Il sistema delle pensioni non regge senza l’apporto degli immigrati: è questa la teoria espressa dal presidente dell’Inps Tito Boeri che ha suscitato la dura reazione di Matteo Salvini. L’allarme è stato lanciato dal palco del Festival del Lavoro, dove prima aveva preso la parola proprio il ministro dell’Interno, che poi ha attaccato il numero uno dell’Inps in un tweet. L’allerta arriva però insieme ad un apprezzamento al governo per l’operazione sui vitalizi e sulle pensioni d’oro («Il ragionamento simbolico conta tantissimo»). Ma Boeri ha lanciato un monito anche su Quota 100, definita «un grave fardello». Per il presidente dell’Inps il peso di Quota 100 per andare in pensione sarebbe pesante: «Avremmo un milione in più di pensionati, ma meno lavoratori, e questo renderebbe ancora più pesante il fardello che grava su chi oggi lavora. Si tratta di impegni che aumentano di molto la spesa pensionistica». (agg. di Silvana Palazzo)



PERCHÉ CALO IMMIGRAZIONE È UN PROBLEMA PER LE PENSIONI

Gli immigrati risolvono un problema che il sistema previdenziale non può affrontare, cioè la riduzione del numero dei lavoratori italiani. Questa è la tesi di Tito Boeri, contro cui si è scagliato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Il sistema previdenziale ha meccanismi che tengono conto dell’allungamento della vita, ma non è in grado di adattarsi al fatto che diminuiscono le coorti di pensioni che entrano nel sistema», ha dichiarato il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Quindi, ha invitato la classe dirigente a spiegare agli italiani che «questo è un problema ed è immediato perché anche ammettendo che gli italiani riprendano a fare figli ci vorranno almeno 20 anni prima che inizino a versare contributi mentre gli immigrati versano subito». Il Sole 24 Ore spiega che il sistema previdenziale italiano si basa sul fatto che le pensioni attuali vengono pagate da chi lavora oggi, quindi se si riduce il numero dei contribuenti, non si può mantenere la situazione bilanciata. Inoltre, Boeri ha ricordato che, in base alle valutazioni del Fondo monetario internazionale, attualmente in Italia ci sono 2 pensioni ogni 3 lavoratori mentre tra vent’anni ci sarà un pensionato per un lavoratore. Tenendo conto che gli assegni oggi valgono «mediamente l’83% del reddito» incassato precedentemente dall’interessato, «si crea un fardello molto pesante che grava sui lavoratori». (agg. di Silvana Palazzo)



LO SCONTRO LEGA-INPS PARTE DA LONTANO…

Come spiega Dino Pesole (Sole 24 ore) intervenendo a Economia24 su Rai News 24 questo pomeriggio, il problema dei migranti regolari «resta un punto nodale, tra l’altro su cui Boeri non è la prima volta che insiste nel sottolineare». Salvini si è scagliato contro il Presidente dell’Inps chiedendo di voltare pagina sul nodo migranti anche legati ai problemi previdenziali, «ma il problema resta e va considerato quantomeno» conclude il giornalista economico. Esattamente un anno fa, dopo la stessa sottolineatura-allarme lanciato da Boeri, la Lega aveva si era scatenata spiegando come i dati proposti non fossero legati a dati di realtà. «Gli immigrati ci pagano le pensioni. Gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Servono più immigrati. Tito Boeri, presidente dell’Inps, vive su Marte», scriveva Salvini su Twitter il 20 luglio 2017, sostenuto anche da Calderoli che a Boeri lamentava «Il presidente dell’Inps ha detto una bugia, contraddetta dai numeri forniti dallo stesso Boeri incrociati con quelli forniti dall’Istat: se da una parte la percentuale di giovani immigrati che pagano regolari contributi previdenziali è salita al 35%, dall’altra la percentuale di nostri giovani che non hanno un lavoro è intorno al 40%, questo significa semplicemente che i giovani immigrati hanno tolto il lavoro ai giovani italiani che sono costretti ad andarsene all’estero in cerca di opportunità professionali». Insomma, la querelle di oggi non nasce proprio in queste ore ma parte decisamente da lontano.. (agg. di Niccolò Magnani)



SALVINI: “BOERI? MA BASTA!”

