QUOTA 100, RISCHIO DI PENALIZZAZIONE DEL 20%
Su Quota 100 continua a esserci una certa confusione. E anche Giovanni Centrella chiede al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, “di chiarire quanto prima l’interpretazione che il suo dicastero darà” a questa misura, indicata come la principale per superare la riforma delle pensioni targata Fornero. In particolare, secondo il segretario generale del Selp – Sindacato europeo lavoratori e pensionati, occorre innanzitutto “affermare con maggiore chiarezza quali saranno i paletti per raggiungere la ‘quota100’ come totale di età e contributi necessari per andare a riposo, perché un conto è sommare, ad esempio, 60 anni di età e 40 di contribuzioni, altro è fissare un’età minima di 64 con 36 di contributi”. Il sindacalista evidenzia poi che se Quota 100 prevedesse un ricalcolo contributivo dell’assegno i pensionati rischierebbero di avere un assegno decurtato del 20%. “Quindi, chi vorrà uscire con 65+35 dovrà farsi bene i conti, perché l’assegno pensionistico sarà molto più basso dello stipendio”, aggiunge.
SALVINI: SMONTEREMO LA LEGE FORNERO PEZZO PER PEZZO
Il fatto che Giuseppe Conte nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Senato e alla Camera non abbia menzionato la riforma delle pensioni non era passato inosservato. Tuttavia Matteo Salvini, intervenendo ai microfoni di Radio anch’io, ha spiegato che ciò è stato determinato dal fatto che “c’è un contratto di governo di 40 pagine”. Pertanto, se il Premier avesse dovuto snocciolare tutti gli interventi che sono previsti al suo interno, “sarebbe ancora in Senato adesso”. Il leader della Lega ha quindi ribadito che intende abrogare la Legge Fornero. “L’impegno è sacro, la smonteremo pezzetto per pezzetto”. Ovviamente ha evidenziato che essendo l’attività del Governo di cui fa parte appena iniziata questa attività di “smontaggio” deve ancora essere avviata. “Siamo al governo da 5 giorni…”, ha fatto notare il ministro dell’Interno.
QUOTA 100, GLI ERRORI DA EVITARE SECONDO DAMIANO
Secondo Cesare Damiano, la riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100, così come proposta da Alberto Brambilla, probabilmente a nome dell’esecutivo di Giuseppe Conte, presenta un problema. “La proposta, partendo dai 64 anni, può essere insufficiente a risolvere i problemi di coloro che rientrano ancora nella categoria dei cosiddetti esodati: non a caso la nostra indicazione è quella di fare la nona e definitiva salvaguardia”. L’ex ministro del Lavoro è poi convinto che sarebbe un errore abrogare l’Ape social, “anche perché le 15 categorie di lavori gravosi verrebbero penalizzate”. Dal suo punto di vista, quindi, “Quota 100 e Ape, sociale e volontaria, vanno integrate: in caso contrario c’è il rischio di fare un passo avanti con Quota 100, che condivido, e uno indietro con l’abolizione dell’Ape sociale”.
QUOTA 100, PER BOCCIA HA SENSO NEL PUBBLICO
Anche in Parlamento si parla di Quota 100. Secondo quanto riporta Repubblica, Stefano Fassina, deputato di LeU, evidenzia che “verrebbero penalizzate le 15 categorie che oggi grazie all’Ape sociale possono andare in pensione a 63 anni, non 64 come si propone. Le donne anche prima perché hanno uno sconto ad hoc. Un pezzo di esodati poi rimane fuori, perché non ha i 64 anni e i 36 di contributi”. Per Francesco Boccia, deputato del Pd, Quota 100 avrebbe senso nel settore pubblico e potrebbe aiutare un turnover importante, anche se “con i paletti di cui leggo questa quota nasce ad ostacoli”. Il suo collega di partito, il senatore Tommaso Nannicini, che ha lavorato alla messa a punto dell’Ape, “anziché favorire, come abbiamo fatto noi, i lavoratori più bisognosi, si liscia il pelo all’elettorale leghista: più uomini che donne, più Nord che Sud”.
