QUOTA 100 A 62 ANNI AIUTA MEZZO MILIONE DI ITALIANI

La proposta di riforma delle pensioni con Quota 100 a partire dai 62 anni di età ipotizzata da Matteo Salvini consentirebbe a quasi mezzo milione di persone di poter accedere alla quiescenza. È quanto spiega Claudio Durigon in un’intervista al Messaggero. Il sottosegretario al Lavoro evidenzia anche che la misura costerebbe al massimo 8 miliardi di euro, una cifra lontana, quindi, dai 13 miliardi che erano stati ipotizzati da Stefano Patriarca di Tabula, come riportato da Repubblica. “Il costo della nostra proposta è attualmente al vaglio degli uffici Inps. Ma non siamo su queste cifre. Secondo i nostri calcoli siamo tra i sei e gli otto miliardi di euro al massimo”, sono le parole di Durigon, che non esclude che venga inserito un tetto di due anni massimi di contributi figurativi per accedere a Quota 100. Dall’esponente leghista arriva anche la conferma che si sta lavorando alla Quota 41,5.



QUOTA 100 A 60 ANNI NEL 2021

La Quota 100 potrebbe prevedere il pensionamento già a 60 anni. È quanto progetta la Lega in tema di riforma delle pensioni secondo quanto riporta Il Corriere della Sera. Si tratta di un’ipotesi per arrivare alla “Quota 100 perfetta” (ovvero con una somma tra i 60 anni di età i 40 di anzianità contributiva) nel 2021. Certo oltre al nodo delle risorse necessarie si rischierebbe anche di creare delle situazioni di disparità, visto che da un anno con l’altro ci sarebbero coorti più giovani ad andare in pensione. Tuttavia sembra difficile immaginare proteste o malumori simili a quelli che si sono avuti quanto invece i requisiti pensionistici sono aumentati. Resta da capire, in ogni caso, che fine farà l’adeguamento dell’età pensionabile e dell’anzianità contributiva all’aspettativa di vita. Teoricamente, infatti, ogni due anni dovrebbe esserci una revisione dei requisiti pensionistici.



QUOTA 100, BOCCIA VALUTA L’IPOTESI DI SALVINI

La Quota 100 a 62 anni ipotizzata da Matteo Salvini durante l’ultima puntata di Porta a porta sembra non trovare l’opposizione di Confindustria. Radiocor riporta infatti le dichiarazioni Vincenzo Boccia a margine di un incontro organizzato da Confindustria Piemonte e l’Unione industriale Torino: “Vediamo quanto quota ai fini pensionistici”. “Abbiamo detto che tutto questo deve essere fatto senza ricorso eccessivo al deficit. Mi sembra che le dichiarazioni di Salvini nei giorni scorsi di rispetto delle regole sul deficit vanno in questa direzione. Dovrebbero essere cose accettabili”, ha aggiunto il Presidente degli industriali. Tenendo conto che nei mesi scorsi Boccia aveva evidenziato la necessità di privilegiare interventi a favore dell’occupazione giovanile, piuttosto che delle pensioni, il fatto che voglia valutare la proposta di Salvini senza quindi bocciarla sembra rappresentare un segnale positivo.



LA RICHIESTA SULL’ASPETTATIVA DI VITA

Non sembra che al momento la riforma delle pensioni ipotizzata dal Governo Conte andrà a incidere sul meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. Ieri, tuttavia, presso la Camera sono state depositate più di 100.000 firme raccolte online e in forma cartacea per la petizione in cui si chiede di abolire questo meccanismo. I promotori chiedono di continuare a raccogliere altre firme, in modo che emerga chiaramente agli occhi del mondo politico quanto i cittadini desiderino questo cambiamento. Ragione, questa, che spinge anche alla manifestazione che si terrà sabato 29 settembre dalle 10:00 alle 14:00 davanti a Montecitorio. “L’aumento della età pensionabile non solo ha aumentato i disoccupati in tutte le classi di età, ma ha anche determinato una diminuzione drastica degli assegni pensionistici presenti e futuri”, scrive Luciano Cecchin, tra i promotori della petizione.

