Durante la campagna elettorale uno dei temi più trattati è stato quello della riforma delle pensioni. Ora che si avvicina la Legge di bilancio si continua a parlare di Quota 100, un po’ meno di Quota 41, quasi ignorando che nessuna di queste due misure potrebbe aiutare quanti da quasi sette anni ormai attendono un atto di giustizia. Secondo il Comitato esodati licenziati e cessati, infatti, sono circa 6.000 gli esodati ante-Fornero rimasti esclusi dalle otto salvaguardie approntate dopo il 2011. Parlare di cifre, tuttavia, non riesce a far percepire l’importanza che avrebbe un intervento mirato per queste persone.
Per questo al mondo politico, chiamato direttamente a prendere decisioni in materia, e all’opinione pubblica, per un’adeguata conoscenza del tema, potrebbe essere utile la visione del film “L’esodo” di Ciro Formisano (non a caso premiato anche con il Gran Premio della stampa estera ai Globi d’oro) e la lettura de “L’incertezza del domani”, libro di Giulio Pomar, edito da Imprimatur. Nella premessa l’autore spiega bene anche il senso del sottotitolo “Storie di esodati”: “Nelle pagine che seguono le storie raccolte in tanti anni di manifestazioni sono state liberamente trattate per testimoniare la condizione esistenziale in cui si sono trovati, dall’oggi al domani, tantissimi lavoratori che pensavano di essere giunti alle soglie della meritata pensione”.
E le storie raccolte da Pomar hanno il merito di far capire tra rabbia, frustrazione, dolore e rassegnazione, che dietro i numeri ci sono persone, quelle che si sono sentite tradite da uno Stato che non ha pensato a loro nemmeno nei provvedimenti di salvaguardia, quelle che hanno provato a cercare un nuovo lavoro o l’avrebbe volentieri voluto riavere indietro, quelle che hanno trovato un’occupazione temporanea e per questo (beffa oltre al danno) non sono rientrate nelle salvaguardie, quelle che hanno venduto casa o attinto a tutti i propri risparmi per poter tirare avanti, quelle che hanno ceduto alla disperazione di fronte all’impossibilità di poter mantenere loro stessi e i propri cari, quelle che si sono organizzate e continuano a lottare per avere giustizia.
Dunque, nonostante di esodati si sia parlato non poco negli anni scorsi e siano stati anche varati ben otto provvedimenti di salvaguardia, non ci si può dimenticare di quella che Pomar definisce “un’autentica vergogna italiana. Non possono infatti giustificarsi in alcun modo né l’incertezza né le difficoltà in cui tutti questi ex lavoratori sono stati sprofondati dall’approssimazione e dalla superficialità di governanti e legislatori”. Una vergogna che, pensando ai 6.000 esodati rimasti esclusi dalle precedenti otto salvaguardie, resta ancora viva. Tanto più che per finanziare una nona salvaguardia basterebbe usare le risorse non utilizzate dei fondi già stanziati per gli esodati negli anni scorsi. Un Governo che voglia fare del cambiamento la sua bandiera sa quindi cosa si dovrebbe mettere sul tavolo, senza aspettare la Legge di bilancio.