Matteo Salvini risponde a tono – e non è la prima volta sullo stesso problema già sorto mesi fa in maniera molto simile – al Presidente dell’Inps, con un messaggio su Twitter infuocato: «Secondo Boeri, presidente dell’Inps, la ‘riduzione dei flussi migratori’ è preoccupante, perché sono gli immigrati a pagare le pensioni degli italiani…..E la legge Fornero non si tocca. Ma basta!!!». Il leader della Lega aveva già pubblicamente contestato Tito Boeri un anno fa quanto nel report Inps del luglio 2017 aveva spiegato che il contributo dei migranti al nostro sistema pensionistico è “nettamente positivo”: «I nostri dati ci dicono che gli immigrati oggi in Italia hanno una speranza di vita più breve di quella utilizzata per definire ammontare e durata delle pensioni e questo significa che, anche nell’ambito del metodo contributivo, pagano molto di più di quanto ricevano tenendo conto di versamenti e prestazioni durante l’intero arco della vita», disse il Presidente Inps, suscitando la stessa reazione di oggi del vicepremier. (agg. di Niccolò Magnani)

BOERI, INPS: “RIDUZIONE DEGLI IMMIGRATI PROBLEMA SERISSIMO”

Riforma Pensioni 2018, il presidente dell’Inps Tito Boeri torna a parlare del tema immigrati e sul contributo importante che offrirebbero per i conti italiani. Ecco le sue parole riportate dal Corriere della Sera: “Gli scenari più preoccupanti per la spesa pensionistica prevedono una forte riduzione dei flussi migratori che è già in atto. Il sistema pensionistico non è in grado di adattarsi alla diminuzione dei contribuenti. Il problema è serissimo e dell’immediato. Volenti o nolenti l’immigrazione può darci un modo di gestire questa difficile transizione demografica. Avere immigrati regolari ci permette di avere flussi contributivi significativi”. Boeri è poi tornare sul taglio alle pensioni d’oro: “Ragionare sul fatto che queste aree di privilegio possano essere ridotte è meritorio, ma bisogna intervenire sopra un importo, noi parlavamo da 5 mila euro in su. Per alcune categorie come per i politici, che se le erano date da soli, c’erano delle deviazioni significative”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

SALVINI: SMONTEREMO LA FORNERO CON LA QUOTA 100

Matteo Salvini ha replicato alla Banca centrale europea, che ieri ha lanciato un allarme sui rischi che l’Italia intervenga sulla riforma delle pensioni. “La Bce dice che rischiamo a toccare la Legge Fornero? Lo dicono tutti da anni di non toccarla, Confindustria, Bce, Istat, lo abbiamo messo in programma e lo faremo, se ne faranno una ragione, la smonteremo ripartendo da quota 100”, ha detto il ministro dell’Interno intervenendo a Radio Capital. Quello del leader della Lega è un messaggio importante per quanti da tempo sperano che venga varata la Quota 100, anche se ancora non sono chiari tutti i dettagli di questo provvedimento, in particolare per quel che riguarda la possibilità che vi sia una parte di assegno ricalcolata con il sistema contributivo, che potrebbe portare a una riduzione quindi della futura pensione rispetto all’importo che si avrebbe se si andasse in pensione con l’attuale sistema.

DAI VITALIZI NESSUN TAGLIO ALLE PENSIONI NORMALI

L’annunciato intervento sui vitalizi degli ex parlamentari viene difeso da Vito Crimi, nonostante le critiche che sono arrivate nelle ultime ore. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio respinge in particolare al mittente le accuse di incostituzionalità del provvedimento, ricordando che “non si tratta di una legge dello Stato, è un provvedimento interno alle Camere. L’autonomia organizzativa degli organi costituzionali è sottratta alla giurisdizione ordinaria”. Crimi risponde poi a Ugo Sposetti, secondo cui il taglio dei vitalizi rappresenterebbe un precedente con cui andare poi a colpire le pensioni di tutti i normali cittadini. “Sono balle, terrorismo sociale. Non sarà questo governo a farlo né le delibere di Camera e Senato costituiscono un precedente: non sono legge”, osserva Crimi.

