LEGGE FORNERO, UIL-FPL FAVOREVOLE AL CAMBIAMENTO
La riforma delle pensioni del Governo Conte è ancora sulla carta, ma raccoglie comunque dei consensi. Michelangelo Librandi ha infatti fatto sapere di accogliere positivamente la volontà di intervenire sui meccanismi rigidi della Legge Fornero. Questo perché secondo il Segretario generale della Uil-Fpl “occorre un ricambio generazionale che nel Pubblico Impiego non è più rinviabile. Dobbiamo investire in innovazione e nuove tecnologie, selezionando giovani competenti e meritevoli”. Il sindacalista è convinto quindi che modificare il sistema pensionistico possa essere un’opportunità per il Paese e i suoi giovani, specie nel Sud dove la disoccupazione è elevata. “Il nostro sindacato è pronto ad offrire, come sempre, il proprio contributo, convinti che solo attraverso il confronto con le parti sociali si potranno risolvere i problemi principali di questo paese, a partire da una seria riforma delle pensioni sino alla necessità di puntare concretamente sui giovani per ridare ossigeno al nostro paese e trasmettergli un messaggio di concreto rinnovamento e speranza”, ha aggiunto. (aggiornamento di Lorenzo Torrisi)
L’AVVERTIMENTO DI SPOSETTI SUL TAGLIO DEI VITALIZI
La riforma delle pensioni con i cambiamenti della Legge Fornero annunciata da Lega e Movimento 5 Stelle sembra ancora lontana, ma intanto arriva l’annuncio del taglio dei vitalizi degli ex parlamentari da parte di Roberto Fico. Un provvedimento che potrebbe avere delle conseguenze pericolose per tutti i pensionati italiani, non solo gli ex politici. Secondo Ugo Sposetti, Presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer, l’intervento rappresenta “il primo passo per toccare retroattivamente le pensioni degli italiani. Si crea così un precedente pericoloso, dirompente in uno stato di diritto”. Per questo dal suo punto di vista è importante “mettere in guardia gli italiani di fronte a questo rischio”. Un rischio che era in realtà già stato segnalato lo scorso anno, quando sembrava possibile poter esserci un provvedimento sulle pensioni dei parlamentari. (aggiornamento di Lorenzo Torrisi)
A QUANDO I CAMBIAMENTI DELLA LEGGE FORNERO?
La riforma delle pensioni è uno degli interventi più attesi da parte del Governo Lega-M5s, visti gli annunci che c’erano stati in campagna elettorale e l’impegno messo nero su bianco nel contratto di Governo. Negli ultimi giorni, tuttavia, di cambiamenti alla Legge Fornero non si parla più, dato che l’attenzione è concentrata sul taglio dei vitalizi degli ex parlamentari e delle cosiddette pensioni d’oro. Interventi destinati a incidere sulla spesa pubblica per le pensioni (anche se non è ben chiaro con quale esito a livello di risparmi) più che sulle regole per accedere alla quiescenza. Non si sa bene nemmeno se gli interventi saranno rimandati alla Legge di bilancio, visto che le indiscrezioni di stampa su questo tema parlano della volontà dell’esecutivo di avere comunque un dialogo costruttivo con la Commissione europea, ai fini anche di ottenere un margine di flessibilità sulla riduzione del deficit/Pil, e la posizione di Bruxelles sulle pensioni è piuttosto nota: la Legge Fornero non va toccata. (aggiornamento di Lorenzo Torrisi)
PROIETTI: CONTINUARE A CAMBIARE LA LEGGE FORNERO
Domenico Proietti, che per la Uil ha la delega sulle questioni previdenziali, ha parlato a Tv2000 della riforma delle pensioni. «Noi pensiamo che bisogna continuare a cambiare la legge Fornero come abbiamo fatto negli ultimi 2 anni. L’obiettivo è 63 anni di accesso alla pensione per tutti i lavoratori, pensare alle future pensioni dei giovani e allineare tutte le disparità di genere che continuano a penalizzare le donne» ha dichiarato Proietti. Il segretario confederale, che si è detto pronto a confrontarsi positivamente con il nuovo governo, ritiene che il reddito di cittadinanza possa essere una misura interessante se va ad aiutare esodati e disoccupati. «Ha proposto il reddito di cittadinanza come un momento che può accompagnare i lavoratori quando perdono un posto di lavoro con una riqualificazione e una formazione. Se questa è la direzione la UIL lo valuterà con attenzione, l’obbiettivo è quello di difendere e creare occupazione» ha aggiunto Proietti. (agg. di Silvana Palazzo)
DI MAIO: “CON INPS A LAVORO PER AUMENTARE MINIME. ECCO COME”
