COLDIRETTI: IL FUTURO DELLE PENSIONI È INCERTO

Secondo un sondaggio condotto da Coldiretti/Ixè il 34% degli under 35 afferma di essere pronto a cambiare nazione per il lavoro, mentre il 22% è convinto che il proprio futuro sarà comunque lontano dall’Italia. Sul fronte pensioni, ragiona l’Istat e la stessa Coldiretti, questo “andamento” rende assai incerto il futuro per le casse previdenziali: se infatti gli ultimi dati Istat rilevano una inquinate denatalità sempre più crescente nei prossimi anni (sono 120mila i nuovi nati in meno nel nostro Paese secondo l’Istat, un fenomeno che inizia nel 2008 e che non accenna a diminuire), è l’impatto sul futuro del sistema pensionistico a rendere drammatica la situazione a cui mettere fin da subito le mani facendo molto di più di quanto già fatto dalla legge Fornero. L’incrocio di denatalità e emigrazione verso l’estero dei giovani rendono il ricambio generazionale tutt’altro che semplice, complicando di non poco i piani dell’Inps sui prossimi decenni di pensioni. «È necessario quindi invertire la rotta se si vuole tornare a crescere», spiega la Coldiretti, mostrando come questo possa davvero essere un problema serissimo per il futuro delle nostre pensioni. 



CESARE DAMIANO, “QUOTA 100 PENALIZZANTE”

Il neoministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ne ha parlato come di una priorità e la possibilità di inserire un nuovo procedimento per erogare l’assegno pensionistico potrebbe anche essere inserito nella prossima, e delicata, Legge di Bilancio anche se in merito il diretto interessato non ha dato alcuna conferma. Tuttavia, da tempo, si levano alcune voci critiche contro la cosiddetta Quota 100 che rappresenta per l’esecutivo a guida Lega e Movimento 5 Stelle uno dei capisaldi del cosiddetto contratto di Governo per “superare” la Legge Fornero: tra le voci critiche va segnalata quella di Cesare Damiano, già Ministro del Lavoro e Presidente della Commissione omonima presso la Camera dei Deputati: il parlamentare dem ha infatti ricordato che, oltre alla mancanza di fondi per realizzare questa riforma, va tenuto a suo dire conto anche del fatto che non cambierebbe di molto lo stato delle cose e potrebbe penalizzare persino molti lavoratori. A detta di Damian si tratterebbe di misure a forte impatto propagandistico dato che nella suddetta Legge di Bilancio, oltre a trovare le risorse per disinnescare le clausole di salvaguardia ed evitare l’aumento dell’Iva, servirà trovare dei fondi per realizzare il reddito di cittadinanza e la flat tax. “Spero non si facciano pasticci che, invece che migliorare la situazione, potrebbero peggiorarla” ha detto Damiano dato che per lui una “quota 100 che parta dai 64 anni cambierebbe di poco o nulla la situazione”. (agg. di R. G. Flore)



GARAVAGLIA: “QUOTA 100 TRA I PRIMI STEP DEL GOVERNO”

Intervenendo a lato del discorso del Ministro Tria al Parlamento (chiamato al primo esame sul Def), il viceministro Garavaglia ha spiegato che tra i nodi economici in attesa di capire cosa fare con il “nodo-Iva” resta primaria la Quota 100 per le pensioni. «È il primo step da portare a casa e ci stiamo lavorando», ha spiegato ancora il Viceministro in una intervista stamani a Circo Massimo su Radio Capital. «Non ci sarà invece nessun condono fiscale perché non è la cosa giusta da fare mentre l’intenzione dell’esecutivo è riportare in vita gente che è stata messa fuori mercato da regole assurde e sbagliate e alla fine a perderci è proprio il fisco», ha ribadito Garavaglia. Qualcosa sarà fatto già durante la prossima Legge di Bilancio ma resta da capire come e in che forma il superamento della legge Fornero sarà cambiata già nella Finanziara di autunno 2018, o se invece verrà rimandato il tutto per l’esame dell’anno successivo. Intanto sul fronte Flat Tax – da cui deriva tanto poi del fronte pensioni, in termini di coperture economiche – Garavaglia ha spiegato che «è un impegno di legislatura, ma è ancora tutto da vedere». 



