QUOTA 100, DRAGHI ASPETTA I FATTI
“La prova del nove saranno i fatti. Per ora ci sono stati sono annunci, prima di parlare dobbiamo aspettare i fatti”. Queste le parole di Mario Draghi pronunciate durante l’audizione al Parlamento europeo svoltasi ieri. L’europarlamentare Fulvio Martusciello aveva chiesto al Presidente della Banca centrale europea un commento sulle politiche economiche annunciate dal Governo italiano, compresa la riforma delle pensioni. La sua risposta non è stata una bocciatura secca dei provvedimenti annunciati. Anzi, ha anche ammesso che occorre “vedere i fatti prima di esprimere un giudizio, i test saranno i fatti, finora ci sono state le parole e le parole sono cambiate”. Probabilmente molto dipenderà anche da come il Governo intende varare la cosiddetta Quota 100, cioè con quali paletti e quali metodo di calcolo dell’assegno pensionistico, e se introdurrà anche la Quota 41.
DAMIANO: QUOTA 100 DA 63 ANNI
Cesare Damiano torna ad attaccare Matteo Renzi per le sue posizioni in tema di riforma delle pensioni. “Difendere la legge Fornero è quanto di più assurdo possa fare un politico di sinistra. Su questi contenuti sono totalmente alternativo a Renzi”, spiega l’ex ministro del Lavoro, che annuncia anche l’intenzione di battersi, in vista del prossimo congresso, “con un punto di vista di sinistra, per difendere lavoro e Stato sociale”. In tema di pensioni, questo secondo lui vuol dire “continuare sulla strada, già iniziata dai nostri Governi, di superamento della legge Fornero; sì alla Quota 100, ma a partire dai 63 anni; sì al mantenimento strutturale dell’Ape sociale e volontaria, alla nona salvaguardia degli esodati, alla continuazione della sperimentazione di Opzione Donna e al rallentamento dell’aggancio dell’età pensionabile alla aspettativa di vita”.
DAMIANO CONTRO RENZI
Cesare Damiano lo dice chiaramente: “Se ci fossero le risorse per superare la Legge Fornero, io lo farei, a differenza di quello che sostiene Renzi”. E non nasconde che “la mancanza di risposte radicali su questo argomento, insieme a quello del lavoro, ha fatto sì che molti dei nostri elettori ci abbiano abbandonato”. Per l’ex ministro del Lavoro bisogna portare avanti il cambiamento della Legge Fornero iniziato nella scorsa legislatura, ma senza “mettere in giro la bufala secondo la quale si andrebbe in pensione a 54 anni”. Un’altra critica, questa, alle recenti affermazioni di Renzi. “Purtroppo, se parliamo di pensioni, l’età di uscita non è 54 anni, come sostiene Renzi, ma di 67 anni con la prospettiva, per i più giovani, di fissare l’asticella a 70 anni”, evidenzia Damiano. Una forte presa di posizione, quindi, contro l’ex Segretario del Pd su un tema importante come quello delle pensioni.
CGIL CHIEDE CONFRONTO CON IL GOVERNO
La Cgil, tramite il suo Segretario confederale Nino Baseotto, ricorda di aver preso un impegno preciso con gli italiani: cambiare profondamente la Legge Fornero. Ai microfoni di RadioArticolo1, il sindacalista spiega che “il nuovo Governo lancia gli slogan sull’abolizione di quella legge, poi però chiunque abbia un po’ di testa sulle spalle deve chiedersi cosa accade dopo. Noi vogliamo capirlo bene e discuterlo”. Infatti, ricorda Baseotto, “se il ragionamento è puntare tutto sul contributivo, significherebbe dare risposte a una parte non maggioritaria del mondo del lavoro, dimenticando i discontinui, le donne, il Sud, categorie fondamentali come l’agricoltura e l’edilizia”. Secondo quanto riporta il sito di Rassegna Sindacale, il Segretario confederale della Cgil ci tiene a precisare: “Non ci facciamo attrarre dallo slogan e siamo pronti a rilanciare la piattaforma unitaria, a riannodare ancora di più i legami unitari con Cisl e Uil su questi temi, a predisporci al confronto con il Parlamento e il Governo”.
