LE PENALIZZAZIONI DI QUOTA 100

Davide Baruffi ha fatto parte della commissione Lavoro della Camera e quindi non nasconde di essere favorevole a Quota 100 e Quota 41. Tuttavia, sulla sua pagina Facebook, mette in guardia su un punto: “Se per realizzarle si abbandona l’Ape sociale (come leggo), si penalizzano sia le categorie più in difficoltà (chi ha perso il lavoro, chi assiste disabili gravi, chi ha svolto i lavori più gravosi, ecc.), sia le donne (si cancella il riconoscimento della maternità). Sarebbero due passi indietro gravi e paradossali”. Secondo l’ex deputato dem, bisognerebbe portare avanti una riforma delle pensioni che preveda un’età pensionabile differenziata a seconda del lavoro svolto, oltre che una valorizzazione dei lavori di cura svolti principalmente dalle donne. Per Baruffi, inoltre, Lega e Movimento 5 Stelle sembrano dimenticarsi degli esodati rimasti senza salvaguardia, oltre che delle future pensioni dei giovani.



ROSSI: SUBITO QUOTA 100

Enrico Rossi ha già mandato un messaggio al Governo Conte: “Lo sfidiamo sulle pensioni a fare subito quota 100, a introdurre opzione donna, a istituire il reddito minimo, a finanziare sanità e scuola, a reintrodurre l’art 18, a fare investimenti per il territorio”, ha scritto il Presidente della Regione Toscana sulla sua pagina Facebook. Intervenuto a Rainews24, ha aggiunto che “occorre rivedere la legge Fornero,  sfidare il governo su questo. In Italia i lavoratori stanno facendo il conto su quota cento, 67 anni è l’età più alta in Europa”. Secondo quanto riporta Adnkronos, Rossi ha anche fatto capire che le risorse per questo tipo di intervento ci sono, visto che “Renzi manovrava ogni anno 30  miliardi, di cui 20 andavano alle imprese come fondi a perdere”. Dal suo punto di vista, dunque, i 20 miliardi che Tito Boeri ritiene necessari per un intervento sulla Legge Fornero si possono trovare.



BENTIVOGLI (CISL): “NO ESATTA CORRELAZIONE TRA USCITA E INGRESSO GIOVANI”

Secondo una delle figure maggiormente emergente nel nuovo mondo sindacale sempre più slegato ai “monoliti” del passato (cioè dove si era totalmente separati dalla realtà dei cambiamenti sul lavoro), Marco Bentivogli, non si può continuare a sostenere come molti che l’uscita dei tanti pensionati significa allora esatto numero di ingressi dei giovani nel mondo del lavoro. In una lunga e interessante intervista rilasciata a Linkiesta, il leader della Fim Cisl ha spiegato come Salvini e Di Maio sbaglino di netto quando sostengono che la Quota 100 sia un superamento della Fornero nel risolvere i problemi di uscita e occupazione giovanile. «Mi spiace deluderli entrambi ma la correlazione tra l’uscita dei pensionati e l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro semplicemente non è diretta e, quando accade, è molto limitata: più o meno, entra un giovane ogni tre pensionati che escono. Se queste sono le aspettative, il risultato della riforma alla legge Fornero sarà molto deludente. E lo dice uno che la legge Fornero la correggerebbe…». La “ricetta” di Bentivogli invece passerebbe dal tenere in considerazione la dipendenza dalla gravosità del lavoro: «Quota 100 replica la stessa ingiustizia della Legge Fornero, quella secondo cui l’età pensionabile non deve dipendere dalla gravosità del lavoro. Ci sono professioni in cui non c’è nessun problema ad arrivare a 67 anni. Per altri, che fanno lavori usuranti, è ridicolo». (agg. di Niccolò Magnani)



BRAMBILLA SPIEGA QUOTA 100 E QUOTA 41,5

Alberto Brambilla potrebbe assistere Luigi Di Maio nel mettere a punto la riforma delle pensioni del Governo Conte. Intervistato da Repubblica, l’ex sottosegretario al Welfare ha chiarito le ragioni per cui Tito Boeri ritiene che occorrano 20 miliardi l’anno per varare Quota 100 e Quota 41, mentre nel contratto di Governo si parla di 5 miliardi: “Perché non si conosce la proposta. L’idea è di mandare in pensione chi ha almeno 64 anni con 36 di contributi. Oppure 41 anni e mezzo di contributi, a prescindere dall’età e non più di 2-3 anni di contributi figurativi, per escludere chi è stato in cassa integrazione per 10 anni, ad esempio”, ha detto Brambilla, spiegando anche che grazie ai fondi esuberi delle diverse categorie si potrebbe arrivare a pensionamenti anticipati senza costi per lo Stato. Inoltre, ha ricordato che l’Ape social costa 1,5 miliardi all’anno sui conti pubblici. Ed è molto discrezionale, per questo verrà abolita, mentre l’Ape volontaria rimarrebbe in vigore.

