QUOTA 100, RESTA TUTTO SULLA CARTA?
Brutte notizie in tema di riforma delle pensioni. Sono quelle che riporta affaritaliani.it, in particolare su Quota 100. “Pare infatti che non ci siano i soldi, un po’ si sapeva, e il rischio è che nonostante le rassicurazioni dei membri del governo dal 2019 non ci sarà praticamente nulla”, si legge sul quotidiano online, che riporta i timori secondo cui, visto che è importante approvare la flat tax e il reddito di cittadinanza, si corre il rischio che “sulle pensioni non si faccia praticamente nulla”. Non c’è ancora nulla di definitivo, viene spiegato, “ma c’è il pericolo che lo smontamento della Legge Fornero resti solo sulla carta”. Ovviamente solamente la Legge di bilancio riuscirà a sciogliere ogni dubbio sulle reali intenzioni del Governo. Sembra però difficile ipotizzare che non venga preso alcun tipo di provvedimento sulle pensioni, vista la grande enfasi che è stata data a questo tema durante la campagna elettorale.
USB PENSIONATI: NUOVA TASSA SULLE PENSIONI IN ARRIVO
La Corte europa dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso presentato contro il bonus Poletti. Secondo l’Usb pensionati, questa sentenza “apre a nuove possibili operazioni di prelievo dalle pensioni come la proposta del prof. Brambilla di un prelievo dello 0.35% da ogni pensione come contributo di solidarietà per le pensioni minime”. Questo perché “la definizione di contributo di solidarietà è in linea con la sentenza della Consulta e della Cedu e mette il governo al riparo da ricorsi eventuali. È evidente che ci troveremmo di fronte ad una nuova tassa sulle pensioni che già versano ogni anno 53 miliardi di irpef nelle casse dello stato. Una strana versione della flat tax che aumenta il prelievo fiscale chiamandolo anziché tassa, contributo di solidarietà”. Inoltre, per l’Usb pensionati, “la sentenza della Cedu ribadisce l’attenzione della Ue alle pensioni e alla spesa pensionistica per distruggere il sistema pensionistico pubblico, recuperarne le risorse e orientare i lavoratori verso le assicurazioni private e i fondi pensione”.
CASELLATI SUL TAGLIO DEI VITALIZI AL SENATO
Parlando nel corso della Cerimonia del Ventaglio, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha fatto capire che avrebbe voluto che sulla riforma delle pensioni degli ex parlamentari ci fosse un’azione concertata tra Camera e Senato, tuttavia l’accelerazione impressa al provvedimento sui vitalizi a Montecitorio ha di fatto impedito che si raggiungesse questo scopo. Ora per la Presidente del Senato conta acquisire “qualificati pareri”, in quanto il suo obiettivo è quello di arrivare a un provvedimento che sia inappuntabile. “Il Senato deciderà con la dovuta attenzione. Non c’è nessuna preclusione, nessun atteggiamento dilatorio, nessuna difesa di privilegi ma il bisogno di procedere con il rigoroso metodo di Einaudi ‘conoscere per deliberare’”, sono le sue parole riportate da ilfattoquotidiano.it. Non è da escludere, quindi, che anche per il Senato il taglio dei vitalizi operi dal prossimo 1° gennaio.
BOCCIA ANCORA CONTRO LE PRIORITÀ DEL GOVERNO
Vincenzo Boccia ha partecipato al Giffoni Film Festival e davanti a una platea così giovane ha ricordato che “in questo Paese si parla solo di migranti e di pensioni da tre mesi”. Il Presidente di Confindustria è quindi tornato a criticare l’enfasi che si dà agli interventi di riforma delle pensioni ormai dall’inizio della campagna elettorale. Secondo quanto riporta Il Sole 24 ore, dal suo punto di vista il Governo dovrebbe “aggiornare” le proprie priorità, dando più spazio al tema del lavoro dei giovani. Per questo ha anche indicato dei passi essenziali, come la detassazione e decontribuzione dei contratti a tempo indeterminato per i primi due anni nel caso di assunzione di giovani. Un modo per far entrare nelle imprese giovani nativi digitali, svecchiando anche la Pubblica amministrazione. Un risultato che, secondo altri, si potrebbe ottenere anche con un aumento della flessibilità pensionistica.
STOP A UNA DISCRIMINAZIONE PER I LAVORATORI AUTONOMI
La Corte Costituzionale ha dato un’importante indicazione in tema di pensioni. Come riporta Il Sole 24 Ore, “va applicato anche ai lavoratori autonomi iscritti alle gestioni previdenziali di artigiani e commercianti il principio di neutralizzazione elaborato dalla Corte Costituzionale in riferimento ai lavoratori subordinati”. Questo concretamente vuol dire che bisogna escludere dal calcolo per determinare la pensione la contribuzione versata dopo aver raggiunto l’età minima per il pensionamento se questa determina un trattamento meno favorevole. A sollevare il caso era stata la Corte d’Appello di Trieste, evidenziando una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori subordinati, per i quali vale invece questo principio di neutralizzazione dei contributi che finiscono per abbassare l’importo della pensione.
QUOTA 100, QUOTA 41 E LA RICHIESTA SUI LAVORI DI CURA
Quota 100 e Quota 41, interventi che dovrebbero essere i “pilastri” della riforma delle pensioni del Governo Conte, rischiano di essere penalizzanti per le donne. Per ovviare a ciò, oltre che prorogare Opzione donna, che comporta comunque un ricalcolo contributivo dell’assegno, e quindi una perdita non indifferente dell’importo della pensione, si potrebbe cercare di proseguire il cammino già avviato degli “sconti contributivi” per le donne. Finora, lo si è fatto solo per le madri, mediante un’agevolazione, a seconda dei figli avuti, per l’accesso all’Ape social. Tuttavia da tempo c’è chi, come Orietta Armiliato, chiede che ci sia una valorizzazione dei lavori di cura svolti dalle donne, siano esse madri o meno.
Come spiega su un post pubblicato sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, il riconoscimento dei lavori di cura, mediante uno sconto contributivo o un abbassamento dell’età di accesso alla pensione, sarebbe “il primo passo da compiere per far evolvere tutto il processo educativo sul tema: se esiste un provvedimento all’interno del nostro ordinamento che determina una valorizzazione economica, questo doppio spesso triplo ruolo che le donne svolgono ed hanno addosso come fosse un tatuaggio non voluto, verrebbe meno e si determinerebbe un irreversibile cambio di passo verso una maggiore consapevolezza sociale del genere femminile”. Secondo Armiliato, “con questo riconoscimento si potrebbero accorciare i tempi necessari al pensionamento delle donne e/o compensare almeno un po’ i mancati versamenti contributivi, dovuti alla discontinuità lavorativa” tipica delle carriere delle italiane.