DI MAIO, “QUOTA 100 DA INSERIRE IN LEGGE DI BILANCIO”

Il giorno dopo la “priorità” fissata da Matteo Salvini non poteva mancare la “conferma” del titolare del Ministero del Lavoro, Luigi Di Maio: per non perdere il confronto a distanza tra i due “leader-vicepremier” e per comunque dare il parere legittimo di chi dovrà decidere tempi e modi della riforma pensioni, il giovane capo politico del M5s ha rilasciato una lunga intervista al Sole 24 ore dove tra i tanti punti toccati ha spiegato cosa intende fare il Governo Conte sulla Quota 100. «La volontà di inserire una nuova anzianità è assodata ma sui tempi tecnici ci stiamo lavorando e non posso dire ora a circa due settimane dall’insediamento se entrerà in legge di bilancio o meno. Ma è una priorità ve lo assicuro». Di Maio intende dunque inserire anche un nuovo procedimento per l’assegnazione dell’assegno di pensione, ma su questo ancora il Dicastero dovrà lavorare per stabilire l’iter probabile dei prossimi mesi in Commissione e Parlamento. La Quota 100 per Di Maio si conterebbe, al momento, con il vincolo di 64 anni mentre per l’uscita servirebbero almeno 41 anni e mezzo di contributi, «ma escludendo dal computo i contributi figurativi oppure includendo al massimo due o tre anni». 

RIFORMA PENSIONI, LA “QUOTA 100” DI CONFSAL

Nel giorno in cui Matteo Salvini ribadisce che sul fronte riforma pensioni la priorità del Governo è quella di superare la Legge Fornero al più presto con la Quota 100, il sindacato autonomo Confsal-Unsa lancia la propria proposta sulla misura inserita nel Contratto Lega-M5s: insomma, ieri giornata ricca di spunti per iniziare a gettare le basi delle discussioni nelle prossime settimane prima nei banchi del Governo e poi nelle Commissioni parlamentari che sono in via di costituzione. Secondo Massimo Battaglia, segretario generale della Federazione Confsal-Unsa, la Quota 100 deve essere la sommatoria di età e contributi senza alcuna condizione pregiudiziale di età e contribuzione minima. Non solo, per quest’ultima viene considerata utile qualsiasi tipologia di contribuzione minima e a qualsiasi titolo riconosciuta: secondo i sindacati autonomi, il Governo dovrebbe dare in fretta via libera anche alla Quota 41 ovvero ai 41 anni di contributi ma senza alcun limite di età e con qualsiasi tipologia di contribuzione e a qualsiasi titolo riconosciuti. Da ultimo, Battaglia rilancia sul blocco della revisione periodica dei requisiti per l’accesso alla pensione, oltre al blocco/eliminazione della revisione dei coefficienti di trasformazione a partire già da quelli previsti dalla Legge Fornero con decorrenza 1 gennaio 2019.

PENSIONI E LAVORI GRAVOSI: I BENEFICI

Come abbiamo riportato su queste pagine anche nelle scorse settimane, è giunto in Gazzetta Ufficiale il decreto con cui il Ministero del lavoro ha definito appieno le «procedure di presentazione della domanda di pensione, ai fini dell’applicazione del beneficio di cui all’articolo 1, commi 147 e 148, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, e di verifica della sussistenza dei requisiti da parte dell’ente previdenziale». Per i lavoratori gravosi dunque vengono stabilite le regole di accesso e domanda all’assegno di pensione anticipata e di ulteriori verifica della sussistenza dei requisiti dell’ente previdenziale. In particolare, i lavoratori che svolgono professioni gravose (inserite tutte le categorie nel decreto) possono accedere all’Ape sociale se hanno almeno 63 anni e 36 anni di contributi: oppure potranno ritirarsi dal mercato del lavoro con 41 anni di contributi a qualsiasi età se vantano almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del diciannovesimo anno di età. I benefici per godere di questo “anticipo” dettagliato, la Legge di Bilancio del Governo Gentiloni ha stabilito che dal 1 gennaio 2018 per poter accedere all’Ape Sociale basterà che il lavoratore abbia svolto o svolga negli ultimi 10 anni, almeno 7 anni di attività c.d. gravosa; oppure che abbia svolto o svolga negli ultimi 7 almeno 6 anni di attività c.d. gravosa.