LA DIFESA DELLA LEGGE FORNERO

Non c’è solo la Bce a evidenziare i rischi di una riforma delle pensioni in Italia. Fiorella Kostoris, intervistata da Formiche.net, ha infatti spiegato di essere “assolutamente contraria a un intervento sulla Legge Fornero. Una buona legge, che nel momento più buio e difficile di questo Paese lo ha salvato”. Secondo l’economista, “se si riduce l’età pensionabile, per esempio a 62 anni, allora si riduce anche un beneficio pensionistico ad oggi molto basso e i pensionati starebbero ancora peggio”. Dal suo punto di vista, poi, “la spesa pensionistica in rapporto al Pil in Italia è tra le più alte al mondo e l’unico modo per abbassarla è questo: tenere alta l’età pensionabile. Il sistema previdenziale in Italia garantisce assegni pensionistici bassi ma costa tantissimo. L’aumento dell’età pensionabile stabilito dalla legge Fornero, però, assicura risparmi al sistema e benefici ai lavoratori che possono andare in pensione con assegni più sostanziosi”. (aggiornamento di Lorenzo Torrisi)

QUOTA 100 E QUOTA 41: ALLARME BCE SULL’ITALIA

Ancora il Governo Conte non ha varato provvedimenti di riforma delle pensioni, ma la Banca centrale europea è già in allarme. Nel bollettino economico diffuso oggi si legge infatti che “in alcuni paesi (ad esempio in Italia e in Spagna) il rischio che si compiano passi indietro rispetto alle riforme pensionistiche precedentemente adottate sembra elevato”. Secondo l’Eurotower un intervento che modificasse la Legge Fornero inserendo per esempio Quota 100 o Quota 41 sarebbe un rischio in quanto un Paese come il nostro che ha un debito pubblico alto dovrebbe mettere in cantiere “ulteriori sforzi di riforma volti a ridurre il previsto aumento della spesa connessa all’invecchiamento demografico”. Quindi l’esecutivo, secondo la Bce, dovrebbe sì mettere mano alla Legge Fornero, ma per rendere ancora più rigidi i criteri di accesso alla pensione in modo da non far aumentare troppo la spesa pubblica in futuro. (aggiornamento di Lorenzo Torrisi)

PENSIONI, I NODI DA SCIOGLIERE PER GOVERNO M5S-LEGA

La maggioranza deve trovare una quadra per modificare la riforma delle pensioni. Non c’è traccia al momento nella proposta del governo M5s-Lega di un blocco del prossimo adeguamento alla speranza di vita né alla revisione dei coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi. Quindi, dal prossimo anno resterebbe confermato lo slittamento dell’età pensionabile a 67 anni, salvo le poche categorie di lavoratori che sono esentati in virtù dell’ultimo intervento nella legge di Bilancio, e la riduzione della quota C della pensione, cioè la parte contributiva, legata all’età di pensionamento del lavoratore. Invece è arrivata la delibera sul taglio dei vitalizi degli ex parlamentari, mentre in parallelo si continua a lavorare a quello delle pensioni d’oro per arrivare all’aumento delle pensioni minime. Sono dunque tanti gli aspetti ancora da chiarire, come evidenziato da Pensioni Oggi, mentre per Quota 100 e 41 c’è già un’idea nel governo su come procedere.

RIFORMA PENSIONI, QUOTA 100 E 41 IN DUE STEP: IL PIANO

La riforma delle pensioni del governo M5s-Lega potrebbe concretizzarsi in due step. Dal prossimo anno potrebbe decollare Quota 100, mentre quella 41 potrebbe essere rinviata più avanti. Stando a quanto riportato da Pensioni Oggi, fonti vicine a Palazzo Chigi hanno confermato che il pacchetto di misure sulla flessibilità in uscita sarebbe troppo incerto per inserirlo interamente all’interno della legge di Bilancio per l’anno prossimo. L’esecutivo è pronto anche ad una proroga dell’opzione donna oltre il 2015 forse già in occasione del varo della legge di Bilancio per il 2019. Bisognerà stabilire se resteranno in vigore gli attuali requisiti o se ne saranno fissati altri superiori. In ogni caso la proroga avverrà sulla base delle risorse avanzate rispetto allo stanziamento della legge di Bilancio per il 2016. Difficile, dunque, che il canale di pensionamento delle donne venga stabilizzato. Incerto anche il destino dell’Ape sociale che la Lega vorrebbe abolire ma danneggiando così le categorie sociali più deboli come disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose.