Matteo Salvini è pronto a sfidare l’Unione Europea sulla riforma delle pensioni. Il ministro dell’Interno e vicepremier ha ribadito un tema che ha riproposto in tutte le salse durante la campagna elettorale: il superamento della Legge Fornero. Parlando nella piazza di Lesina, in Puglia, il leader della Lega ha spiegato che con la legge di bilancio il governo farà «di tutto per rispettare i vincoli europei, ma prima vengono i diritti degli italiani: il diritto al lavoro, alla pensione, alla salute». Sul fronte dei conti pubblici, Salvini ha lanciato un messaggio chiaro a Bruxelles: «Ci impegneremo tantissimo anche sul piano economico, per fare anche lì la rivoluzione che abbiamo già messo in atto sull’immigrazione. Me lo ricordo cosa ci siamo impegnati a fare, piaccia all’Europa o no». A partire dallo «smontare la Fornero», «ridurre le tasse e ridurre la burocrazia, togliere dalle scatole spesometri, redditometri studi di settore». Il governo M5s-Lega se ne sta occupando: lo garantisce Salvini. «Ci stiamo lavorando, così come stiamo lavorando per la pace fiscale: non sarà facile, avremo parecchi avversari». (agg. di Silvana Palazzo)
QUOTA 42, LA REAZIONE DEI PRECOCI
Negli ultimi giorni hanno continuato a rimbalzare voci sulla riforma delle pensioni che il Governo dovrebbe inserire nella Legge di bilancio, complici i ripetuti incontri tra i principali ministri dell’esecutivo in materia. Tra le ipotesi di intervento sembra perdere concretezza la Quota 41, a favore invece di una Quota 42, che garantirebbe l’ingresso in quiescenza con un’anzianità contributiva pari a 42 anni. Si parla anche dell’ipotesi che il traguardo pensionistico possa essere raggiunto dopo 41,5 anni, ma come detto non vi sono certezze, solo voci. Che stanno però portando i lavoratori precoci a perdere la pazienza nei confronti dell’esecutivo, anche perché le richieste dei sindacati di riaprire il tavolo di confronto sulla previdenza sono cadute nel vuoto e dunque è impossibile capire cosa realmente ha in mente di fare il Governo sul tema.
LE RICHIESTE DEL CODS
Dopo aver notato che la Cida, pur avendo richiesto al Governo un confronto per discutere di riforma delle pensioni, così come hanno fatto anche i principali sindacati confederali con una lettera indirizzata al ministro Luigi Di Maio, Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, evidenzia che forse il “modus operandi” dell’esecutivo è quello di non ricevere le parti sociali che ne fanno richiesta. A questo punto non può che sorgerle una domanda, visto che non siamo in una democrazia diretta: “Affinché le istanze dei cittadini giungano nelle sedi deputate cosicché gli organi preposti se ne possano fare carico, quale strada bisogna percorrere?”. La domanda non è certo priva di ragioni e Armiliato stessa evidenzia che “un paio di ‘istanzucce’” da presentare le donne ce le hanno, come quella riguardante il riconoscimento dei lavori di cura.
L’ATTACCO DI FELTRI A BOERI E DI MAIO
La proposta di legge di Lega e Movimento 5 Stelle per un ricalcolo delle pensioni d’oro, ovvero quelle superiori agli 80.000 euro lordi l’anno, determinate con metodo retributivo, non piace a Vittorio Feltri, che in un articolo su Libero attacca anche l’Inps. Il giornalista partendo dalla considerazione che Camera e Senato “ci costano la bellezza di 60 mila euro ogni 60 secondi”, non nasconde che “se il calcolo è esatto, come credo, c’ è da spararsi”. Tuttavia poi aggiunge: “Invece a spararsi saranno i pensionati a settembre, dato che il pistolino Di Maio allora taglierà le pensioni anziché tagliare la testa dell’Inps, che spende i quattrini dei lavoratori per darne ai fanigutun, ovvero ai privi di reddito perché privi della voglia di faticare”. Una dura presa di posizione anche contro il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.
RIFORMA PENSIONI, COME DISINNESCARE LA PROPOSTA LEGA-M5S
Continua a far discutere la proposta di legge di Lega e M5s per ricalcolare le pensioni retributive sopra gli 80.000 euro lordi. Secondo Giuseppe Pennisi, alla sede dell’Inps stanno arrivando almeno centomila raccomandate con richiesta di avere l’estratto della loro posizione contributiva. Si tratta di quanti sarebbero interessati dal provvedimento, che tale documentazione in mano potrebbero “disinnescare” l’intervento della maggioranza. “Chi potrà dimostrare – e saranno numerosi – che il trattamento diventerà inferiore a quello che sarebbe con il metodo di calcolo contributivo ha buone probabilità di vedersi accolto un ricorso in un tribunale amministrativo”, scrive l’economista su formiche.net, rilevando inoltre che “la Corte Costituzionale non potrà restare insensibile a una misura discriminatoria contro una categoria di italiani dopo che tre sentenze hanno dichiarato che la pensione è un ‘salario differito’ e che gli stessi ‘contributi di solidarietà’ possono essere giustificati per periodi brevi ed in periodi di gravi difficoltà economiche”.
Secondo Pennisi, la proposta di legge è inoltre di dubbia legittimità costituzionale, non solo per la retroattività, “ma anche perché si accanisce verso una categoria già colpita dalla deindicizzazione, una categoria che ha sempre osservato gli obblighi contributivi, mentre ignora i 2 milioni di ‘baby pensionati’ che fruiscono di trattamenti di quiescenza da oltre 40 anni, e gli assegni sganciati da contributi di ferrovieri e postelegrafonici. Ignora anche la separazione tra assistenza e previdenza e le pensioni sociali non previdenziali di milioni che non hanno mai versato contributi”.