Dopo la delibera sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, il governo si occuperà degli assegni d’oro. Lo ha spiegato Luigi Di Maio dopo un’interrogazione parlamentare. «Come già detto nei giorni scorsi, mi sto impegnando personalmente per eliminare questo privilegio, e riportare equità sociale in questo Paese». Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha proseguito: «Questo Governo sin dal suo insediamento si è impegnato a rimuovere alcune storture che hanno certamente aumentato un non trascurabile distacco tra cittadini e politica». E quindi ha spiegato che insieme all’Inps si sta studiando un ricalcolo delle pensioni di importo superiore a 4-5 mila euro con un principio. «Colui che non ha versato abbastanza contributi per meritarsi una pensione come quella che diceva il parlamentare, il deputato interrogante, torna ad una pensione per quanti contributi ha versato. Questo è un principio che non solo porta nelle casse dello Stato un po’ di soldi, ma soprattutto ristabilisce un po’ di equità sociale». L’obiettivo è aumentare le pensioni minime: «Nel nostro contratto di Governo c’è la pensione di cittadinanza a 780 euro, che è la soglia certificata dall’Eurostat di non autosufficienza; iniziamo ad implementare le pensioni minime tagliando le pensioni d’oro». (agg. di Silvana Palazzo)
DI MAIO: “MINIME E D’ORO? STIAMO STUDIANDO RICALCOLO”
Luigi Di Maio è tornato a parlare di pensioni. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, durante il question time alla Camera, ha risposto ad un’interrogazione del MoVimento 5 Stelle sulla posizione del governo in merito all’aumento delle pensioni minime. «Intanto voglio dare la notizia che con oggi abbiamo la delibera per tagliare i vitalizi ai parlamentari che approveremo in due settimane» ha esordito Di Maio. Poi il capo politico del M5s ha proseguito: «È nostra intenzione eliminare i privilegi e stiamo studiando un ricalcolo delle pensioni d’oro per redistribuire quello che riusciremo a recuperare da quella operazione implementando così le pensioni minime». Secondo Di Maio «lo Stato ne guadagnerà anche in fiducia». Dunque, archiviato il taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari, il governo M5s-Lega è pronto ad affrontare il tema delle pensioni, a partire da quelle d’oro. «Mi to impegnando a riportare l’equità in questo Paese» ha concluso il ministro. (agg. di Silvana Palazzo)
M5S SPINGE SU ASSEGNI D’ORO
Riforme pensioni 2018, tra le poposte del Partito Democratico e il pressing del Movimento 5 Stelle sugli assegni d’oro. Riccardo Fraccaro, ministro del governo Giuseppe Conte, ha analizzato così le pensioni d’oro: “Anche le pensioni d’oro vanno eliminate per una questione di equità, con i tagli finanzieremo anche le minime. Saranno interventi con finalità solidaristiche, per questo eventuali ricorsi non ci spaventano. Sono prelievi di pensioni che vanno a rifinanziare altre pensioni”. Questo, invece, il commento dell’eurodeputato Piernicola Pedicini su Twitter: “VIA PENSIONI D’ORO E VITALIZI. Ci siamo quasi. La prossima potrebbe essere la settimana giusta per abolire i vitalizi agli ex parlamentari. E dopo i vitalizi passeremo anche alle pensioni d’oro. Non è solo una questione di soldi, è una questione di giustizia sociale! @luigidimaio”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LE RICHIESTE DEL PD AL GOVERNO
Dopo le parole rilanciate ieri dall’ex senatore Pd Cesare Damiano, il gruppo parlamentare del Partito Democratico avanza – nel settore pensioni-lavoro – una serie di proposte mirate al Governo per evitare che gli sforzi profusi nella scorsa legislatura si possano perdere dietro alle promesse/slogan dell’esecutivo gialloverde sull’importante capitolo previdenza. In particolare, Damiano & Co chiedono di rendere strutturale l’Ape sociale e volontaria – e non di eliminarla, come invece in alcuni passaggi delle recenti dichiarazioni del Ministro Di Maio pareva concretizzarsi come ipotesi. Non solo, i gruppi dem chiedono anche di prevedere la nona (e ultima) salvaguardia per gli esodati, e infine di prevedere la proroga di Opzione Donna oltre il 21 dicembre 2015. Stringente in particolare, è la richiesta più specifica lanciata dal Pd sull’età pensionabile, con Damiano che ricorda come sia necessario e urgente modificare il “meccanismo infernale introdotto dal Governo Berlusconi-Lega”, per il quale si aggancia l’età della pensione all’aspettativa di vita. «Se questo non sarà fermato avremo le giovani genarazioni che arriveranno a 70 anni età per la pensione».
