L’AVVERTIMENTO AL GOVERNO

Un nuovo “avvertimento” arriva dal mondo finanziario circa la volontà, manifestata in diverse occasioni dagli esponenti del Governo, di voler varare una riforma delle pensioni, all’insegna di Quota 100 o Quota 41. Peter Cardillo, Chief market economist alla Spartan Capital Securities di New York, è infatti certo che per quanto riguarda “riforma sulle pensioni e tasse: sarà il mercato a stabilire fin dove si potrà spingere il governo italiano”. Intervistato dal Corriere della Sera, ha aggiunto che “la riforma sulle pensioni porterebbe il governo di Roma allo scontro frontale con l’Unione Europea. Nel Paese potrebbe riaprirsi la discussione se restare o uscire dall’euro. Tutto ciò potrebbe scatenare una grande speculazione, lo spread schizzerebbe a livelli inauditi e l’ Italia ne uscirebbe a pezzi. Sulle tasse il discorso è diverso: forse ci può essere qualche margine per una riduzione graduale”.



BRUNETTA CONTRO IL PIANO DEL GOVERNO

La riforma delle pensioni entrerà nella Legge di bilancio. È quanto ha ribadito Matteo Salvini e che sembra sia stato deciso anche durante il vertice di ieri in cui si è fatto il punto sui provvedimenti prioritari che dovranno entrare nella manovra. “Stando ai comunicati rilasciati a margine dell’incontro, sembrerebbe essere prevalsa la linea anti-europeista dei vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che prevede l’introduzione, già nella prossima manovra, del reddito di cittadinanza, della flat tax e l’abolizione della legge Fornero, da finanziare attraverso un maxi ricorso al deficit pubblico”, è il commento di Renato Brunetta, che sembra quindi non gradire la linea dell’esecutivo volta a modificare non solo il sistema pensionistico, ma anche a ridurre il carico fiscale che grava sui cittadini e a introdurre una misura che richiede molte risorse come il reddito di cittadinanza.



M5S ESULTA PER IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO

Maria Elisabetta Alberti Casellati aveva deciso di chiedere al Consiglio di Stato un parere prima di decidere cosa fare in merito ai vitalizi degli ex Senatori. La risposta arriva viene accolta in maniera molto positiva dal Movimento 5 Stelle, che ora chiede alla Presidente dell’assemblea di palazzo Madama di fare quanto già fatto dalla Camera. Laura Bottici segnala in particolare che “dopo il parere del Consiglio di Stato non si può perdere altro tempo”. Roberto Fico, che era stato anche criticato per aver avviato alla Camera la misura che interviene sui vitalizi degli ex deputati, segnala che il parere pervenuto “dimostra che Montecitorio ha agito con lo strumento adatto”. Non resta che vedere se il Senato, dove la maggioranza è più risicata, lascerà passare un provvedimento di taglio dei vitalizi. Già il ddl Richetti, nella scorsa legislatura, non era riuscito nemmeno ad arrivare al voto dell’aula.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PENNISI

Per mettere a punto la riforma delle pensioni, Luigi Di Maio “dovrebbe o passare le meritate ferie estive a studiare la neuro-economia oppure prendere un paio di consiglieri esperti della materia”. È quanto suggerisce al ministro del Lavoro l’economista Giuseppe Pennisi, in un articolo pubblicato su formiche.net. Dal suo punto di vista, dal momento che quello delle pensioni è un tema che riguarda tutti i cittadini, o perché pensionati o pensionandi, o perché comunque riescono ad avere dei benefici da parenti in quiescenza, “l’annuncio stesso di una riforma dei trattamenti genera incertezza”, la quale “frena l’economia reale e preoccupa i mercati”. Pennisi aggiunge un passaggio interessante rivolto a Di Maio: “il ministro ha certamente notato che ogni volta che ha annunciato una riforma delle pensioni lo spread è aumentato e nell’arco di qualche giorno i centri studi italiani e internazionali hanno pubblicato stime al ribasso dell’andamento economico, e al rialzo del tasso di disoccupazione”.

Secondo l’economista, il ministero del Lavoro e l’Inps dovrebbe concentrarsi su “un attento lavoro contabile” per separare previdenza e assistenza. Questo perché, “ad esempio, l’integrazione al minimo per coloro che non hanno mai accantonato o quasi costa 21 miliardi l’anno e per le pensioni baby si versano 9 miliardi a fronte di 2 miliardi di contributi pagati nel lontano passato. Infine per i ferrovieri ed i post-telegrafonici si mettono in bilancio 5 miliardi l’anno per colmare la differenza tra trattamenti e prestazioni. Tutte pensioni di diamante non d’oro. Insomma, almeno 33 miliardi con cui integrare il reddito di inserimento e farlo diventare reddito di cittadinanza”.