IL RISCHIO DI QUOTA 100

Ospite di Omnibus, la trasmissione in onda su La7, Alessandro De Nicola ha voluto mettere in guardia gli italiani da quanto Lega e Movimento 5 Stelle stanno annunciando in tema di riforma delle pensioni e dei vitalizi parlamentari. Infatti se si propone di mettere fine a un privilegio dei politici, con il ricalcolo contributivo dei loro assegni, non si può trascurare che se tale meccanismo venisse utilizzato anche per la Quota 100 ci si ritroverebbe con una “pensione bassina”. Per farsi meglio capire, il Presidente dell’Adam Smith Society ha spiegato che se un italiano avrà la possibilità di andare in pensione a 65 anni con 35 di contributi, farà meglio a fare bene i suoi conti, perché il sistema contributivo pieno potrebbe fargli incassare un assegno di importo modesto rispetto allo stipendio che ha percepito durante la vita lavorativa.

I DUBBI SU APE SOCIAL E OPZIONE DONNA

Orietta Armiliato non nasconde un po’ di preoccupazione rispetto alle ipotesi di riforma delle pensioni che stanno circolando in questi giorni, in particolare per la cancellazione dell’Ape social e la proroga di Opzione donna con un incremento del requisito contributivo richiesto di uno o due anni: arriverebbe così a 37 anni di contributi. “L’On. Di Maio, novello Superministro del SuperMinistero del Lavoro e dello Sviluppo Economico, ha conoscenza delle problematiche che le donne hanno rispetto al raggiungimento dei requisiti, specie quelli contributivi, necessari a giungere alla quiescenza? Ha idea il Ministro dei buchi contributivi che si creano per le lavoratrici a causa della discontinuità lavorativa cui, da sempre, sono soggette? E dunque…per aiutarle, così come faticosamente si era arrivati ad incominciare a fare con le scorse legislature, che cosa fa? Per una possibile misura ne alza il requisito, così tout court?”, si chiede Armiliato sulla pagina Facebook del Comitato Opziona donna social.

BOERI (INPS): “COLLABORIAMO, MA GOVERNO SIA PRECISO”

«Il Governo sia preciso a riguardo di annunci e novità»: Tito Boeri, presidente dell’Inps, ha voluto ricordare in una intervista a Sky Tg24 l’importanza della “precisione” sul fronte pensioni e riforma Quota 100 in questi giorni avanzata dal neonato Governo Lega-M5s per provare a superare la Legge Fornero. «Siamo pronti a collaborarea mettere in atto le decisioni che verranno prese. L’unica cosa che chiedo è che gli annunci siano precisi». Ma come giustamente riporta il n.1 dell’Inps, «se si parla di quota 100, vuol dire che un lavoratore che ha 60 anni di cui 40 di contributi potrà andare in pensione, stiamo creando questa aspettativa. Se invece si vuole porre una condizione anagrafica di 64 anni, questo è diverso, ed è bene essere chiari perché le famiglie si fanno delle aspettative». È interessante anche il numero ricavato dallo studio statistico dello stesso Ente previdenziale italiano in merito alle pensioni liquidate prima del 1980 che sono pagate da oltre 38 anni con un vantaggio assai decisivo rispetto ai contribuiti versati da quei lavoratori: «406.942 le pensioniliquidate prima del 1980 e che sono quindi pagate da oltre 38 anni con un vantaggio significativo» rispetto ai reali contributi, mentre sono 1,7 milioni gli assegni pensionistici che durano da almeno 30 anni. (agg. di Niccolò Magnani)

QUOTA 100, DAMIANO AVVERTE DI MAIO

Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, ha voluto esprimere la sua opinione sulla prossima riforma delle pensioni. Luigi Di Maio si appresta infatti a intervenire su Quota 100, Opzione Donna, sui 41 anni di contributi e sulla cancellazione dell’Ape. L’esponente del Partito democratico ha spiegato che la sperimentazione su Opzione Donna andrebbe proseguita, quindi condivide la possibile linea governativa. «Condivido: volevamo farlo anche noi. Bisogna solo trovare le risorse» ha dichiarato come riportato da AdnKronos. A proposito di Quota 100: «Se fosse vero che parte da 64 anni di età, questa scelta rappresenterebbe una penalizzazione per chi svolge attività gravose perché questi lavoratori possono andare in pensione a 63 anni con Quota 99 (63 più 36 di contributi)». Non solo, come spiega Damiano: «Per chi è disoccupato o ha un familiare disabile a carico, i contributi scendono a 30 anni (Quota 93). Per le donne, poi, c’è uno sconto ulteriore di un anno per ogni figlio (massimo 2 anni), che porta i contributi necessari a 28 anni (Quota 91)». (agg. di Silvana Palazzo)

