BRAMBILLA: QUOTA 100 COSTA 5 MILIARDI
Secondo Tito Boeri, Quota 100 potrebbe costare fino a 20 miliardi di euro, ma Alberto Brambilla ci tiene a precisare che l’intervento da lui elaborato, che il Governo non ha ancora fatto proprio, costerà al più 5 miliardi. Questo perché è previsto il paletto dei 64 anni di età e perché “evidentemente Boeri si è dimenticato di tener conto del ricalcolo della pensione sulla base dei contributi, e del limite di due anni al numero dei contributi figurativi”. L’ex sottosegretario al Welfare, intervistato da Repubblica, ha anche ricordato che con l’abolizione dell’Ape social si potrebbero ricavare risorse per alleggerire il costo di Quota 100. Ciò non vuol dire che disoccupati di lungo periodo o invalidi non potrebbero andare in pensione prima: per loro Brambilla prevede “‘fondi esuberi o di solidarietà’ sul tipo di quelli che esistono già per ogni categoria professionale, a cominciare dai bancari”.
QUOTA 41 RINVIATA AL 2020?
Dopo il varo del Decreto dignità, resta ancora incerto il futuro del sistema pensionistico italiano. Secondo gli annunci di Lega e Movimento 5 Stelle, la Legge Fornero dovrà essere smantellata, ma non è ben chiaro con quali tempistica. Di certo c’è che dal prossimo 1° gennaio aumenteranno i requisiti pensionistici in virtù della crescita della speranza di vita. Adnkronos ricorda che forse l’anno prossimo potrebbe entrare in vigore la Quota 100, in grado di far accedere alla pensione a partire dai 64 anni di età (con almeno 36 di anzianità contributiva), mentre la Quota 41 (che invece consentirebbe l’ingresso in quiescenza con il versamento di 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica) dovrebbe essere rinviata al 2020. Un’ipotesi che non piace certo ai lavoratori precoci e a quanti hanno iniziato a lavorare presto.
UIL CHIEDE RIFORMA INPS E PENSIONE A 63 ANNI
Si è parlato molto delle parole di Tito Boeri sugli immigrati e del commento di Matteo Salvini in materia. Tuttavia la Uil preferisce evidenziare come sia necessario “porre fine all’uomo solo al comando dell’Inps, che tanti guasti ha prodotto nella gestione del più grande ente previdenziale d’Europa”. Domenico Proietti chiede quindi a Governo e Parlamento di “varare subito una riforma della governance che attui un vero sistema duale con l’obiettivo di fare dell’Inps un ente efficiente, efficace e partecipato”. Il Segretario confederale della Uil ricorda anche che occorre portare avanti una riforma delle pensioni che miri a introdurre l’età pensionabile a 63 anni per tutti i lavoratori, a varare un intervento sulle future pensioni dei giovani e a valorizzare ai fini previdenziali il lavoro di cura delle donne. Tutti interventi, ricorda Proietti, “ampiamente compatibili con gli equilibri di bilancio, poiché la spesa pura per pensioni in Italia è all’11% del Pil, sotto la media europea.
LANDINI CHIEDE UN CONFRONTO AL GOVERNO
Maurizio Landini, intervistato da Il Manifesto, giudica l’operato di Luigi Di Maio, che sembra voler ascoltare i sindacati, nonostante in campagna elettorale abbia utilizzato parole non proprio lusinghiere nei loro confronti. Il Segretario confederale della Cgil segnala che vorrebbe che il Governo ascoltasse le organizzazioni dei lavoratori su diversi temi, “dagli ammortizzatori sociali che sono stati ridotti dal Jobs Act e a settembre rischiano di produrre migliaia e migliaia di licenziamenti, dalle pensioni per superare la Fornero al fisco per ridurre le tasse a lavoratori e pensionati per non parlare della politica industriale”. “Anche per scrivere questo decreto”, ha poi aggiunto riferendosi al Decreto dignità, “il governo non si è confrontato con noi: chiediamo che lo faccia prima di prendere ogni decisione. Poi decida come vuole, ma almeno ci ascolti”.
DI MAIO PER QUOTA 100 E QUOTA 41 ATTENDE IL PARLAMENTO
Intervento di riforma delle pensioni già con il Decreto dignità? “Credo di no”, ha risposto Luigi Di Maio a chi glielo chiedeva a margine dell’Assemblea dell’Ania cui ha preso parte. Secondo quanto riporta Adnkronos, il ministro del Lavoro ha spiegato di aver già chiesto ai parlamentari del Movimento 5 Stelle facenti parte delle commissioni Lavoro di studiare gli interventi per Quota 100, Quota 41, il taglio delle pensioni d’oro e il contemporaneo aumento di quelle minime. “Partiremo dall’abolizione delle pensioni d’oro. Recupereremo un po’ di soldi per ridarle alle pensioni minime”, ha quindi aggiunto Di Maio. Dunque sembra che al momento l’iniziativa sulle pensioni non verrà presa dal Governo, ma si attenderanno le proposte del Parlamento. Dove tra l’altro non mancano anche delle risoluzioni, come quelle di Fratelli d’Italia, che chiedono invece all’esecutivo di prendere degli impegni in campo previdenziale.
PENSIONI, CON QUOTA 100 NUOVI POSTI DI LAVORO
Quota 100 resta l’indicazione principale sulla riforma delle pensioni che il Governo intende varare. Non si conoscono i dettagli della misura, che secondo alcuni esponenti del Partito democratico, come Cesare Damiano, dovrebbe poter essere utilizzata già a partire dai 63 anni di età. Anche l’Anief è convinta che la Quota 100 non dovrebbe avere il paletto dei 64 anni. In un solo anno, secondo la stima del sindacato degli insegnanti, si creerebbero molti posti di lavoro nel settore, “al punto da assorbire tutti i supplenti storici delle nostre scuole, i quali oggi, seppure selezionati, abilitati e quasi sempre con almeno tre anni di supplenze alle spalle, continuano ad essere lasciati nel girone dei ‘dannati’ al precariato a vita”.
L’Anief ritiene che complessivamente ci possa essere spazio per 200.000 stabilizzazione, tenendo conto che “ammontano, secondo la stampa nazionale economica, a 104 mila i docenti e 47.500 gli Ata che potrebbero andare in pensione con i nuovi requisiti, se approvati”. Non bisogna poi dimenticare che esistono già 50 mila posti vacanti tra turn-over con le vecchie regole della Fornero, posti residuali delle immissioni in ruolo già autorizzate e posti vacanti e disponibili fino al 31 agosto dell’anno successivo”. Marcello Pacifico, Presidente nazionale dell’Anief, evidenzia che il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, con questi posti di lavoro che si andrebbero a creare, “potrebbe affidare una cattedra alla maggior parte dei supplenti ed evitare, nel contempo, l’ondata di nuovo contenzioso che inevitabilmente si andrebbe a produrre per il perdurare di abuso di precariato e per la negazione dei diritti a chi versa in questo status professionale suo malgrado”.