“Errori e promesse facili”, questa l’analisi dell’esponente del Partito Democratico Graziano Delrio riguardo la riforma delle pensioni promessa dal Governo Lega-Movimento 5 Stelle, pronto a smontare la legge Fornero con la Quota 100. Intervistato dai colleghi di Avvenire, l’ex ministro ha sottolineato che quello relativo alle pensioni è un “tema delicato. Facile promettere pensioni a tutti, oggi come in passato. Questo ha portato la spesa pensionistica al 50% della spesa italiana bloccando i giovani. Serve equità verso le nuove generazioni. Ammetto che ci sono state molte distorsioni, ma quando partì andava salvata l’Italia dal baratro. Il nostro governo ha garantito 20 miliardi per salvare chi era stato colpito ingiustamente. Ci sono altri ritocchi da fare, condivido le posizioni delle Acli”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
QUOTA 100 E LE ALTRE MISURE UTILI PER LA CGIL
Roberto Ghiselli chiede al Governo di riaprire il confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni e sull’ipotesi di una Quota 100 a 62 anni segnala che “merita un approfondimento e, se venisse formalizzata senza vincoli surrettizi, sarebbe una cosa positiva. Ma questo tema non esaurisce le questioni previdenziali da affrontare con urgenza, perché Quota 100 riguarda una parte limitata del mondo del lavoro”. Il Segretario confederale della Cgil, secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, ritiene sia necessario “affrontare e risolvere definitivamente il tema esodati, la proroga di opzione donna e la questione dei 41 anni. E va garantita agli attuali pensionati l’effettiva tutela del valore della loro pensione, scongiurando anche i rischi di illegittimi ricalcoli o contributi di solidarietà da prelevare anche dalle pensioni di importo medio”.
QUOTA 100, PROPOSTA DELLA LEGA A RISCHIO
La riforma delle pensioni con Quota 100 a 62 anni proposta dalla Lega è già a a rischio. Come scrive Il Messaggero, infatti, si tratta di un provvedimento che ha un costo importante e che potrebbe aprire un problema con il Movimento 5 Stelle, desideroso di avere risorse per finanziare il reddito di cittadinanza, di cui ha fatto la propria bandiera durante la campagna elettorale. Inoltre, la viceministra all’Economia, Laura Castelli, ha già annunciato che da gennaio partiranno le pensioni di cittadinanza, un altro intervento piuttosto costoso se si pensa che comporta l’innalzamento delle minime a 780 euro. Vero è che si vogliono trovare risorse tagliando le pensioni d’oro, ma sembra difficile poter avere i fondi necessari sia per mantenere le promesse leghiste che quelle pentastellate. Dunque la realizzazione della Quota 100 dai 62 anni diventa a rischio.
PROIETTI: SERVE FLESSIBILITÀ DAI 62 ANNI
“Gli annunci e i contro annunci di queste settimane sulle pensioni hanno il solo effetto disorientare i lavoratori e le lavoratrici”, è quanto afferma Domenico Proietti tenendo conto delle continue indiscrezioni e dichiarazioni che ci sono state in tema di Quota 100 e riforma delle pensioni. Per il Segretario confederale della Uil è “sorprendente che il ministro del Lavoro, dopo oltre un mese e mezzo, non abbia ancora risposto alla richiesta di incontro” formulata dai sindacati. Proietti ricorda che “le tre Confederazioni hanno da tempo avanzato proposte precise per reintrodurre efficacemente una flessibilità di accesso alla pensione intorno ai 62 anni, per attuare misure che garantiscano pensioni adeguate ai giovani, per superare le disparità di genere, per valorizzare il lavoro di cura ai fini previdenziali, per prorogare opzione donna e chiudere definitivamente le salvaguardie degli esodati”. Sarebbe dunque bene che il Governo le incontrasse.
