IL SILENZIO SU QUOTA 41

Il silenzio sulla Quota 41 di Alberto Brambilla, esperto previdenziale della Lega, non è passato inosservato ai lavoratori precoci, che già erano piuttosto preoccupati dopo le recenti dichiarazioni di Matteo Salvini: tanto spazio dato a Quota 100, ma nessuna parola sulla possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro, indipendentemente dall’età raggiunta. Con Quota 100, infatti, bisognerà avere almeno 64 anni, cosa che per molti lavoratori precoci potrebbe voler dire anche avere un’anzianità contributiva più alta di quella oggi necessaria per avere accesso alla pensione anticipata. Non manca poi chi vorrebbe sentire delle parole chiare del Governo sull’innalzamento dei requisiti pensionistici previsto dal 1° gennaio 2019. Nessuno l’ha messo in discussione e quindi presto potrebbero volerci cinque mesi in più di attesa per arrivare alla pensione.



QUOTA 100, PEDRETTI CONTRO BRAMBILLA

Ivan Pedretti non ha preso bene le parole di Alberto Brambilla su Quota 100 e il contributo di solidarietà sulle pensioni. Il Segretario generalo dello Spi-Cgil sulla sua pagina Facebook scrive, riferendosi all’ex sottosegretario al Welfare: “Oggi in un’intervista a La Stampa ripropone il contributo di solidarietà sulle pensioni e dice di voler mettere le mani su quelle da 1.300/1.500 euro nette al mese. Poi dice che si fa quota 100 con 64 anni e che si abolisce l’Ape sociale, che invece permette di andare in pensione a 63”. Quel che secondo Pedretti è più grave è che Brambilla fa tutto questo “parlando al plurale. Non è una sua proposta, è quella del governo. Un governo del cosiddetto cambiamento che vuole rubare i soldi ai pensionati che hanno lavorato una vita e che non è assolutamente in grado di affrontare le rigidità della Fornero. Vergognoso e insopportabile”.



SALVINI PROMETTE INTERVENTO NELLA MANOVRA

Matteo Salvini rassicura gli italiani: “Flat tax, legge Fornero, reddito di cittadinanza saranno quantomeno incardinati nella prossima manovra economica, rispettando vincoli e parametri. Non sono le tavole della Bibbia ma faremo di tutto perché sia così”. Ospite di Radio 24, il vicepremier ha spiegato che sono già stati trovati delle risorse nelle pieghe del bilancio e che comunque, come sa anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria, “quello che è previsto nel contratto di governo e quello che gli italiani si aspettano, almeno nella sua fase iniziale, sarà previsto nella manovra economica del prossimo autunno”. Dunque in tema di riforma delle pensioni nella Legge di bilancio dovrebbe esserci qualcosa. C’è da chiedersi se assomiglierà alla Quota 100 ipotizzata da Alberto Brambilla, che non piace però a molti, compresi i sindacati.



CODS CONTRO BRAMBILLA

Le parole di Alberto Brambilla raccolte da La Stampa in tema di riforma delle pensioni lasciano insoddisfatti molti. Orietta Armiliato, invece, si sente “presa per i fondelli”. In un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social critica infatti il passaggio in cui l’ex sottosegretario parla di un contributo di solidarietà sulle pensioni il cui ricavato andrebbe indirizzato a incentivi per le assunzioni. “Il discorso ‘creare fondi per nuovi posti di lavoro0 doveva essere affrontato nel famoso cioè no, famigerato Decreto Dignità per esempio e, laddove si vuole davvero creare un volano che crei economie bisogna sollecitare gli investitori e non le tasche dei pensionati!”, scrive Armiliato. Dal suo punto di vista, il Governo dovrebbe individuare, in taluni settori, gli investitori, “i bisogni degli investitori e sollecitarli con offerte che abbiano un buon appeal, altro che racimolare denari sottraendoli ai pensionati!”.

QUOTA 100 A 64 ANNI

Intervistato da La Stampa, Alberto Brambilla conferma che l’intenzione del Governo (o quanto meno della Lega di cui è consulente per la previdenza) è quella di procedere a una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100. Con un paletto importante: ci vorranno almeno 64 anni di età e 36 di contribuzione per poter andare in quiescenza. L’ex sottosegretario al Welfare ha anche spiegato che l’Ape social non verrà rifinanziata. Quanto al costo di Quota 100, dal suo punto di vista serviranno 3-3,5 miliardi di euro e avrà il vantaggio di poter essere utilizzata da tutti e non solo dalle categorie ora incluse nell’Ape social. Brambilla ha anche detto che per le pensioni d’oro si sta pensando di abbandonare la proposta M5s di un ricalcolo contributivo dai 4.000 euro in su per passare invece a un contributo di solidarietà triennale. Le risorse ricavate servirebbero a finanziare un credito d’imposta per incentivare le assunzioni. Nessun accenno da parte di Brambilla invece a Quota 41.

IL RISCHIO ABUSO SULLE PENSIONI

In un articolo su Italia Oggi, Domenico Cacopardo critica l’ipotesi di un intervento sulle cosiddette pensioni d’oro, “un’espressione questa figlia di una consumata abilità comunicativa (e d’impostura) nella quale è compresa una condanna morale dei percettori di esse”. L’ex Consigliere di Stato spiega che “le pensioni erogate dall’Inps a dipendenti pubblici e privati sono il frutto di normative adottate dallo Stato italiano che ha assunto l’impegno di assegnare ai lavoratori dipendenti un assegno legato all’attività e alla carriera”. Ora si vuol mettere in atto un operazione finalizzata a reperire delle risorse per aumentare le pensioni più basse. “Si dimentica così che la pensione è il frutto di un’attività lavorativa che non dovrebbe essere colpito da altro prelievo (perequativo) dell’imposta sul reddito. Altrimenti si tratta di un abuso che sostanzia un’ingiustizia”, aggiunge Cacopardo.

PENSIONI ANTICIPATE, I DATI INPS

L’Inps ha diffuso ieri i dati del monitoraggio sui flussi di pensionamento, da cui emerge che nei primi sei mesi dell’anno sono state liquidate 228.382 pensioni (di cui 89.688 nella gestione dei lavoratori autonomi), con un importo medio di 1.084 euro. Le pensioni di vecchiaia liquidate sono state più di 58.000 (con un importo medio di 773 euro), mentre quelle di anzianità sono state oltre 63.000 (con un importo medio di 2.034 euro). Tra i lavoratori dipendenti si registra “un numero complessivo di liquidazioni di vecchiaia e anzianità/anticipate decorrenti nel primo semestre decisamente inferiore al corrispondente valore del 2017 e analogo andamento si osserva nelle tre principali gestioni dei lavoratori autonomi: la differenza rilevata in questo monitoraggio, che in parte verrà colmata con lo smaltimento delle giacenze di pertinenza del primo semestre nei mesi successivi, è riconducibile essenzialmente all’aumento del requisito di età richiesto per la liquidazione della pensione di vecchiaia delle donne.

L’Inps ha rilevato anche “un peso decisamente superiore delle pensioni di anzianità/anticipate su quelle di vecchiaia rispetto al dato annuo del 2017”, questo in ragione del fatto che “i requisiti richiesti per quest’ultimo tipo di trattamento si sono innalzati per le donne, mentre quelli relativi alle pensioni di anzianità/anticipate sono rimasti uguali all’anno precedente, e sono numericamente più consistenti le uscite anticipate per i cosiddetti lavoratori precoci”. Importante il numero di pensione per superstiti liquidate: quasi 88.000 (con un importo medio di 674 euro).