INPS, VIA LIBERA ALL’ASSESTAMENTO DEL BILANCIO

Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps ha approvato l’assestamento del bilancio preventivo 2018 con una riduzione del disavanzo a 1,841 miliardi di euro. Un risultato che è stato reso possibile da una crescita delle ore lavorate che hanno fatto aumentare dello 0,6% i contributi del settore privato. Complessivamente i contributi Inps ammontano a 228,794 miliardi di euro, mentre le prestazioni previdenziali e quelle di protezione sociale arrivano 229,461 miliardi. Il disavanzo di queste attività è quindi pari a 667 milioni. Le prestazioni a carico del Bilancio dello Stato di carattere assistenziale o di protezione sociale sono diminuite dello 0,9%, ma i trasferimenti dallo Stato a questo titolo pesano sul disavanzo Inps per 621 milioni di euro. Il Civ dell’Inps ha evidenziato che nella Legge di bilancio sarebbe opportuno rifinanziare i provvedimenti adottati negli scorsi anni per sostenere l’occupazione e gli ammortizzatori sociali.

DI MAIO COME POLETTI

Luigi Di Maio come Giuliano Poletti. È quanto si legge su Business Insider in un articolo in cui si evidenzia come l’attuale ministro del Lavoro, alla pari del suo predecessore, non abbia ancora messo mano alle pensioni dei sindacalisti. Tutto questo nonostante gli annunci del leader del Movimento 5 Stelle e il lavoro svolto da Tito Boeri, con tanto di circolare Inps già pronta, e in attesa di un via libera da parte del ministero del Lavoro, per poter togliere gli attuali “privilegi” dei sindacalisti. Eppure proprio Di Maio recentemente aveva espresso la volontà di intervenire su questo fronte. Per il momento l’unico intervento di riduzione delle pensioni si è avuto per i vitalizi degli ex deputati: una misura che tra l’altro scatterà dall’anno prossimo. Resta da capire se si interverrà anche sulle pensioni dei senatori, oltre che sugli assegni sopra i 4.000 euro di tutti i pensionati.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

Cesare Damiano torna a commentare l’ipotesi di una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100, nuovamente rilanciata dalle dichiarazioni degli esponenti del Governo Conte. Per l’ex ministro del Lavoro, di per sé la misura non sarebbe male, tuttavia potrebbe diventare negativa a seconda dei dettagli che conterrà. “Se l’età anagrafica parte da 64 anni, ai quali sommare 36 di contributi, e non si proroga l’Ape sociale che scade a fine anno, l’effetto sarà quello di un peggioramento della situazione, soprattutto a scapito di chi svolge i lavori manuali e delle donne”. Una puntualizzazione che fa capire come Damiano non sia quindi contrario alla proposta del Governo di ritornare al sistema delle quote, quanto piuttosto abbia la preoccupazione che si ottenga un effetto opposto rispetto a quello annunciato. “‘Superare’ la legge Fornero vuol dire fare dei passi avanti, non tornare indietro come propone confusamente il Governo”, ha infatti spiegato.

L’ex deputato non dimentica che un effetto positivo per il ricambio generazionale nel mercato del lavoro si potrebbe avere nella Pubblica amministrazione, dato che nei prossimi anni un gran numero di dipendenti pubblici andrà in pensione. “Vorrei che, accanto ai nuovi concorsi, non si dimenticassero i vincitori e gli idonei di quelli vecchi e i precari ancora rimasti”, è la sua richiesta pensando ai posti di lavoro che si creeranno. Dunque non solo i giovani dovrebbero avere un vantaggio da questo turnover, ma anche quanti non hanno un posto di lavoro pubblico stabile.