QUOTA 100, LA POSIZIONE DEI SINDACATI
Continua a far discutere la Quota 100 che il Governo Conte dovrebbe varare per superare la Legge Fornero. Repubblica riporta le dichiarazioni di Ignazio Ganga, Segretario confederale della Cisl, secondo cui sarebbe meglio che ci fosse un’età minima di 63 anni e non di 64, evitando altresì interventi con decreti legge, ma prediligendo il dialogo con le parti sociali. Per Roberto Ghiselli, Segretario confederale Cgil, “i paletti di ‘quota 100’ e ‘quota 41 e mezzo’, così come leggiamo sui giornali, potrebbero sgonfiare la portata dell’intervento”, con il rischio di “penalizzare quanti hanno più di 2 o 3 anni di contributi figurativi, perché sono stati a lungo malati o disoccupati”. Anche per Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil, sarebbe meglio che l’età pensionabile minima richiesta fosse di 63 anni, in linea con quella indicata nell’Ape.
QUOTA 100 NON C’È NEL DISCORSO DI CONTE
Giuseppe Conte ha tenuto il suo discorso al Senato per chiedere la fiducia. Un lungo discorso in cui ha affrontato diversi temi, ricordando come la base dell’operato del suo esecutivo sarà il contratto messo a punto da Lega e Movimento 5 Stelle. Il Premier non ha affrontato il tema della riforma delle pensioni scendendo nei dettagli relativi a Quota 100 di cui tanto si discute in questi giorni. Tuttavia non ha mancato di segnalare la necessità di interventi per sostenere i pensionati, specie quelli che con i loro assegni si trovano in una situazione di indigenza. Motivo per cui si prevede il varo della pensione di cittadinanza. Conte ha anche ribadito l’intenzione di tagliare le pensioni d’oro sopra i 5.000 euro non corrispondenti ai contributi versati. Una misura che diversi esperti giudicano di difficile realizzazione o di risultato quantitativo piuttosto limitato sul piano delle risorse che vi si potrebbero ricavare.
ESODATI, NUOVO APPELLO A CONTE PER LA NONA SALVAGUARDIA
Giuseppe Conte ha dato appuntamento agli italiani per seguire il discorso che farà alla Camere per ottenere la fiducia. “Al lavoro fino a tarda sera sul discorso alle Camere. Domani sarà un giorno importante in cui il Parlamento sarà chiamato a dare la fiducia al governo del cambiamento. Potrete seguire la diretta streaming qui sulla mia pagina Facebook. A domani!”, ha scritto il Premier sul suo profilo Facebook. Elide Alboni, amministratrice del Comitato esodati licenziati e cessati, ha commentato il post ricordando a Conte il problema dei circa 6.000 esodati ancora privi di una salvaguardia. “Gent.mo Presidente abbia a cuore e come priorità quelle 6mila anime che vagano da 6 anni in un Esodo vergognoso per uno Stato Democratico. Chiedono, con le risorse già disponibili da precedente salvaguardia, la chiusura equa e costituzionale del loro calvario: sono gli ultimi esodati antefornero”, ha scritto Alboni in questo nuovo appello per la nona salvaguardia degli esodati.
LE RICHIESTE DI CGIL E UIL PER IL GOVERNO CONTE
Il Governo Conte intende mettere in agenda anche una riforma delle pensioni, come ha ribadito il ministro del Lavoro Di Maio. Secondo Ivan Pedretti, però, su questo tema “bisogna assolutamente evitare di fare pasticci. Non servono proclami ma serve serietà. Al nuovo governo dico che se vogliono fare le cose per bene che ripartano dal confronto con i sindacati”. Sul suo profilo Facebook, il Segretario generale dello Spi-Cgil segnala che “ci sono tante questioni da affrontare: quota 100 e quota 41 sono solo alcune di queste. Bisogna intervenire sull’aspettativa di vita, sul riconoscimento del lavoro di cura delle donne, sulla pensione di garanzia per i giovani e sulla tutela del potere d’acquisto dei pensionati. Così come bisogna diversificare gli interventi a seconda dei lavori che non sono tutti uguali e separare l’assistenza dalla previdenza”. Tuttavia evidenzia anche che “non serve inventarsi niente perché le proposte sono già tutte sul tavolo”.
Anche Domenico Proietti interviene sulle proposte del Governo in tema di riforma delle pensioni, segnalando che la Uil “trova opportuno l’intendimento” di affrontare subito il capitolo della previdenza. Dal suo punto di vista occorre completare la modifica della Legge Fornero con “l’estensione della flessibilità di accesso al pensionamento per tutti i lavoratori intorno a 63 anni, utilizzando un mix di interventi utili per raggiungere questo obiettivo”. Per il Segretario confederale della Uil bisogna poi pensare alle future pensioni dei giovani e alla valorizzazione del “lavoro di cura delle donne ai fini contributivi, eliminando tutte le penalizzazioni che continuano a gravare maggiormente su di loro”.