QUOTA 100, LA COMPATIBILITÀ CON L’APE
Si parla molto in questi giorni di Quota 100 e pensionioggi.it ha fatto un punto su questa misura che dovrebbe essere l’architrave della riforma delle pensioni del Governo Conte. In particolare, è stato evidenziato cosa accadrebbe a chi ha avuto accesso all’Ape social. Nello specifico, continuerà a ricevere la prestazione fino alla sua scadenza. “Se a seguito della Riforma matura il diritto alla pensione con quota 100 sarà possibile optare per quota 100 (che di regola sarà di importo più favorevole rispetto all’Ape sociale)”. Chi matura invece il diritto all’Ape social nel 2019 rischia invece di non potervi accedere perché non è detto che verrà prorogata. Dovrebbe invece restare in vigore l’Ape volontario e sarà possibile optare per il pensionamento con Quota 100 estinguendo anticipatamente il prestito pensionistico.
SALVINI: SMONTEREMO LA LEGGE FORNERO
“Smonteremo la Legge Fornero”. Matteo Salvini lo ha ribadito in un’intervista al TG5 in cui ha affrontato principalmente il tema della sicurezza e dei migranti, ma in cui non ha rinunciato a spiegare che la riforma delle pensioni resta tra le priorità del Governo Lega-M5s. Il ministro dell’Interno ha più tardi invece replicato alle parole del Presidente dell’Inps che, in un’audizione alla Camera, aveva detto di non accettare minacce da chi dovrebbe tutelare la sua sicurezza personale. “Minacce a Boeri? Ma quando mai”, ha commentato Salvini, aggiungendo, secondo quanto riporta Agi, che “il presidente super-attaccato alla poltrona dimostra ancora una volta grande fantasia, come quando chiede più immigrati per pagare le pensioni, o quando difende la legge Fornero. Se vuole fare politica con la sinistra che l’ha nominato, si candidi, altrimenti lavori per migliorare la qualità dei servizi offerti dall’Inps ai cittadini”.
LEGGE FORNERO SUPERATA PER ALCUNI LAVORATORI
Per qualcuno la Legge Fornero è già stata superata. Si tratta di moltissimi lavoratori del settore agricolo, come spiega lavocedeltrentino.it parlando della campagna che la Fai-Cisl Trentino sta portando avanti in queste settimane per ricordare che anche i lavoratori agricoli rientrano nella platea dei lavori gravosi che possono accedere all’Ape social. Dunque, a determinate condizioni, possono accedere alla pensione con 41 anni di contributi oppure a 63 anni. In ogni caso in anticipo rispetto ai “paletti” indicati dalla Legge Fornero. “Si tratta di un importante “sconto di pena”, ad esempio dare a un operaio forestale, che svolge un lavoro assolutamente pesante e gravoso, la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi rispetto ai 42 e 10 mesi o ai 43 e 3 mesi (requisito che scatterà a partire dal 2019) è indubbiamente un grande risultato che premia l’impegno della nostra Federazione”, spiega il segretario della Fai-Cisl Trentino Fulvio Bastiani.
RESPINTO RICORSO CONTRO IL BONUS POLETTI
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha deciso di respingere, perché irricevibile, il ricorso presentato da oltre 10.000 pensionati italiani contro il decreto Poletti. In sostanza, a seguito della riforma delle pensioni targata Fornero, era stata bloccata la rivalutazione delle pensioni. La Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo tale blocco e anziché un rimborso pieno, l’allora Governo Renzi aveva optato per uno parziale, che tra l’altro escludeva gli assegni superiori a sei volte la minima. La Consulta era stata chiamata a pronunciarsi su questo provvedimento, il bonus Poletti appunto, e l’aveva “promosso”. Alcuni pensionati avevano quindi deciso di portare il caso alla Corte di Strasburgo, secondo cui però “la misura controversa non sembra avere avuto un impatto significativo per gli anni in questione: per il 2012 l’impatto negativo delle disposizioni criticate, che è nullo per le pensioni inferiori a circa 1.500 euro, sale al 2,7% per le pensioni di oltre 3.000 euro; un risultato simile può essere calcolato sul 2013”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CESARE DAMIANO
Si è parlato molto delle stime Inps sugli effetti del Decreto dignità e Cesare Damiano, in una nota, ha voluto ricordare che le previsioni dell’Istituto nazionale di previdenza sociale non sono sempre azzeccate e scientifiche. “Voglio fare qualche esempio: nel 2011 (Boeri non c’era), la previsione relativa agli esodati fatta dall’Inps era di 50.000 persone. A giugno dell’anno successivo era balzata a 392.000 (8 volte tanto!) e a consuntivo, dopo 8 salvaguardie, di 155.000. Numeri alquanto ballerini. Quindi, nessuno ha la verità in tasca o dispone della scienza infusa. A dicembre 2013, sempre secondo i dati dell’Inps, si era arrivati ad uno stanziamento di 11 miliardi e 600 milioni per 172.000 salvaguardati. Ebbene, 3 delle 8 salvaguardie complessive sono state finanziate con i risparmi generati dai numeri gonfiati delle salvaguardie precedenti e, per l’Ottava e ultima salvaguardia, l’Inps ha imposto come numero 30.700 unità: dopo quasi 2 anni solo 14000 domande sono state accolte, meno della metà”.
Per l’ex ministro non c’è quindi nulla di nuovo sotto il sole, ma dal suo punto di vista è eccessivo parlare di complotti o chiedere le dimissioni del Presidente dell’Inps. “Forse andrebbe affrontato il tema della Governance degli Enti, al fine di sostituire l’uomo solo al comando con un normale e snello Consiglio di Amministrazione composto da tre persone”. Il riferimento è alla proposta di legge che è già stata messa a punto nella scorsa legislatura per riformare l’Inps. Vedremo se la nuova maggioranza la riprenderà in mano.