QUOTA 41 SLITTA AL 2020?

Secondo quanto scrive il sito del Secolo d’Italia, il Governo sarebbe al lavoro per una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100 e Quota 41. Nel primo caso, è prevalente l’ipotesi di fissare un’età anagrafica minima di accesso alla pensione, che dovrebbe essere di tre anni inferiore a quella che sarà in vigore nel 2019, quando si prevede che la misura sarà attiva. Di fatto, quindi, si potrebbe andare in quiescenza a 64 anni, se si hanno però almeno 36 anni di contributi versati. Se invece non si vogliono vincoli di età anagrafica, bisognerà attendere il varo di Quota 41, che dovrebbe garantire l’accesso alla pensione dopo 41 anni di anzianità contributiva. Tuttavia sembra che bisognerà attendere il 2020 per poter usufruire di questo provvedimento. L’esecutivo starebbe poi pensando alla proroga di Opzione donna.



BOERI TORNA SU QUOTA 100 E QUOTA 41

Tito Boeri è finito sotto attacco, ma non intende né dimettersi, né rimangiarsi le sue valutazioni. Come quelle sulle proposte di riforma delle pensioni. “Quota 100? Costa fino a 20 miliardi l’anno, a seconda del requisito anagrafico. Dove li trovano?”. “In pensione dopo 41 anni di contributi? Significa 750 mila pensionati in più. Ma lo sanno che ogni abbassamento dell’età pensionabile riduce l’occupazione, perché il lavoro costa di più? Chi pagherà le pensioni ai giovani?”. Sono queste le parole del Presidente dell’Inps che vengono riportate oggi da Repubblica. Quanto alla proposta di tagliare le pensioni d’oro, Boeri ritiene che sia “legittimo un intervento sopra una certa soglia, purché si applichino i coefficienti di trasformazione alle pensioni retributive che la superano e si smetta di parlare di pensioni d’oro, d’argento o di bronzo”.



PROIETTI: QUOTA 100 A 64 ANNI PEGGIO DELL’APE

Secondo Domenico Proietti, le proposte che Lega e M5s hanno avanzato in tema di riforma delle pensiono non sono coerenti con l’impegno preso con gli elettori di smontare la Legge Fornero. Il Segretario confederale della Uil, in un’intervista a pensionipertutti.it, ha fatto notare, per esempio, che “Quota 100 a 64 anni peggiora quello che il sindacato è riuscito ad ottenere con l’Ape sociale a 63 anni per quindici settori di lavori gravosi. La Uil pensa che bisogna mandare in pensione tutti a 63 anni come avviene in tutta Europa. Il governo convochi i sindacati per discutere di questi temi”. Proietti ha anche ricordato la richiesta del suo sindacato “al Governo e al Parlamento di continuare a cambiare la legge Fornero nella direzione dell’equità e della giustizia”, tenendo conto che la spesa pensionistica nel nostro Paese è pari all’11% del Pil, un livello più basso di quello che si registra in Francia e Germania.



ADUC: M5S FARÀ MACELLERIA SOCIALE

L’Aduc non ha dubbi sul fatto che le proposte del Movimento 5 Stelle su vitalizi e pensioni d’oro avranno conseguenze negative per gli italiani. “È per giustizia ed equità che sono stati tagliati i vitalizi, sostengono in molti. Un principio, dunque. Se così è, il principio vale per tutti, cioè per tutti i pensionati che sono andati in pensione con il metodo retributivo, come i parlamentari”, scrive in una nota Primo Mastrantoni, Segretario nazionale dell’Aduc. Il quale ricorda che ben il 96% delle pensioni erogate sono calcolate con il metodo retributivo. “Si vuole mettere mano al 96% delle pensioni? Il ministro Luigi Di Maio (M5S) propone interventi sulle ‘pensioni d’oro’ dalle quali, però, si ricava ben poco, rispetto alle esigenze di cassa. Si passerà, quindi, a pensioni inferiori, laddove c’è la stragrande maggioranza degli importi. Si farà macelleria sociale”, è la conclusione di Mastrantoni.

