IN PENSIONE CON 15 O 5 ANNI DI CONTRIBUTI
Mentre si discute di riforma delle pensioni, c’è chi ricorda che è possibile accedere alla quiescenza anche solo con 15 o 5 anni di contributi. Quifinanza.it segnala infatti l’esistenza delle cosiddette “deroghe Amato”, che hanno superato indenni anche la Legge Fornero. Posso quindi accedere alla pensione con 15 anni di contributi quanti avevano tale anzianità contributiva al 31 dicembre 1992, quanti sono stati autorizzati al versamento di contributi volontari sempre entro il 31 dicembre 1992 e quando si è possesso di alcuni requisiti (25 anni di anzianità assicurativa; 15 anni di contributi; aver lavorato almeno 10 anni lavorati in modo discontinuo) solo se iscritti all’Ago. Ovviamente bisogna però avere 66 anni e 7 mesi di età per andare in quiescenza, che diventeranno 67 dal 2019. Possono invece andare in pensione a 70 anni e 7 mesi (71 anni dal 2019) con 5 anni di contributi (se non versati prima del 1° gennaio 1996), coloro che possiedono contributi soltanto nella gestione separata o hanno optato per il computo della contribuzione in questa gestione e hanno optato per il sistema di calcolo contributivo.
TAGLIO DEI VITALIZI, IL DISSENSO IN SICILIA
Il taglio dei vitalizi, oltre che gli ex deputati, potrebbe presto colpire gli ex membri dell’Assemblea regionale siciliana. Giancarlo Cancelleri e il Movimento 5 Stelle si preparano infatti a portare avanti la battaglia anti-casta anche all’Ars. Tuttavia Gianfranco Micciché, Presidente dell’Assemblea, non sembra essere molto d’accordo con il provvedimento. “Il taglio dei vitalizi? Se passa vado a chiedere scusa personalmente agli ex deputati ottantenni che si troverebbero a vivere appena sopra la soglia di povertà”, ha infatti detto, secondo quanto riportato dall’edizione palermitana di Repubblica, durante la Cerimonia del ventaglio. “Quello che si propone è di togliere soldi a persone che oggi hanno 90 anni e che avevano i vitalizi di quarant’anni fa. Personalmente non sono d’accordo”, ha aggiunto Micciché.
LA CONFERMA DEGLI INTERVENTI DEL GOVERNO
Per Gabriele Lanzi, i dati diffusi oggi dall’Istat mostrano “quanto effimera sia una crescita degli occupati se questa è basata quasi esclusivamente su contratti a temine”. Secondo il senatore del Movimento 5 Stelle è stato toccato un nuovo record di precarizzazione del lavoro, “un risultato da sbandierare e rivendicare per il Pd, un triste traguardo da correggere per l’attuale maggioranza parlamentare”. Negli ultimi anni si è tanto parlato del problema del lavoro, della disoccupazione giovanile, delle pensioni; mai però si sono affrontate queste problematiche con una visione di insieme, con un piano coordinato che vada oltre le ideologie politiche e che tenda al benessere delle persone”, evidenzia Lanzi. Segno evidente della maggioranza di Governo di mettere in campo provvedimenti anche sul fronte della riforma delle pensioni.
OPZIONE DONNA, IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Orietta Armiliato ha voluto fare un punto della situazione a proposito della proroga di Opzione donna, che è stata indicata come parte integrante della riforma delle pensioni che il Governo Conte dovrebbe mettere a punto. Sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social ha ricordato che al momento non è ancora chiaro: se resteranno invariati i requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso alla pensione; quanto costerà la proroga; se ci sono dei risparmi rispetto alle risorse già stanziate in passato per Opzione donna e se tali risparmi possono essere utilizzati per la proroga. “Tant’è che con” il contratto di Governo Lega e M5s si sono impegnate alla proroga della misura, “ma con questa puntuale precisazione: ‘Prorogheremo la misura sperimentale opzione donna che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili’”, conclude Armiliato.
I CONTRIBUTI FIGURATIVI CHE CONTANO
I contributi figurativi possono essere importanti per raggiungere l’accesso alla quiescenza. E non è da escludere che la riforma delle pensioni annunciata dal Governo possa anche intervenire su questo punto. Nel frattempo attraverso le domande poste all’esperto pensioni di Economia & Finanza, la sezione del sito di Repubblica, la Fondazione studi consulenti del lavoro ricorda che “la contribuzione figurativa è generalmente utile sia ai fini del diritto, sia ai fini della misura pensionistica”. Ne esistono tuttavia di diversi tipi. Per esempio, “quella per disoccupazione vale ai fini del diritto, sempre nel caso della pensione di vecchiaia, mentre per la pensione di anzianità contributiva (così come per quella figurativa di periodi di malattia) consente l’accesso solo se l’assicurato ha almeno 35 anni di contribuzione effettiva (che escluda dunque malattia e disoccupazione). Altri tipi di contribuzione accreditata, come quella onerosa da riscatto laurea, invece, vale sempre sia ai fini del diritto sia ai fini della misura”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MASSIMO FRANCHI
“La cancellazione della legge Fornero proposta sia dal Movimento 5 Stelle sia dalla Lega di Salvini è sparita e si punta ad aggiustamenti molto limitati”. È quanto mette in evidenza Massimo Franchi nel libro dal titolo “L’inganno delle pensioni”, edito da Imprimatur. Il giornalista del Manifesto affronta il tema della previdenza ricordando la data del 5 dicembre 2011, quando “l’allora ministro Elsa Fornero presentò tra le lacrime la riforma ‘chiedendo un sacrificio’”. Un sacrificio che, “non è stato chiesto ai potenti, ai ricchi. Bensì ai pensionati e ai pensionandi, lavoratori su cui si era già abbattuta da qualche anno la più grave crisi economica del dopoguerra”, osserva Franchi, ricordando il dramma degli esodati, ancora oggi non completamente risolto, come dimostra la richiesta di una nona e definitiva salvaguardia.
Per il giornalista in tutti questi anni si è ripetuto che non c’erano alternative alla Legge Fornero, ma dal suo punto di vista tutto ciò falso, perché “in Europa, oggi, il sistema contributivo è adottato solo in Italia, Svezia, Lettonia. Tutti gli altri Paesi – compresi Germania, Francia, Spagna – utilizzano in tutto o in parte il modello retributivo”. Il risultato è che oggi ci sono “sei pensionati su dieci in Italia vivono al di sotto della soglia di povertà, perché percepiscono meno di 750 euro al mese”. “Per cambiare le cose serve innanzitutto ribaltare la logica dell’austerità”, aggiunge Franchi, chiedendo anche di introdurre una pensione di garanzia per i giovani: “Si tratta di una pensione integrativa sullo schema di una base universalistica per chi è privo di altri mezzi: viene finanziata dalla fiscalità generale”.