DI MAIO TAGLIA GLI ASSEGNI SUPERIORI AI 5MILA

All’interno del cosiddetto “decreto dignità” ci saranno notevoli e importanti cambiamenti per la vita dei lavoratori italiani, qualora ovviamente dovesse passare lo smantellamento del Jobs Act renziano: nelle pensioni, l’altro “smantellamento” dovrà avvenire sulla legge Fornero, come andiamo spiegando da tempo ormai su queste pagine. Proprio in merito alle ultime dichiarazioni del Ministro del Lavoro sul fronte “dignità”, lo stesso Di Maio ha annunciato un taglio netto su tutti gli assegni superiori ai 5mila euro mensili netti. «Verranno ricaclcolati su base dei contribuiti versati», ha spiegato nel suo progetto di riforma il Ministro e vicepremier M5s. Inoltre, sulla possibilità di varare già dal prossimo anno il reddito di cittadinanza, pare esserci più di un dubbio sull’effettiva “tempestività” della riforma per motivi economici, di sicuro, ma anche per accordi e condivisioni sul contenuto tra i due partner di governo Lega e Movimento 5 Stelle. (agg. di Niccolò Magnani)



OPZIONE DONNA, SI VA VERSO PROROGA?

Il nuovo governo è al lavoro per “smontare” la riforma pensioni di Elsa Fornero. Tra le varie proposte figura la proroga, o meglio riproposizione dell’Opzione Donna fino al 31 dicembre 2019. Si tratta di una misura rivolta alle donne che possono accedere in anticipo alla pensione rispetto ai normali requisiti previsti per quella di vecchiaia o anticipata. La proroga è sul tavolo del governo e del ministro del Lavoro Di Maio insieme alla quota 100. Con questa opzione le donne possono andare in pensione con soli 35 anni di contributi ed un requisito anagrafico di: 57 anni per le lavoratrici dipendenti; 58 per quelle autonome. Si tratta evidentemente di un anticipo di non poco conto, considerato che al momento per le donne la pensione di vecchiaia si raggiunge quest’anno a 66 anni e 7 mesi (maturando almeno 20 anni di contributi), mentre la pensione anticipata si perfeziona quest’anno a 41 anni e 10 mesi a prescindere dall’età anagrafica. L’unica limitazione riguarda il ricalcolo dell’assegno pensionistico con il metodo contributivo. (agg. di Silvana Palazzo)



QUATTORDECISIMA IN ARRIVO, A QUANTO AMMONTA?

A luglio è in arrivo la Quattordicesima mensilità per la platea di beneficiari pensionati italiani: in questi giorni però l’Inps ha già pubblicato il messaggio in cui specifica quali sono i requisiti utili per ottenere la somma aggiuntiva che dal 2017 ha di fatto dato ai pensionati con assegni più bassi un importante aggiornamento. Per capire a quanto ammonta l’assegno della 14esima, l’istituto previdenziale ha ricordato la distinzione tra redditi fino a 1,5 volte il trattamento minimo (nel 2018 corrispondente a 507,42 euro) e con redditi compresi tra 1,5 e 2 volte tale soglia. Non solo, chi percepisce un assegno Inps oltre i 1010 euro al mese non può beneficiare della Quattordicesima: ebbene, nel primo scaglione la cifra si attesta a 437,00 euro se si possiedono fino a 15 anni di versamenti; 655,00 euro mensili oltre i 25 anni; 546,00 euro tra i 15 ed i 25 anni. Per quanto riguarda invece i lavoratori autonomi, si parla rispettivamente di 18 anni, oltre 28 e tra i 18 e i 28 come versamenti per ottenere la Quattordicesima nelle pensioni. (agg. di Niccolò Magnani)



IL RISCHIO PENALIZZAZIONE

Secondo il portale dedicato alle Piccole Medie Imprese (Pmi.it) la riforma voluto dal Governo gialloverde sulle pensioni ha come tutti hanno segnalato in queste settimane diversi “pro” e svariati “contro”. Il punto che però risulta più interessante è quello relativo alla penalizzazione per tutti quei lavoratori che hanno almeno 18 anni di contributi entro il 1 gennaio 1996. Stando al settore delle Pmi, nel caso in cui la Quota 100 dovesse prevedere per davvero il calcolo contributivo messo a punto da Brambilla, non sarebbe possibile valorizzare con il retributivo tutte le mensilità successivamente a quell’anno specifico. «L’idea a cui si lavora prevede sempre il calcolo contributivo per i versamenti successivi al 1995. Per coloro che entro la fine del 1995 non raggiungono i 18 anni di contributi, non cambia nulla», spiega ancora il portale, ponendo però l’accento sul caso di un lavoratore che ha già 18 anni di lavoro alle spalle. In quel frangente, attendendo la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata piena ha diritto pieno al calcolo retributivo anche per le mensilità seguenti, fino al 31 dicembre 2011. (agg. di Niccolò Magnani)

PENSIONI QUOTA 100 E QUOTA 41: LA STRATEGIA DI CONTE

Riforma pensioni 2018, tiene banco lo smantellamento e il superamento della Legge Fornero promesso dal Governo Giuseppe Conte, formato da Movimento 5 Stelle e Lega. Le due forze politiche puntano forte sulla Quota 100, ovvero la somma di età anagrafica e anni di contributi, ma anche sulla Quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione al raggiungimento dei quarantuno anni di contributo. Per quanto concerne il primo provvedimento, c’è da tenere conto del rischio penalizzazione per coloro che hanno almeno 18 anni di contributi entro l’1 gennaio 1996: in caso di calcolo contributivo, come previsto dall’economista leghista Alberto Brambilla, non sarebbe possibile valorizzare con il retributivo le mensilità versate successivamente al 1996. E, soprattutto, la Quota 100 elaborata dall’economista del Carroccio prevede almeno 64 anni di età e 36 anni di contributi: non è dunque previsto accedere alla pensione con 67 anni di età e 33 di contributi oppure con 60 anni di età e 40 anni di contributi.

RIFORMA PENSIONI 2018: CHE NE SARA’ DELL’APE SOCIALE?

Un’altra opzione da tenere in considerazione, sottolineata anche da Cesare Damiano, è che con la Quota 100 decadrebbe l’ormai famosa APE Sociale, lo scivolo pensionistico previsto per le categorie socialmente più deboli che hanno beneficiato dell’accordo tra Governo e sindacati nel 2016, come sottolinea Today. Non mancano ovviamente i pro, con un abbassamento generale dell’età pensionabile e della possibilità di nuovi posti di lavoro per i giovani, con il ministro dell’Interno e segretario della Lega Matteo Salvini che punta forte sulla Quota 100: il numero uno del Carroccio ha inoltre sottolineato nei giorni scorsi che l’obiettivo finale è quello di raggiungere quota 41 anni di contributi. E per quanto riguardale coperture finanziarie? Arriverebbero da una maggiore disponibilità dei conti pubblici, sia dalla ridiscussione delle regole europee e sia dall’ormai famosa pace fiscale, con la possibilità di saldare le pendenze grazie ad aliquote vantaggiose.