Ilva non è solo un caso, è un’opera letteraria. E ora si è arricchita di un colpo di scena che ci porta dritti dritti all’ultimo capitolo. Che però, ahimè, ancora non siamo in grado di leggere. Il Ministro Di Maio ha tenuto ieri una conferenza stampa al Mise per riferire la sua posizione dopo aver ricevuto il parere dell’Avvocatura di Stato. Posto che la relazione dell’Avvocatura non è stata divulgata, Di Maio dice che “la gara è illegittima – per eccesso di potere -, ma non si può annullare”.



E non solo: “Per questo è un delitto perfetto che ha fatto lo Stato creando una procedura piena di vizi e illegittimità. Se un’azienda ci chiedesse di partecipare alla gara, ci sarebbero le ragioni di opportunità, potremmo revocare la gara. Ma noi saremo al tavolo con le parti sociali: un accordo che porta lavoro a Taranto rappresenta l’interesse pubblico attuale e concreto da tutelare che eviterebbe la revoca della gara”.



In buona sostanza, le irregolarità sono tutte del Governo precedente e dell’ex ministro Carlo Calenda, non di Arcelor Mittal che “ha agito in buona fede”. Inoltre, siccome non ci sono altri pretendenti ed essendo ancora aperta la partita dell’interesse pubblico, nel caso in cui Arcelor Mittal presenti quelle migliorie sul piano ambientale e occupazionale che il Governo si attende, tale interesse pubblico sarà rispettato e non violato. E verrà meno l’altro requisito – insieme a quello dell’illegittimità dell’atto – per l’annullamento del procedimento. Scommettiamo che finirà così?



La comunicazione della Fiom che ne è seguita è l’inizio del capitolo finale: “Ricordando che spetta proprio al governo – attraverso i commissari – dare il via libera al passaggio di consegne, chiediamo, ancora una volta, che lo stesso governo assuma un ruolo attivo in questa vicenda convocando un tavolo di confronto che affronti e risolva i problemi denunciati dallo stesso ministero, cambiandone i presupposti, a partire da quelli ambientali e occupazionali”.

Così sarà, come ha lasciato intendere lo stesso Luigi Di Maio. Nel frattempo la palla passa al ministro dell’Ambiente Sergio Costa che indicherà quali sono gli standard minimi – che Mittal dovrà accettare – per fare in modo che sul versante ambientale sia rispettato l’interesse pubblico. E il delitto perfetto si consumerà: è quello di Carlo Calenda, vero e unico obiettivo di Di Maio.

Ma, come nel grande film di Alfred Hitchcock, il delitto non è mai perfetto. Qualcuno si accorge della messa in scena dell’assassino…

Twitter: @sabella_thinkin

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