nel 2020. I moltiplicatori sono infatti meno generosi rispetto a quelli del triennio 2016-2018. Il meccanismo si applica solo alla parte contributiva della pensione. Per la riforma delle pensioni comunque si prevedono tempi lunghi: come riportato dal Sole 24 Ore, c’è bisogno di un lungo lavoro preparatorio. In prima fila al momento c’è infatti un pacchetto di semplificazioni per gli appalti con le prime mosse per la riforma dei centri per l’impiego. Gli investimenti e le tasse saranno i temi centrali di questa prima fase, nel frattempo si studieranno le mosse per arrivare alla riforma delle pensioni promessa. (agg. di Silvana Palazzo)

RIFORMA PENSIONI: SI PARTE DA… BOERI?

Il governo M5s-Lega si prepara a discutere della riforma della legge Fornero sulle pensioni, ma in materia previdenziale la prima novità potrebbe essere la sostituzione di Tito Boeri, presidente dell’Inps. La sua poltrona sta vacillando pericolosamente, stando a quanto riportato da Libero. Il numero uno dell’istituto di previdenza non ha fatto niente in passato per dare una ragione a Luigi Di Maio e Matteo Salvini per non pensare ad un cambiamento. Boeri è stato infatti protagonista di molte polemiche sul reddito di cittadinanza, senza trascurare la sua contrarietà alla riforma della legge Fornero sulle pensioni. La Lega starebbe già allungando lo sguardo sulla poltrona di Boeri: pare che Giancarlo Giorgetti stia pensando ad Alberto Brambilla come successore. Proprio lui è autore di una parte cruciale del contratto di governo, quella che dovrebbe modificare gli attuali meccanismi di pensionamento, la famosa “quota 100”. Resta da capire se l’esecutivo riuscirà a spodestare Boeri, il cui mandato scadrà nel 2019.

QUOTA 100, CHI CI GUADAGNA E CHI CI PERDE

La quota 100 unita alla revoca dell’Ape sociale rischia di colpire negativamente le categorie più deboli. Per il momento si parla di ipotesi, come quella appunto della introduzione di una quota 100 con 64 anni e 36 anni di contributi con un tetto a 2 o 3 anni di contributi figurativi e un pensionamento a 41 anni e 5 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica. L’Ape sociale, che attualmente offre una scialuppa di salvataggio alle categorie socialmente più deboli, andrebbe però in soffitta. Più complicato il discorso per chi ha molta contribuzione e che a regime attuale andrebbe in pensione con l’anticipata. Resta da capire se il limite dei due anni figurativi persisterà anche con riferimento a questo canale di uscita o meno. Nella migliore delle ipotesi i conti sono semplici perché, come riportato da Pensioni Oggi, il vantaggio sarà evidente per tutti. Altrimenti ci rimetteranno ancora una volta coloro che hanno lunghi periodi di disoccupazione indennizzata e integrazioni salariali alle spalle.