CAOS MIUR-INPS: FURIA CGIL CONTRO GOVERNO
I sindacati sono pronti alla protesta il prossimo 12 luglio contro il Governo e il Miur per la situazione d’emergenza sui ritardi Inps per i 35mila dipendenti scuola prossimi alla pensione. «E’ inaccettabile il grave ritardo nella determinazione del diritto alla pensione», ha denunciato al Messaggero Anna Fedeli di Flc Cgil, non prima di precisare «Si creano anche effetti negativi sulla mobilità del personale scolastico e sull’immissione in ruolo dei precari dal momento che i posti occupati da coloro che dovrebbero andare in pensione non sono disponibili». I sindacati in rotta col Governo gialloverde qualora non vengano prese misure d’urgenza contro questa situazione particolare e in vista dei prossimi cambi dal 2019 per i futuri pensionati del mondo scuola (qui sotto tutti i dettagli). Fedeli ha poi rilanciato la critica della Cgil evidenziando tutti i problemi di chi attende ancora per la stabilizzazione o il trasferimento: «rischiano di essere lesionati i diritti maturati con il lavoro, messi in discussione da procedure cervellotiche e inique». Di Maio e il Miur dovranno ora tentare di trovare la quadra mettendo fine, come ha promesso anche il Ministro Bussetti, ai rimpalli e ritardi di comunicazione dell’Inps verso i 35mila quasi-pensionati. (agg. di Niccolò Magnani)
ECONOMISTI VS INPS: “QUOTA 100 È SOSTENIBILE”
Non proprio tutti sono concordi con il Presidente Inps sulle cifre e le teorie pessimistiche riguardo le misure pensate dal Governo Lega-M5s sul fronte pensioni per i prossimi anni: in particolare, sul “Manifesto” il professore di Politica Economica alla Sapienza di Roma – Roberto Felice Pizzuti – ha contestato la stima fatta dall’Istituto Previdenziale secondo cui una manovra con annessa riforma pensioni, potrebbe costare ben 18 miliardi di euro. «Con la Quota 100 difficilmente verrà superata la metà di tale cifra e comunque l’onere derivante dall’anticipo di spesa sarebbe compensata negli anni successivi dal minor importo della prestazione liquidata ad un’età inferiore», spiega Pizzuti riconoscendo il forte valore che i giovani dovranno accrescere nello scenario previdenziale futuro. «Riconoscere contributi figurativi per gli anni di disoccupazione involontaria attenuerebbe la precarietà che sta corrodendo la loro vita e le prospettive dell’intera collettività», conclude l’economista. (agg. di Niccolò Magnani)
SCUOLA, BOOM DI PENSIONAMENTI NEL 2018
Entro fine 2018 ci saranno nel mondo scuola un autentico “boom” di pensionamenti, circa 35mila, che rilevano l’ovvio capitolo sostituzioni-assunzioni per provare a rilanciare il mondo della Scuola afflitto da tempo dal problema dei ricambi generazionali. Come riporta giustamente Il Messaggero, sono oltre 35mila le richiesta di pensionamento quest’anno, a fronte dei 25mila degli anni precedenti. «Si tratta di 25 mila docenti, cui si aggiungono quasi 8 mila Ata (bidelli, assistenti tecnici, amministrativi) e circa 300 presidi», si legge nel dati presentati dai colleghi romani. Il picco è dovuto ad una sorta di blocco precedente della Legge Fornero, ma come spieghiamo qui sotto dal 2019 cambia tutto e si rischia – senza riforma pensioni del Governo gialloverde – un rinvio ulteriore dell’uscita dal lavoro per i tanti docenti e operatori scolastici. Il Ministro Marco Bussetti ha attivato subito un percorso rafforzato di collaborazione fra Miur e l’Inps: «obiettivo primario quello di velocizzare il dialogo tra uffici territoriali del Miur e dell’Ente previdenziale e far ‘parlare’ tra loro i rispettivi sistemi informativi, agevolando l’inserimento e il reperimento di quelle informazioni che consentono di accertare il diritto alla pensione del personale docente», spiega il responsabile dell’Istruzione. (agg. di Niccolò Magnani)
DOCENTI SCUOLA: ATTESA LA QUOTA 100
