Nel nostro Paese meno di una persona su sei tra coloro che sono in età da lavoro ha la laurea, il secondo dato peggiore in Europa, davanti alla sola Romania. E’ quanto emerge da uno studio di Eurostat sui livelli di istruzione nel 2017, secondo cui l’Italia avrebbe, come sistema-Paese, il primato negativo per uomini laureati con il 13,7% di coloro che hanno tra i 15 e i 64 anni. Si pensi, ad esempio, che in Italia tra i 25 e i 34 anni risulta laureato il 26,4% delle persone attive contro la media europea del 38,8%.
Per le donne la percentuale delle persone che ha una laurea sale al 18,9% delle persone tra i 15 e i 64 anni, anche in questo caso il peggior dato in Europa (29,7% la media Ue), dopo la Romania. Dal 2008 a oggi il numero di italiane laureate è cresciuto di soli 4,9 punti contro il ben +7,8% della media europea. Una situazione, tuttavia, che migliora leggermente se si guarda alla fascia tra i 25 e i 34 anni, con l’Italia che raggiunge il 26,4%.
Su questo tema di stringente attualità torna, con uno specifico focus, anche il report “Giovani sottoccupati e sovra-istruiti” dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, che sarà presentato, nei prossimi giorni, a Milano nell’ambito del Festival del lavoro 2018.
Lo studio evidenzia come, più in generale, negli ultimi dieci anni i giovani occupati tra i 15 e i 34 anni siano diminuiti di circa 1,4 milioni e come, contemporaneamente, la disoccupazione giovanile sia passata dal 21,2% nel 2008 all’attuale 34,7%. Nel periodo preso in considerazione si assiste, inoltre, a un aumento del contratto part-time (il 30% in più del 2008), che ha prodotto un incremento della sottoccupazione e il proliferare del part-time – ahimè – involontario. Oltre 2,6 milioni di lavoratori, hanno, infatti, accettato un contratto di lavoro part-time pur cercando un lavoro a tempo pieno. Di questi lavoratori, ben 890mila hanno tra i 15 e i 34 anni. In termini percentuali, quindi, i giovani che vorrebbero un lavoro full-time e lo trovano (quando questo fortunatamente accade) solo a tempo parziale sono passati dal 48,3% nel 2008 al 74,8% nel 2017.
Si scopre, quindi, che il tasso di disoccupazione dei laureati nel 2017 in Italia è stato del 6,5% contro una media europea del 4,6%, in peggioramento rispetto ai dati pre-crisi.
Numeri, questi, che fanno pensare che esiste, evidentemente, un disequilibrio tra la domanda di lavoro qualificato e la relativa offerta, il che provoca il perdurare, tra le altre cose, di un alto tasso di disoccupazione (14,4%) dei laureati più giovani (20-34 anni), oltre che di un’elevata incidenza del tasso di sovra-istruzione dei lavoratori, specie in alcuni specifici ambiti disciplinari.
Viene, insomma, da chiedersi, ancora una volta, se avesse ragione la madre del cantautore di Pavana, che in una famosa canzone sosteneva che un laureato contasse più d’un cantante…