VERTICE DEL GOVERNO PER LA MANOVRA
Per il Governo si avvicina l’appuntamento con la Legge di bilancio e, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, oggi si terrà un incontro tra il Premier Conte, i ministri Tria, Savona, Salvini e Di Maio, oltre che il sottosegretario Giorgetti, proprio per fare il punto sulla manovra. Probabilmente ci sarà da capire quali provvedimenti si riterranno “indispensabili”, facendo anche un po’ i conti sul loro costo. Secondo il quotidiano di Confindustria, per la riforma delle pensioni dovrebbero essere stanziati 5 miliardi di euro. Una cifra che dovrebbe corrispondere al costo della Quota 100 ipotizzata da Alberto Brambilla, con un paletto quindi relativo all’età minima di 64 anni per poter accedere alla misura. Resta da capire se ci saranno altri limiti (per esempio alla contribuzione figurativa che si potrà usare) e se ci sarà spazio per la Quota 41 o meno.
QUOTA 100, LA COMPATIBILITÀ CON LE ALTRE MISURE
Mentre si continua a ragionare sulla Quota 100 che dovrebbe essere il fulcro della riforma delle pensioni del Governo Conte, ci si interroga anche sulla sua compatibilità con le altre forme di pensionamento attualmente in vigore. Firenzepost.it ricorda che “se un lavoratore matura la pensione di vecchiaia (nel 2019, 67 anni), oppure la pensione anticipata (42 o 43 anni e tre mesi di contributi, rispettivamente per donne e uomini, sempre dal 2019) prima della quota 100”, allora potrà continuare a usare questi strumenti. “Per quanto riguarda l’Ape social, il lavoratore continua a percepire la prestazione fino alla scadenza. A quel punto, se avrà il requisito per la quota 100, potrà utilizzarla per andare in pensione”, “se però l’assistito matura prima il diritto a pensione anticipata, si interrompe l’Ape social e il lavoratore va in pensione anticipata”. “Quanto all’Ape volontaria, il lavoratore può decidere in qualsiasi momento di passare alla pensione con quota 100”.
APE AZIENDALE, COSA OCCORRE
In attesa della riforma delle pensioni del Governo Conte, che potrebbe essere all’insegna di Quota 100, per alcuni lavoratori potrebbe aprirsi la strada dell’Ape aziendale. Pensionioggi.it ricorda che occorre un accordo scritto tra il datore di lavoro e l’interessato da allegare all’istanza di accesso all’Ape contenente: i dati identificativi completi del lavoratore e del datore di lavoro, l’importo dell’incremento del montante contributivo che farà di fatto venire meno la “penalizzazione” sull’assegno futuro del pensionando, il periodo assicurativo assunto a riferimento per il calcolo del predetto montante, il periodo previsto di fruizione dell’Ape da parte del lavoratore e l’assunzione, da parte del datore di lavoro, dell’obbligazione irrevocabile di versamento di tale incremento del montante contributivo entro la scadenza di pagamento dei contributi relativi al periodo di paga del mese di erogazione della prima mensilità dell’Ape.
ESODATI, NUOVI INCONTRI PER LA NONA SALVAGUARDIA
Procede senza sesta l’attività del Comitato esodati licenziati e cessati per veder varata la nona salvaguardia. Come informa Paolo Papa in un post sulla pagina Facebook del Comitato stesso, una delegazione ha incontrato Claudio Durigon, sottosegretario del ministero del Lavoro. “Sì è discusso degli ultimi 6000 esodati esclusi dalle 8 salvaguardie, puntando la discussione sui numeri e sulle risorse necessarie. Il sottosegretario Durigon, che ha ben chiara la situazione, ci ha confermato con nostra grande soddisfazione che i tecnici stanno lavorandoci sopra, analizzando tutti i dati ufficiali forniti dagli enti coinvolti”, scrive Papa, che segnala anche la presenza all’incontro di “altri tecnici competenti, tra cui il Dott. Giovanni Capizzuto (M5S), responsabile della Segreteria Tecnica Mise”. I rappresentanti del Comitato hanno già in programma altri incontri all’inizio di settembre.
IL GOVERNO RISCHIA DI AIUTARE I FURBETTI
Uno dei progetti del Governo in tema di riforma delle pensioni è quello di aumentare le minime. Per lo scopo sembra che si voglia intervenire sulle pensioni più alte di importo non giustificato dai contributi versati durante la vita lavorativa. Pino Nicotri, in un articolo riportato da blitzquotidiano.it, evidenzia come spesso ad avere assegni di importo basso siano i lavoratori autonomi che durante la loro carriera emettono poche fatture, evitando così di pagare l’Iva e contributi pensionistici più alti. In questo modo possono investire i ricavi non tassati e godersene i frutti una volta in pensione. Senza dimenticare che potranno contare su una pensione minima che poi qualche governo, come quello attuale, aumenterà. “Contrariamente al proverbio, forse il mondo non è dei furbi: ma il BelPaese sì”, è la conclusione di Nicotri.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Cesare Damiano, intervenendo sulla riforma delle pensioni, torna a ripetere di essere favorevole a Quota 41 e a Quota 100, purché quest’ultima non contenga dei “trucchi”. L’ex ministro del Lavoro, intervistato da pensionipertutti.it, spiega in particolare che “se Quota 100 è la somma di 64 anni di età più 36 di contributi, la platea si restringe e siamo ad un anno sopra rispetto a quanto previsto dall’Ape Sociale e volontaria. Per questo bisogna evitare che l’Ape venga soppressa, altrimenti si provocherebbe un danno notevole a chi appartiene alle categorie dei lavori gravosi”. Come se non bastasse, “far accedere alla pensione con Quota 100 non può significare il ricalcolo retroattivo dell’assegno, con il sistema contributivo, a partire dal ’96. Sarebbe un taglio importante. E, inoltre, se si dovessero prendere in considerazione soltanto una parte dei contributi figurativi versati, sarebbe un altro fattore di limitazione e di discriminazione”.
Damiano ha anche detto che intende battersi affinché il Partito democratico faccia di tutto per inserire, nella prossima Legge di bilancio, la nona salvaguardia degli esodati, che dovrebbe essere definitiva e riuscire a tutelare le circa 6.000 persone rimaste escluse. Per quanto riguarda Opzione donna, l’ex deputato non nasconde che “se ci sono fondi residui cristallizzati, sarebbe bene sbloccarli”. Anche se dubita “che questo sia possibile”. Resterebbe percorribile la strada del riconoscimento dei lavori di cura per le donne, “dal momento che la distanza di 5 anni tra uomini e donne per la pensione di vecchiaia (65 e 60 anni) è stata superata dalle nuove normative che hanno totalmente equiparato, sbagliando, l’età pensionabile fra i generi”.