D’UVA: TAGLIO PENSIONI D’ORO NON RINVIABILE
Uno dei punti di possibile scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle in tema di riforma delle pensioni è rappresentato dal provvedimento sugli assegni più alti. Intervistato dal Messaggero, Francesco D’Uva, che con Riccardo Molinari aveva presentato una proposta di legge in materia alla Camera, ha voluto chiarire che “il meccanismo di ricalcolo porterà ad un taglio della parte eccedente i 4 mila euro, ma solo per chi percepisce assegni retributivi”. Dunque “chi negli anni ha versato i contributi non ha assolutamente da temere”. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera ha tenuto a precisare che “quello scelto è un sistema robusto, anche giuridicamente”. Dal suo punto di vista la legge sulle pensioni d’oro “è una misura di solidarietà sociale che non può essere rimandata”. Vedremo se gli alleati di governo della Lega saranno d’accordo.
COTTARELLI: RISCHIOSO SPENDERE PER RIFORMA PENSIONI
Se fosse nei panni di Giovanni Tria, Carlo Cottarelli non stanzierebbe 10 miliardi per interventi sulla riforma delle pensioni e sul reddito di cittadinanza. L’ex commissario alla spending review, intervistato dal Mattino, spiega infatti che “sono cose che non ci possiamo permettere. Qualche aggiustamento sulle pensioni e sul reddito d’inclusione si può fare, ma spendere 10 miliardi l’anno è troppo rischioso”. Del resto per l’Italia sarebbe meglio “puntare al pareggio di bilancio perché, con l’economia che cresce, ciò sarebbe sufficiente a ridurre il debito di tre punti l’anno e ci consentirebbe di rimodulare la spesa, dove necessario”. Di fatto Cottarelli, quindi, non si discosta dalle posizioni già espresse in tema previdenziale anche dopo l’analisi dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica da lui presieduto sui contenuti economici del contratto di Governo stipulato tra Lega e Movimento 5 Stelle.
LA CRITICA DI COFFERATI ALLA SINISTRA
A Torino, in occasione di Proxima, l’iniziativa organizzata da Sinistra italiana e Liberi e uguali, è intervenuto anche Sergio Cofferati, che ha parlato di riforma delle pensioni, evidenziando che in campo c’è quella del Governo e non una proposta che arrivi dalla sinistra. Secondo quanto riporta Blasting News, l’ex Segretario generale della Cgil ha evidenziato che “la pessima Legge Fornero è stata approvata con il voto del Partito Democratico e le persone lo sanno. Anche la Cgil ha accettato passivamente quella legge, con sole 4 ore di sciopero. Oggi le contraddizioni di tale legge cadono come macigni sulle persone in carne ed ossa. Su questo la sinistra non dice niente”. Parole molto forti, che potranno forse portare anche a nuove proposte nelle prossime settimane sulla riforma delle pensioni da parte della sinistra.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Cesare Damiano è d’accordo con la proposta sulla riforma pensioni di Matteo Salvini di far partire la Quota 100 dai 62 anni. “Noi dobbiamo sfidare il Governo a continuare sulla strada che abbiamo già intrapreso nella scorsa legislatura con le 8 salvaguardie degli esodati, il prolungamento della sperimentazione di Opzione Donna, con l’Ape sociale e volontaria e con il rallentamento del meccanismo che aggancia l’età della pensione all’aspettativa di vita”, ricorda l’ex ministro del Lavoro, evidenziando che erano stati stanziati 20 miliardi sul fronte previdenziali, che hanno consentito l’accesso alla quiescenza di circa 200.000 persone. “Adesso ci aspettiamo che non si facciano passi indietro: persino Salvini si è accorto che Quota 100, che parte dai 64 anni di età, non va bene e noi siamo d’accordo su una partenza da 62 anni”, specifica Damiano.
L’ex ministro anche presente che sarebbe bene “prolungare l’Ape sociale, che scade alla fine di quest’anno, andare oltre nella sperimentazione di Opzione Donna, fare la nona e definitiva salvaguardia degli esodati e introdurre la ‘pensione contributiva di garanzia’ per i giovani”. Damiano sottolinea che si tratta di temi “che non possono essere dimenticati. Su una materia così delicata va riaperto il tavolo di confronto con i sindacati”. Vedremo se Luigi Di Maio, che sarebbe il ministro chiamato a convocare Cgil, Cisl e Uil, ascolterà questo appello che arriva da un suo predecessore o se invece continuerà a non cercare il confronto con i sindacati sul tema della riforma delle pensioni.