QUOTA 100 E QUOTA 41, LA BATTAGLIA DI DAMIANO

A Cesare Damiano non è sfuggito che tra le pieghe dei dati su occupati e disoccupati, diffusi martedì scorso, venga segnalato che l’occupazione aumenta principalmente tra i 55 e i 64 anni, al di sopra della media europea, mentre tra i 25 e i 54 anni si è sotto tale medie. “Di fronte a questa situazione torna di grande attualità la battaglia condotta dal Pd nella passata legislatura per conquistare maggiore flessibilità nel sistema pensionistico. L’Ape è figlia di questa battaglia, ma bisogna continuare su quella strada perché superare la legge Fornero deve essere un obiettivo del Partito Democratico”, spiega l’ex ministro del Lavoro. Che ricorda: “Il nostro slogan era: ‘Agli anziani la pensione, ai giovani il lavoro’. I Dati dell’Istat confermano la bontà di quell’obiettivo”. “Quota 100, proseguimento dell’Ape sociale, 41 anni di contributi per la pensione di anzianità e Opzione Donna, devono diventare la nostra piattaforma d’autunno”, aggiunge Damiano.



LA RICHIESTA SUI LAVORI DI CURA

La disparità di genere è un problema ancora vivo in Italia e che si fa sentire anche a livello pensionistico. La riforma delle pensioni potrebbe quindi anche essere studiata per cercare di diminuire le disuguaglianze presenti tra uomini e donne. Da un lato il Governo ha promesso la proroga di Opzione donna, sempre che vi siano delle risorse avanzate rispetto a quelle stanziate (e che questo siano utilizzabili), dall’altro potrebbe cercare di valorizzare il lavoro di cura svolto dalle donne, come chiesto in più occasioni dal Comitato Opzione donna social. “Riconoscere il lavoro di cura e trovare un modo per valorizzarlo è il primo passo da compiere per proseguire sulla strada dell’equiparazione di ruoli, diritti, salari e così via e chi non comprende l’importanza di introdurre questa significativa apertura con una norma nel nostro ordinamento, non solo non ha capito proprio nulla ma ordisce contro le donne”, ha infatti scritto Orietta Armiliato sulla pagina Facebook del Cods. Vedremo se tale istanza, che i sindacati hanno fatto propria, sarà accolta dal mondo politico.



MONDO SCUOLA “TREMA” SULLA QUOTA 100

Il Ministro Salvini in una intervista a Repubblica ha spiegato che non solo bisogna smontare la Legge Fornero pezzo dopo pezzo, ma che la primissima operazione del Governo sul fronte pensioni sarà sulla Quota 100, «ci saranno attacchi e dobbiamo prepararci con una manovra del cambiamento. Subito flat tax, rottamazione e quota 100 sulle pensioni». Per il vicepremier leghista, le cautele del Mef e di Tria sono comprensibili, «ma fin d’ora bisognerà introdurre i primi sgravi fiscali. Penso alle partite Iva, alle famiglie più numerose. Ma anche al taglio di alcune accise dell’altro secolo sulla benzina. Quel che mi chiedono qui sotto l’ombrellone vale più dei sondaggi: la rottamazione delle cartelle». Non tutti però vedono le novità del Governo M5s-Lega come un elemento positivo e urgente da attuare: ad esempio, una buona fetta del mondo scuola non accogliere proprio benissimo l’ordinanza possibile dell’esecutivo nella prossima Manovra Economica. La possibilità infatti che la Quota 100 inizi con età “alta”, tra i 64 e i 65 anni minimo per potervi aderire, rende Ata e docenti tutt’altro che “sereni”: si aspettano infatti che venga attuata la riforma Fornero e introdotti i nuovi parametri, «così come indicati nello stesso contratto per il governo del cambiamento M5S-Lega, senza alcun paletto, soprattutto perché mai menzionato», riporta La Tecnica della Scuola. (agg. di Niccolò Magnani)



SALVINI PRONTO A “SMONTARE” LA LEGGE FORNERO

Il Governo “risponde” alle critiche ricevute da sindacati e associazioni di categoria sul fronte pensioni: chi chiede che si faccia di più, chi chiede che si faccia “di meno” (nel senso che non si facciano le cose scritte nel Contratto di Governo, ndr), ma i vicepremier tirano dritta la barra. Secondo il Ministro degli Interni nonché leader della Lega, «non ci saranno aumenti dell’Iva nella prossima Manovra», il che smentisce di fatto la copertura con quell’aumento dei vari costi derivanti dalle “promesse cardine”, ovvero Flat tax, reddito cittadinanza e appunto riforma pensioni. Intervenendo dalla festa nazionale della Lega a Cervia, Salvini ribadisce: «’emergenza è pagare meno tasse, fare lavorare i giovani; la Legge Fornero sarà smontata pezzo per pezzo e le cartelle esattoriali verranno stracciate». Qualche ora prima era stato Di Maio a ribadire come l’impegno del Governo non è quello di “ridurre” i costi ma di aumentare i servizi per i cittadini, anche si dovesse “sforare” quei deficit imposti dalla Ue che tanto “non piacciono” a Lega e M5s. (agg. di Niccolò Magnani)

