IL RICHIAMO SULLA RITA

La riforma delle pensioni varata con la Legge di bilancio di fine 2016 conteneva anche la Rendita integrativa temporanea anticipata, una misura utile per chi ha aderito alla previdenza complementare. Grazie agli ultimi aggiornamenti introdotti lo scorso anno, oggi si può anche ottenere un importante aiuto per quanti restano senza lavoro in attesa di raggiungere l’età pensionabile (fino a dieci anni prima). Non tutti i fondi complementari si sono però attrezzati per la Rita e così, come riporta pensionioggi.it, la Covip ha chiesto agli enti gestori di aggiornare i propri statuti entro il 31 luglio di modo che gli iscritti possano effettivamente poter usufruire di uno strumento previsto dalla legge. Non avranno quindi molto tempo quei fondi che non si sono attrezzati per tempo, ma del resto la Rita non è nemmeno piombata all’improvviso senza dare il tempo di adeguarsi.



RIZZETTO CHIEDE INTERVENTO PER GLI ESODATI

Dato che “le otto manovre di salvaguardia fin ad oggi introdotte, non sono state sufficienti, poiché hanno escluso circa 6.000 esodati”, Walter Rizzetto ha presentato presso la commissione Lavoro della Camera una risoluzione  in cui chiede un impegno del Governo “ad assumere urgenti ed idonee iniziative normative per attuare la nona e definitiva salvaguardia dei circa 6.000 «esodati» rimasti, garantendo l’accesso a tutti gli aventi diritto alla pensione, senza porre alcun criterio o limite temporale che possa determinare l’esclusione di qualcuno, come purtroppo avvenuto nelle precedenti manovre di salvaguardia”. Secondo il deputato di Fratelli d’Italia, “la nona e definitiva salvaguardia, oltre ad essere un provvedimento dovuto per fare giustizia nei confronti di queste persone, che hanno pari diritto rispetto a quelle già salvaguardate, è una manovra urgente e necessaria posto che molti dei soggetti interessati stanno vivendo una condizione di grande disagio sociale poiché rimasti da tempo senza alcun reddito”.



RICALCOLO DELLE PENSIONI, C’È CHI CI GUADAGNEREBBE

La Uil ha svolto delle elaborazioni, pubblicate oggi su La Stampa, sugli effetti di un ricalcolo contributivo delle pensioni sopra i 4.000 euro come quello ipotizzato dal Movimento 5 Stelle per reperire risorse utili ad aumentare gli assegni più bassi. Il quadro che ne esce è molto interessante, perché chi ha avuto una vita lavorativa con promozioni negli ultimi 10 anni, rischia di subire una decurtazione fino al 39%, che scende al 31% nel caso le promozioni siano state negli ultimi 20 anni. Contenuto al 10% il taglio dell’assegno per chi ha avuto tendenzialmente tre avanzamenti di carriera durante l’arco della sua carriera, dunque non concentrati solo nella parte finale della stessa. Ci sarebbe però anche chi avrebbe da guadagnare da questo ricalcolo contributivo pieno. Chi infatti ha avuto una carriera lineare, con retribuzioni che sono cresciute solo per effetti della rivalutazione rispetto all’inflazione, potrebbe anche veder crescere il proprio assegno del 31%.



LA RICHIESTA FGU-GILDA A MIUR E INPS

Miur e Inps hanno incontrato ieri i sindacati della scuola sul tema delle domande di pensione presentate dal personale scolastico che sono state respinte per mancanza di requisiti contributivi. La Fgu-Gilda degli Insegnanti ha chiesto alle due istituzioni di “considerare che l’assenza di alcune documentazioni necessarie per accertare il diritto al pensionamento non significa non avere i requisiti e non dipende da chi presenta le domande, ma dagli errori commessi in passato dall’Amministrazione”. Senza dimenticare che “il ritardo nell’esame delle pratiche sta danneggiando non soltanto coloro che hanno diritto alla pensione, ma anche i docenti interessati dalle procedure di mobilità e dalle prossime immissioni in ruolo, perché i posti non risultano disponibili”. Il sindacato fa anche sapere che delle 4.580 domande respinte per mancanza di requisiti pensionistici su cui verranno svolte verifiche, si stima che solo 500 circa potranno essere regolarizzate.

CIMO CONTRO INTERVENTO SU PENSIONI D’ORO

L’idea di un intervento sulle pensioni d’oro non piace al Coordinamento italiano medici ospedalieri, secondo cui è certo importante “che lo Stato si faccia carico, a nome della collettività, di aiutare le fasce più deboli”. Tuttavia Cimo “ritiene che qualunque tipo di intervento che possa essere considerato dal Governo in carica per recuperare risorse sulle pensioni, si configurerà di fatto come una nuova tassa, per di più iniqua e incostituzionale”. Senza dimenticare che “se passerà il tetto dei 4 mila euro, non è escluso che tale limite possa scendere ancora alla prima occasione elettorale, abbattendosi così su milioni di pensionati ‘colpevoli’ di aver avuto un assegno secondo le leggi dello Stato, calcolato con il metodo retributivo o misto”. Il sindacato dei medici sottolinea anche che in questa vicenda occorre “non aprire la porta all’incertezza per ogni categoria di lavoratori o pensionati, che non potranno mai programmare il proprio futuro o avere garanzie sui propri diritti”.

RIFORMA PENSIONI, L’IPOTESI DI QUOTA 42

Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, nel Governo non ci sarebbe unità di visione su come varare una riforma delle pensioni che superi la Legge Fornero. Per questo si starebbe anche pensando di dar vita a un coordinamento formale tra il ministeri del Lavoro, dell’Economia, palazzo Chigi e i referenti sui temi del lavoro e della previdenza dei due partiti che compongono la maggioranza. Il coordinamento dovrebbe avviare i suoi lavori solo dopo che verrà presentata la proposta relativa al taglio delle pensioni d’oro, con l’obiettivo di “scremare” le varie proposte che ci sono sul tavolo. Il quotidiano di Confindustria cita le ultime pervenute, come quella relativa all’innalzamento di Quota 41 a Quota 42 e la previsione di un bonus per chi decide di restare al lavoro anche se ha raggiunto i requisiti utili per accedere alla pensione. Bonus di cui si potrebbe godere per tre anni.

Già nella Legge di bilancio si vorrebbe comunque cercare di introdurre una qualche modifica al sistema pensionistico, in modo da far capire agli italiani che c’è l’intenzione di superare la Legge Fornero. Il problema è che le risorse non sono molte e per questo alla fine potrebbe prevalere l’ipotesi di introdurre Quota 42 a partire dal 2019. Ciò per dare la possibilità di un intervento più importante l’anno successivo, magari l’introduzione di Quota 100 senza il paletto dei 64 anni di età anagrafica. Resterebbe in ogni caso da capire cosa accadrebbe all’Ape social che al momento consente ad alcune categorie di lavoratori di accedere alla quiescenza a 63 anni.