LA CRITICA DI DAMIANO A BOERI E DI MAIO

Cesare Damiano lancia un nuovo allarme: “Di Maio ha già annunciato che lo schema di ricalcolo contributivo pregresso verrà adottato per le pensioni d’oro. In questo modo, si introduce nel sistema previdenziale un precedente inedito che apre la strada a un ricalcolo generalizzato delle pensioni”. L’ex ministro del Lavoro mette quindi in guardia gli italiani, che invece di una riforma delle pensioni con il superamento della Legge Fornero rischiano di trovarsi con assegni decurtati, anche se ex operai e impiegati. “Del resto, si tratta della tesi sostenuta dal Presidente dell’Inps, che ha messo ripetutamente sul banco degli accusati non le pensioni più alte, ma chi è andato in pensione con il calcolo retributivo o utilizzando i contributi figurativi”, aggiunge Damiano, sostenendo che sarebbe molto meglio varare un contributo di solidarietà.

PARTITO PENSIONATI: NO A CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ

Il Partito Pensionati si schiera contro l’ipotesi di un contributo di solidarietà che possa colpire, anche se con un’aliquota dello 0,35%, una vasta platea di italiani. “Evidentemente, qualcuno ha scambiato i Pensionati per un ‘bancomat’”, dice, secondo quanto riporta Agenpress.it, il Segretario nazionale Carlo Fatuzzo. Che non può fare a meno di rilevare che la campagna elettorale “è stata praticamente incentrata, sulla cancellazione della legge Fornero  ed ora, non solo  questo provvedimento sembra non essere più in evidenza, ma si giunge ad ipotizzare un ‘contributo di solidarietà’ che riguarderebbe largamente, le tasche dei pensionati”. “Il Partito Pensionati si chiede il perché debbano essere sempre i pensionati a pagare, sempre e comunque, mentre  i vari Governi che si sono succeduti  nel tempo,  avrebbero fatto bene a ricordarsi di loro e dei loro bisogni.  La pensione è una retribuzione differita e questi provvedimenti  minano la fiducia dei lavoratori verso lo  Stato”, aggiunge Faruzzo.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI IGNAZIO GANGA (CISL)

La Corte dei Conti, pur riconoscendo il forte impatto della Legge Fornero, ha evidenziato come di fatto sia rischioso varare una riforma delle pensioni che aumenti la spesa previdenziale in Italia. Tuttavia per Ignazio Ganga, “la sostenibilià finanziaria del sistema previdenziale, richiamata dal rapporto 2018 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica, non può ridursi a una curva matematica, ma deve essere riconnessa alla sostenibilità sociale”. Il ragionamento del Segretario Confederale della Cisl è molto semplice e richiama all’importanza di vedere le persone oltre ai numeri. Dal suo punto di vista, quindi, “gli spazi per correggere la legge Fornero sulle pensioni e anche il sistema previdenziale nel suo complesso laddove non si dimostri socialmente adeguato non sono esauriti”, come invece ha messo nero su bianco la Corte dei Conti nel suo rapporto.

Il sindacalista ha quindi richiamato l’importanza di separare previdenza e assistenza, anche “per consentire comparazioni più corrette a livello internazionale. A questo proposito auspichiamo che la Commissione di studio prevista su questo tema dall’ultima legge di bilancio venga convocata al più presto”. Ganga, ricordando come il tema delle pensioni sia legato a quelli del lavoro, dello sviluppo economico, della famiglia e della natalità, ha chiesto al Governo Conte di convocare le parti sociali, così da riaprire il confronto sulla previdenza e valutare gli interventi da fare tenendo insieme tutti questi aspetti. Un nuovo appello, quindi, dei sindacati all’esecutivo: vedremo se cadrà o meno nel vuoto.