QUOTA 41, TUTTI I PROBLEMI
Se fossero confermate le impressioni di queste ultime ore riguardo l’accantonamento (temporaneo) della Quota 41 sul nodo pensioni, verrebbero messe in soffitta alcune problematiche e polemiche sorte sul fronte penalizzazioni, con alcuni contributi che non sarebbero per niente convenienti per alcune fasce di pensionati. In particolare, il costo per uscire dal lavoro a 41 anni di contributi non è conveniente per chi ha effettuato versamenti dopo il 1996 e fino al 212, ovvero per chi ha più di 18 anni di contratto prima della riforma Dini. Quelle penalizzazioni dovute alla norma della Quota 41 non sarebbero per nulla convenienti per la fascia in questione dei pensionati, addirittura potrebbero arrivare anche al 9/10% dell’assegno pensionistico del lavoratore di 64 anni e 20 di contributi. Come osservava lo stesso Matteo Salvini ad Agorà nei giorni scorsi, le indicazioni sulle coperture da rispettare del Ministro Tria mettono di fatto “in un angolo” le varie priorità sul fronte pensioni, perciò «Noi vedremo, rispettando le regole, di cercare di ottenere più spazio in Europa per fare quello che abbiamo promesso in campagna elettorale».
QUOTA 100 SUBITO, RINVIO PER QUOTA 41?
Una riforma pensioni a “due velocità”: è questo che il Governo starebbe pensando, secondo il portale PensioniOggi, per poter rilanciare la legge Fornero superandola con le due misure messe a punto nel Contratto Lega-M5s. Ebbene, la Quota 100 potrebbe già essere inserita nella prossima Legge di Bilancio, mentre la Quota 41 (41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica per poter andare in pensione, ndr) potrebbe essere rinviata più in avanti, forse dal 2019-2020. Il Governo Conte starebbe valutando quindi l’ipotesi di attuare dal 1° gennaio 2019 la quota 100, «tarata sulla combinazione di 64 anni di età e 36 di contribuzione con una penalità nel calcolo dell’assegno pensionistico per coloro che hanno almeno 18 anni di contributi al 31.12.1995 e con un tetto a due o tre anni di contribuzione figurativa e prevedere con tempi più lunghi il canale di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica», spiega il portale esperto di Pensioni.
RIFORMA PENSIONI, ECCO IL COEFFICIENTE DI CALCOLO
Secondo la Cgil il meccanismo sul quale dovrebbe lavorare il Governo Conte nei prossimi mesi è quello che riguarda i coefficienti di calcolo delle pensioni che di fatto darà in futuro – stando all’attuale legge Fornero – assegni previdenziali sempre più poveri. I motivi sono i “soliti”, ovvero l’uscita dal lavoro sempre più tardi e con parametri ancora più penalizzanti di quelli attualmente presenti: il sindacato, nelle parole del segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli (in una recente intervista a RadioArticolo1), rilancia «Chiediamo il consolidamento dei coefficienti di calcolo e la rivalutazione del montante, salvaguardando le singole storie lavorative: se io ho maturato un montante di un certo tipo, tu governo me lo devi confermare e non me lo puoi modificare a seconda delle dinamiche economiche dei prossimi anni. Più in generale, ciò che più colpisce di tutta la discussione sulle pensioni è la mancanza di capacità di guardare oltre la contingenza, come se tutto si dovesse consumare qui e ora». Secondo il sindacato più grande d’Italia, nel programma di Governo, la Lega e il M5s non hanno inserito una proposta di medio-lungo periodo «col rischio di una bomba sociale nei prossimi 30anni sempre più pericolosa. Oggi è il momento di parlare di queste cose, ripartendo con uno scenario nuovo, valorizzando i pochi passi avanti che si sono fatti, vale a dire il rafforzamento della quattordicesima, l’Ape sociale, il primo intervento sui precoci, la cumulabilità dei contributi, alcuni interventi sulla previdenza integrativa».