FRACCARO RILANCIA SUL TAGLIO DELLE PENSIONI D’ORO

Il Governo si prepara alla pausa estiva prima del rush decisivo della Manovra di autunno, il primo vero banco di prova per i “gialloverdi” anche sul fronte pensioni e tagli dei costi: secondo il Ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro – fidato tanto di Grillo quanto di Di Maio – ad ottobre si produrranno molte promesse contenute nel Contratto di Governo. In una intervista sul Messaggero di oggi, il Ministro M5s ricorda come «La priorità è migliorare la vita dei cittadini, che non vogliono tante leggi ma leggi fatte bene». Non solo, secondo il responsabile delle riforme del Governo – è anche infatti Ministro della Democrazia Diretta – nelle prossime settimane si porterà in Aula le proposte del Movimento 5 Stelle sul taglio alle pensioni d’oro, sull’acqua pubblica e sul decreto anticorruzione. «Poi sarà la volta della #democraziadiretta e del taglio dei parlamentari. Il cambiamento è nei fatti», conclude Fraccaro su Twitter. (agg. di Niccolò Magnani)

LA RIFORMA “IN PiÙ TAPPE”

Una riforma pensionistica a “più tappe”: è questo che il Governo Lega-M5s sta meditando, specie dopo gli avvertimenti del Ministro Tria in merito ad una prossima Legge di Bilancio che si preannuncia “esplosiva” nella preparazione e nel reperire fondi che mantengano le promesse del Contratto di Governo di entrambi i contraenti. L’esecutivo Conte sarebbe allora pronto ad una Manovra che sull’immediato stia sui 20 miliardi di euro ma che inizi a lanciare il lungo processo di riforma diviso, appunto, in più tappe. Le linee programmatiche uscite dal vertice di Palazzo Chigi tenuto venerdì scorso – alla presenza dei “vertici” di questo Governo, oltre a Conte anche Di Maio, Salvini, Tria, Trenta, Savona e Giorgetti – prevedono lo “smontamento” a più riprese della Legge Fornero: «Non tutte le misure promesse in campagna elettorale potranno però trovare accoglimento nell’immediato data la scarsità delle risorse e la difficoltà di avere il via libera dall’Ue ad un intervento in deficit. L’ipotesi più accreditata è, quindi, una modifica in più tappe con il prologo già nel 2019», conferma lo speciale di Pensioni Oggi. In particolar modo, subito andrebbe messa in Manovra la Quota 100 mentre per la Quota 41 e le modifiche all’Ape Sociale potrebbero volersi più mesi e se ne parlerebbe solo dal 2019 in poi. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LA CGIL REPLICA A DI MAIO

La Cgil riguardo alla riforma delle pensioni ha voluto replicare a Luigi Di Maio, spiegando che “la normativa pensionistica per i sindacalisti è la stessa di tutti gli altri lavoratori dipendenti, in tutti i settori”. Quindi non ci sarebbe alcun tipo di privilegio, come il ministro del Lavoro ha invece fatto pensare quando ha annunciato che intende abolire i privilegi previdenziali dei sindacalisti. Il sindacato di Susanna Camusso non nasconde che ci siano stati “alcuni comportamenti truffaldini, che non hanno mai coinvolto la nostra organizzazione”. Per questo aveva già  “sollecitato l’Inps ad adottare interventi più incisivi finalizzati a prevenire abusi che, con incrementi retributivi anomali a ridosso del pensionamento, possono determinare ingiustificate prestazioni previdenziali”.

La Cgil ricorda anche di avere dato la propria disponibilità “a lavorare per individuare ulteriori strumenti amministrativi o normativi come la determinazione più puntuale della congruità delle retribuzioni rispetto alle regolamentazioni adottate da ogni organizzazione o l’accertamento della effettiva continuità e fissità delle retribuzioni”. Resta il fatto che “tali possibili nuove misure non esimono chiaramente l’Inps dal suo ruolo di vigilanza, che presuppone il monitoraggio dei comportamenti non conformi alla legge, e in questi casi negare l’autorizzazione a versare la contribuzione aggiuntiva”. “Anziché sollevare strumentali polveroni, sollecitiamo il ministro Di Maio a discutere con le confederazioni le misure utili a prevenire e reprimere più efficacemente i comportamenti illegali che danneggiano i sindacati e i lavoratori che rappresentano”, è la conclusione della Cgil.