QUOTA 100 PUÒ CREARE PROBLEMI A CHI HA 42 ANNI DI SERVIZIO?
Quota 100 può creare problemi a chi, in base alle regole già vigenti, potrebbe andare in pensione a 62 anni con 42 anni di servizio? La domanda è stata posta da una docente, giustamente preoccupata visto che con Quota 100 e il paletto anagrafico a 64 anni rischierebbe di dover attendere altri due anni prima della pensione, al sito investireoggi.it. “La pensione di vecchiaia e la pensione anticipata, così come la Rita e la quota 41 dei lavoratori precoci, sono delle misure strutturali e non sperimentali e non possono, quindi, essere eliminate troppo facilmente”, si legge nella risposta fornita, che cerca di tranquillizzare l’insegnante sul fatto che quando si parla di Quota 100 “si parla di un’alternativa che il governo offre ai cittadini per poter uscire dal mondo del lavoro prima” e che “nessuno fino ad ora ha parlato di un’abolizione delle pensioni strutturali in corso”.
PENSIONI D’ORO PRONTE A RIAVVICINARE BOERI E DI MAIO
“Dopo la Camera ora tocca al Senato. E poi toccherà alle pensioni d’oro. Basta privilegi”. Lo ha scritto Luigi Di Maio sulla sua pagina Facebook. E proprio l’annunciato provvedimento sugli assegni di importo più elevato potrebbe “riavvicinare” il ministro del Lavoro a Tito Boeri. Secondo quanto scrive Il Manifesto, infatti, il progetto del Presidente dell’Inps “Non per cassa ma per equità”, presentato quasi tre anni fa, potrebbe essere un ottimo punto di partenza per il taglio delle pensioni d’oro annunciato dal leader pentastellato. Tuttavia se le “frizioni” dovessero proseguire, non è da escludere che il Movimento 5 Stelle possa pensare a sostituire Boeri. Non tanto con Alberto Brambilla, che ha messo a punto il programma previdenziale della Lega, quanto con Pasquale Tridico, che sarebbe dovuto essere il ministro del Lavoro in un ipotetico esecutivo guidato da Luigi Di Maio.
ANIEF: IL GOVERNO VARI QUOTA 100 SENZA PALETTI
Varare Quota 100 senza vincoli o paletti particolari. È quanto chiede l’Anief, il cui Presidente nazionale, Marcello Pacifico, si chiede perché l’Inps si opponga al “volere del governo di cancellare la riforma Fornero, come chiedono da sette anni il 99% dei cittadini italiani”. Dato che l’Istituto guidato da Tito Boeri ha diffuso delle stime sui costi di Quota 100, variabili a seconda delle varie ipotesi su requisiti e metodo di calcolo dell’assegno tra i 4 e i 14 miliardi di euro l’anno, Pacifico segnala che “piuttosto che creare allarmismo e realizzare proiezioni tutte da verificare, l’Inps dovrebbe spendersi per tutelare le posizioni di chi ha lavorato una vita e ora chiede solo di vedere esaudito un suo diritto. L’Istituto non può solo pensare di gestire i loro soldi rimandando a oltranza la loro uscita dal lavoro”.
L’INCONTRO MIUR E INPS CON I SINDACATI
Il Miur e l’Inps hanno incontrato oggi i sindacati della scuola, cui hanno spiegato che i lavoratori del settore che hanno diritto a pensione già certificato con esito positivo sono più di 36.700, tra cui 17.000 con pensione già liquidata con pagamento all’1 settembre 2018. Secondo quanto riporta tecnicadellascuola.it, Miur e Inps hanno spiegato anche che lavoreranno sui singoli casi in cui c’è stata una risposta negativa alla domanda di pensionamento. Le organizzazioni sindacali lamentavano infatti un conteggio dell’anzianità contributiva penalizzante che rischiava di far venire meno i requisiti minimi per l’accesso alla quiescenza. Attualmente, secondo quanto comunicato, i casi di richiesta di pensionamento respinta per mancanza di requisiti sono meno di 4.600, pari a circa il 10% del totale. Con una nota diffusa oggi dal Miur è stata anche autorizzata la domanda cartacea di dimissioni dal servizio entro il 31 agosto 2018, per andare in pensione dal 1° settembre seguente per quanti hanno diritto all’Ape volontaria e sono in possesso della relativa certificazione Inps.
OPZIONE DONNA, CONTINUA LA LOTTA PER LA PROROGA
Il Movimento Opzione donna continua a lottare perché venga prorogata la misura che consente un accesso anticipato alla pensione per le italiane, contraddistinto però da un ricalcolo dell’assegno pensionistico mediante il metodo contributivo pieno. L’impegno per un provvedimento in questa direzione è stato inserito nel contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. Tuttavia l’ultima campagna social del Movimento Opzione donna è rivolta proprio contro l’esecutivo. Le iscritte e le simpatizzante vengono infatti invitate a twittare e ritwittare un post che recita: “Anno 2018 aumento spesa pubblica del 4% per spese militari! 25 mld destinati alle armi. Quando le risorse saranno destinate prima alla salute, al lavoro ed alla pensione degli italiani, allora sorgerà l’alba del ‘Governo del cambiamento’”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI STEFANO PATRIARCA
Dalle pagine di Repubblica, Stefano Patriarca evidenzia che il taglio delle pensioni d’oro che il Movimento 5 Stelle sta mettendo a punto si basa sull’idea di colpire quegli assegni con un importo non in linea con i contributi versati. “Ma tale squilibrio non nasce dalla presenza di ‘profittatori’ individuali, bensì dalle regole basilari e universali del nostro sistema fondato per tutti e per decenni sul calcolo dell’assegno in base alle ultime retribuzioni indipendentemente dall’età di pensionamento. Lo squilibrio nelle pensioni di tutti coloro che sono nel retributivo, comprese quelle d’oro, ha la genesi nella bassa età per l’accesso alla quiescenza”, scrive l’ex consigliere economico di palazzo Chigi. Il quale evidenzia anche come l’ipotesi di introdurre Quota 100 e Quota 41 rappresenti di fatto un aumento delle pensioni d’oro.
“Lo stop alla legge Fornero altro non è (con quota 100 e 41 anni di contributi) che il rilancio in grande stile dei pensionamenti molto anticipati rispetto all’età di vecchiaia, prevedendone quindi centinaia di migliaia (sicuramente più di mezzo milione, dice l’Inps), ampliando il numero di trattamenti per i quali i contributi non sono sufficienti a pagare l’assegno”, scrive Patriarca, secondo cui di fatto “si sbandierano interventi marginali dal forte effetto simbolico, ma di fatto si rafforza il sistema che crea i privilegi e l’iniquità”. “In questo confuso panorama l’unica cosa certa è che il costo dell’incremento rilevante di spesa pensionistica non sarà quello compensato (teoricamente) dalle pensioni d’oro o dai vitalizi, ma quello di ben 20 volte più alto che pagheranno i giovani lavoratori costretti a sobbarcarsi improvvisamente il peso di nuovi pensionati”, è la sia conclusione.