Salvini “pompiere”, secondo atto: dopo aver detto che il contratto di Governo verrà rispettato in toto, sempre dal Veneto rilascia una breve dichiarazione in cui si scorge un nuovo sostegno a Di Maio e alla misura invece fortemente criticata dalla sua stessa Lega. «Alcune mega pensioni non coperte da contributi non hanno senso di esistere», spiega il vicepremier che sembra voler spegnere le polemiche, nonostante abbia comunque convocato un punto settimana prossima in casa Carroccio per valutare al meglio il da farsi in merito. Intanto a Sky Tg24 anche Borghi, Presidente della Commissione Bilancio alla Camera, tenta di chiudere la crisi diplomatica in seno al Governo con alcune dichiarazioni meno roboanti rispetto a ieri: «A dire la verità è sul contratto il fatto che si debba procedere a questa operazione, che è un’operazione di minima equità. Io capisco che non fa piacere a nessuno perdere parte del proprio reddito, l’unica cosa che deve essere capita è che se uno percepisce una pensione superiore ai contributi versati è perché lo Stato gli sta dando un sussidio». 



SALVINI: “RISPETTEREMO CONTRATTO DI GOVERNO”

Arriva dopo un giorno e mezzo la parola “fine”, almeno mediaticamente, allo scontro interno al Governo sul fronte pensioni d’oro: parlando dal Veneto, il Ministro e leader leghista Matteo Salvini ha fatto sapere che «sulle pensioni rispetteremo il contratto di Governo», come del resto richiesto ieri dal collega Di Maio in merito al dossier di Brambilla che aveva agitato il mare della maggioranza. «Ho convocato per martedì prossimo una riunione per la prossima manovra, come segretario di partito, ma intanto stiamo raccogliendo i dati» ha poi aggiunto Salvini facendo comunque intendere che la misura proposta dal Movimento 5 Stelle non è proprio in linea all’elettorato e programma del Carroccio. Non a casa, Brambilla è uno dei consiglieri più ascoltati da Salvini e molto meno “pasdaran” rispetto a Borghi o Bagnai: i tagli iniqui e arbitrati segnalati da Brambilla hanno allarmato il M5s che con Di Maio ha “minacciato” lo scontro duro, con Salvini che oggi fa rientrare il “caso”. In sintesi, questo è accaduto: cosa però vi sarà nella Manovra d’autunno alla voce “taglio alle pensioni d’oro”, ancora non è chiarissimo.. 



DURIGON (LEGA) “MEDIA” TRA DI MAIO E BRAMBILLA

Nel tentativo di mediare tra Brambilla e Di Maio, interviene il leghista Claudio Durigon, sottosegretario al lavoro, intento a mostrare come il Contratto di Governo non si tocca ma nello stesso momento sarà il Parlamento il luogo dove discutere della norma molto criticata del taglio alle pensioni d’oro. «Il disegno di legge potrà essere corretto durante l’iter parlamentare. Per esempio, nel programma diciamo che devono essere tagliate le pensioni di importo superiore a 5 mila euro netti e quindi penso che la soglia dei 4 mila sarà aumentata. Così come credo che si debba tener conto non solo degli anni di anticipo della pensione ma anche dei contributi versati, per evitare che con il taglio si prenda di meno di quanto si ha diritto in base ai versamenti», spiega Durigon in una intervista al Corriere della Sera. In merito poi al superamento della legge Fornero, il sottosegretario ha spiegato che l’obiettivo è di farlo già nel programma della prossima legge di Bilancio, «Vogliamo attuare gli impegni presi, a partire da ‘quota 100. In merito alla possibilità di andare in pensione a 64 anni d’età con 36 di contributi, stiamo studiando varie ipotesi. Non escludiamo che si possa adottare una soglia d’età anche più bassa, sempre che con gli anni di contributi si arrivi appunto a quota 100. Molto dipenderà dalle risorse a disposizione, grosso modo servirebbero 8 miliardi di euro». 



SCONTRO DI MAIO-LEGA SULLE PENSIONI D’ORO

Da ieri è ufficiale: le tensioni finora tenute più o meno nascoste, sul fronte pensioni, all’interno della maggioranza sono esplose definitivamente dopo lo studio di Alberto Brambilla presentato dalla Lega con il chiaro indirizzo di “minare” la misura grillina sul taglio alle pensioni d’oro. In particolare, il presidente di Itinerari Previdenziali ha bocciato nel suo studio il ricalcolo contributivo delle pensioni d’oro sopra i 4mila euro netti al mese, «80mila euro lordi all’anno, contenuto del progetto di legge depositato alla Camera il 6 agosto scorso dai capigruppo di Lega e Cinque Stelle Molinari-D’Uva». Non solo, Brambilla ha spiegato che sarebbe meglio procedere chiedendo ai pensionati «un contributo straordinario di solidarietà di tre anni per sostenere la non autosufficienza e l’occupazione di giovani, over 50 e donne. Anziché procedere con un taglio secco e permanente». A tale ragionamento, Di Maio ha replicato dall’Egitto: «Se qualcuno vuol dire che il contratto di governo non si deve attuare lo dica chiaramente, altrimenti si va avanti», aggiungendo poco dopo «sia chiaro che agiamo su persone che prendono dai 4mila euro netti in su, se non hanno versato i contributi relativi agli assegni eppure si stanno trattando queste persone come disperati che adesso dobbiamo andare a salvare». Qui tutti i dettagli dello scontro Lega-M5s

USCITA DAL LAVORO, ETÀ BLOCCATA FINO AL 2022?

Secondo quanto riportato dalla Ragioneria di Stato e dalle stime lanciate di recente, l’età per lasciare il lavoro ed entrare nel regime di pensioni verrà alzata a 67 anni (su indicazioni del Governo) ma dopo questo adeguamento dovrebbe rimanere “bloccata” per 4 anni, dunque fino al 2022. Lo annuncia stamattina in un fondo il Messaggero, spiegando che dopo lo scatto di gennaio 2019 non vi dovrebbero essere nuovi adeguamenti, almeno per i prossimi 4 anni. «Si registrerà invece una impennata dell’età negli anni successivi con quota 68 anni nel 2029», spiega sempre il Messaggero osservando i dati della Ragioneria. Rispetto alle statistiche infatti, nel 2021 «verrebbe a mancare lo scatto dell’età e dunque la soglia resterebbe ferma a 67 anni»; non solo, dovrebbe essere confermato anche il requisito per la pensione di anzianità che andrebbe a 43 anni e 3 mesi.