REQUISITI DI ETÀ E CONTRIBUTI

L’obiettivo di Luigi Di Maio, ormai, è definito e avrebbe il via libera anche dall’alleato di Governo Salvini: ma quali sarebbero i nuovi requisiti di contributi ed età che entrerebbero nella cosiddetta “Quota 100” per poter superare definitivamente la Legge Fornero? Secondo le prime stime dell’Inps e secondo soprattutto il contratto di Governo siglato tra Lega e M5s, l’ipotesi di riforma pensionistica vedrebbe con 64 anni di età almeno 36 anni di contributi, con 65 sarebbero 35 gli anni contributivi e ai 66anni i pensionati potranno diventare tali con 34 anni di contributi, se non viene introdotto il requisito minimo di 35 anni di contributi. Inutile dire quanti potrebbero essere i problemi dietro a tale progetto di riforma, come evidenziano i principali network economici e previdenziali italiani: un progetto tutto da limare, ovviamente e che dovrà vedere al lavoro per mesi le squadre del Ministero del Lavoro diretto proprio da Luigi Di Maio. Ovviamente rispetto agli attuali requisiti di accesso alla pensione anticipata – almeno 43 anni di contributi – si tratta di una drastica riduzione dei requisiti e un accesso alla pensione anticipata che diventa più raggiungibile per molti italiani. Ma a quale prezzo? (agg. di Niccolò Magnani)

IL PROBLEMA SUL DEBITO

Uno dei più complicati problemi della Quota 100, come nota il Sole 24 ore questa mattina, è ovviamente il nodo “coperture” economiche ma non solamente: nei rischi di mancata sostenibilità sulla proposta con la quale il Governo Conte vorrà superare la Legge Fornero, il sistema previdenziale italiano potrebbe avere diversi problemi anche nell’accostarsi alla questione del debito pubblico. «Un intervento per ripristinare i pensionamenti di anzianità potrebbe avere ricadute anche sull’andamento del nostro debito». Secondo il quotidiano economi nell’ultimo Def “tendenziale” targato Gentiloni-Padoan si evidenzia che senza tutte le leggi pensionistiche varate da 14 anni a questa parte, dunque anche legge Fornero compresa, «il debito pubblico avrebbe raggiunto un livello pari al 150% del Pil nel breve periodo, per schizzare al 200% negli anni in cui si pensioneranno i baby boomers, tra il 2030 e il 2040». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PERPLESSITÀ PER DI MAIO

Il Governo Conte sembra voler cominciare a mettere in atto interventi al più presto, anche sul fronte della riforma delle pensioni. Luigi Di Maio, che oltre a essere vicepremier è anche ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, avrà la responsabilità diretta su questo tema e ha già fatto sapere ieri, con una diretta Facebook, che l’intenzione dell’esecutivo è di superare la Legge Fornero attraverso la Quota 100. Il leader del Movimento 5 Stelle ha anche parlato di modificare il Jobs Act e Susanna Camusso, interpellata a margine del Festival dell’Economia di Trento, ha già fatto sapere che dal suo punto di vista “non bastano i titoli”. Pertanto bisognerà capire cosa c’è realmente dietro alle affermazioni del neoministro.

Del resto da più parti sono state sollevate obiezioni e perplessità sul piano di riforma delle pensioni comune a Lega e Movimento 5 Stelle. Sia nel corso della campagna elettorale che al momento della presentazione del contratto di Governo, al cui interno è infatti contenuta la volontà di superare la Legge Fornero e di introdurre Quota 41 e Quota 100, oltre che la proroga di Opzione donna. Nel contratto, tra l’altro, non viene spiegato come verranno reperite le risorse necessarie per questi interventi ed è già stato fatto notare che l’unico dato in questo senso (5 miliardi di euro) appare insufficiente e non è nemmeno specificato se si riferisca alle risorse da stanziare ogni anno o “una tantum”. Tra l’altro non si sa nemmeno se Quota 100 preveda una soglia minima di età per garantire l’accesso alla pensione. Insomma, Luigi Di Maio dovrà presto fornire più dettagli sugli interventi che intende porre in atto.