Ferragosto, come forse troppo spesso ci dimentichiamo, è una festività di origine antichissima: si pensi che già nella Roma imperiale vi era una festa denominata Feriae Augusti. Oggi il giorno, o più ingenerale la settimana, di Ferragosto è tradizionalmente dedicato alle gite fuori porta con lauti pranzi al sacco e/o alle vacanze con la propria famiglia, come raccontato da decine di film della nostra tradizione a partire dagli anni ’60. È questo, inoltre, tradizionalmente il tempo dei tormentoni estivi, dei gavettoni, degli amori che nascono e finiscono in pochi giorni alle prime luci dell’alba. È poi il tempo delle sagre più variegate nelle mille piazze che costituiscono il nostro Paese, dal sud al nord. 



Tra queste hanno sempre avuto un certo rilevo le feste, o i “festival”, di partito dove i dirigenti, locali e nazionali, si incontrano, o forse è meglio dire si incontravano, con i cittadini e i militanti per ascoltarli e rilanciare l’azione politica dopo la fine, appunto, delle feste agostane. Da questo punto di vista l’estate che sta finendo è, certamente, anomala, essendo la prima con il governo giallo-verde del sub-comandante Conte in carica. Tuttavia è possibile abbozzare un prima riflessione su quanto delle proposte/promesse sia stato, a oggi, effettivamente realizzato o, almeno, messo in cantiere.



A titolo esemplificativo, con riferimento al lavoro, nel contratto per il Governo del Cambiamento si dichiarava che, al fine di tutelare la sicurezza occupazionale e sociale, fosse importante lo sviluppo e il rafforzamento di vere, ed efficaci, politiche attive che facilitino l’occupazione, la ricollocazione e adeguate misure di sostegno al reddito e di protezione sociale. Questo, si scriveva, potrà essere attuato, anzitutto, procedendo a una profonda riforma e a un potenziamento dei “famosi” Centri per l’impiego.

Particolare attenzione si sosteneva, nello stesso documento, sarebbe stata rivolta al contrasto della precarietà, causata anche, ma non solo, dal Jobs Act renziano, agevolando la stipula di contratti di lavoro più stabili per consentire, almeno negli auspici della maggioranza, alle famiglie una programmazione più serena del loro futuro. A oggi dobbiamo, in questa prospettiva, registrare l’approvazione del contestato Decreto dignità, fortemente voluto, e difeso, dal superministro del Lavoro, e vice-premier, Luigi Di Maio.



Basta questo per poter dare un giudizio al Governo? Le aspettative sono, o stanno per essere, trasformate in concrete scelte di Governo? Di questo si sarebbe potuto parlare,forse, con serenità, magari di fronte a un mojito, in questi giorni. La realtà, tuttavia, come spesso accade, ha preso il sopravvento e passeremo, ahimè, questo Ferragosto ad assistere a un triste show sulle colpe del disastro di Genova che il Paese e, prima di tutto, le vittime, e le loro famiglie, non meritano.