Dalla Scuola arriva la “speranza” per la riforma Pensioni del Governo gialloverde: i problemi riscontrati nelle ultime settimane con i ritardi dell’Inps verso i prossimi pensionati docenti hanno acuito il senso di attesa per la Quota 100 e Quota 41 che potrebbero essere un rilancio significativo per tutto il mondo Scuola superando la legge Fornero. «Saranno 35mila in base ai dati riferiti al 2018 i docenti che andranno in pensione (al 1 settembre), ben 10mila in più rispetto al 2017. Le pratiche all’Inps, però, non stanno scorrendo nel modo giusto e il rischio è che i tempi vadano per le lunghe», ha spiegato il portale La Tecnica della Scuola, esperto nel settore e attento alle problematiche dei docenti e operatori scolastici in merito ai nodi previdenziali. Negli scorsi giorni i sindacati generali – CGIL, CISL, UIL – hanno chiesto un incontro ufficiale con l’Inps e il Miur per trovare una soluzione alle grosse difficoltà derivate dall’affidamento all’Inps stesso «dell’accertamento del diritto a pensione per il personale della scuola e dell’AFAM, sulla base dei dati presenti nel conto assicurativo». Dal 1 gennaio 2019 gli insegnanti, secondo le stime e i calcoli della Legge Fornero, andranno in pensione ancora più tardi e proprio per questo le proprie sigle sindacali spingono per modificare a fondo la Legge pensioni prima di questa data. (agg. di Niccolò Magnani)
DI MAIO: “TAGLIO PENSIONI D’ORO ENTRO L’ESTATE”
In una intervista a Sky Tg24 il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha rilanciato, ancora una volta, il progetto immediato del Governo gialloverde sulle pensioni d’oro: «questa settimana calendarizzeremo la proposta sul taglio degli assegni d’oro», e il progetto vede il Governo impegnato entro l’estate ad una soluzione in merito, almeno secondo la promessa del leader M5s «Lo vogliamo portare a casa per primo, lavoreremo perché sia approvato prima della pausa estiva». Secondo il vicepremier si tratta di un’opera di giustizia sociale ma al momento ancora non è dato sapere quanti soldi verranno realmente recuperati con il taglio delle pensioni “alte”, «chi prende una pensione sopra i 4-5 mila euro netti e non ha versato i contributi avrà un taglio dell’assegno in proporzione ai contributi versati», conclude Di Maio non prima di accennare i due successivi provvedimenti economici che verranno approvati dal Governo Lega-M5s, in sintesi, abolizione dei vitalizi e reddito di cittadinanza. «Credo che questa settimana alla Camera si aboliranno i vitalizi agli ex parlamentari e spero che il Senato si muova il prima possibile», ha promesso il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico.
RIFORMA PENSIONI, QUOTA 100 E QUOTA 41 PROMOSSE DALLA FSI
L’ipotesi di varare una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100 incontra il favore della Federazione sindacati indipendenti. “Condividiamo un provvedimento del genere al cento per cento”, ha infatti fatto sapere il Segretario generale Adamo Bonazzi. Fsi-Usae sembra gradire sia la possibilità che il paletto anagrafico di Quota 100 sia fissato a 64 anni, sia l’introduzione di Quota 41 per favorire quanti hanno iniziato a lavorare presto. Il sindacalista, parlando con i quadri Fsi del Veneto, ha ricordato che la Legge Fornero è “solo l’ultimo dei provvedimenti che in nome dell’austerità e del risparmio ha tradito il patto sociale con almeno due generazioni di lavoratori”. Per questo mettere mano al sistema pensionistico “è prima di tutto una questione di giustizia sociale”.
Bonazzi ha anche sottolineato che a essere particolarmente penalizzati sono stati “i lavoratori delle pubbliche amministrazioni che hanno continuato a versare contributi maggiorati in virtù di una possibilità di uscita anticipata che non c’è più dal 1995. Un tradimento che però si è ripercosso anche e soprattutto sul lato occupazionale e che ha dato uno schiaffo ai giovani che hanno visto così ritardare di un corrispondente periodo di tempo il loro ingresso nel mondo del lavoro, mentre nel Pubblico Impiego, viceversa, serve un ricambio generazionale che non è più rinviabile”. Per introdurre Quota 100 servirebbero comunque delle risorse e secondo il sindacalista bisognerebbe limitare i fondi che lo Stato ha investito, spesso in perdita, in aziende decotte. “Si cominci a porre un limite ed a scrivere che le aziende dove i manager sono pagati oltre venti volte lo stipendio dei loro operai non possono accedere a contributi statali. I mezzi necessari ci saranno immediatamente”, ha detto Bonazzi.