INCONTRO TRA PRECOCI E POLITICI
Come spiega in un post su Facebook Roberto Occhiodoro, una delegazione di lavoratori precoci ha incontrato alcuni esponenti della maggioranza a Roma per portare avanti la propria istanza principale di una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 41. “Siamo entrati subito nello specifico della nostra questione cioè i 41 per tutti e anche sui punti che secondo noi devono accompagnare la nostra richiesta principale: in particolare aspettativa di vita e coefficienti di trasformazione”, scrive Occhiodoro, che aggiunge: “Tutti loro si sono dichiarati d’accordo ed estremamente disponibili ad affrontare il problema e soprattutto pronti ad adempiere a quanto sottoscritto nel contratto di governo firmato da Lega e M5S: quindi a considerare quota 41 come una priorità, ma, a oggi, ancora non è possibile parlarne in quanto non conoscono quante risorse occorreranno per varare questa norma. Hanno riconosciuto il valore delle nostre richieste e si sono impegnati a fissare un nuovo incontro a brevissimo quando avranno più chiara l’entità della cifra”.
QUOTA 41 È STATA ACCANTONATA?
Claudio Durigon torna a dare dettagli sulla riforma delle pensioni cui sta lavorando il Governo. Il sottosegretario al ministero del Lavoro spiega infatti che “stiamo lavorando su quota 100: 62 anni e 38 di contributi per mandare in pensione 4-500 mila persone”. L’ex sindacalista all’agenzia Dire spiega anche che l’idea cardine è quella di creare una sorta di “fondo di ricambio generazionale” cui far contribuire anche i sindacati e le associazioni datoriali, con il fine di arrivare a favorire degli accordi di pensionamento con l’ingresso di nuovi lavoratori nelle imprese. “Le imprese devono contribuire, ma noi come governo faremo la nostra parte”, aggiunge Durigon, che usa poi parole che probabilmente non faranno piacere ai lavoratori precoci: “Non ci dimentichiamo di chi ha già raggiunto 41,5 o 42 anni di contributi, vedremo cosa si può fare e quante risorse aggiuntive servono”. Quota 41 è stata accantonata?
ELSA FORNERO: PER QUOTA 100 VANNO TROVATI I SOLDI
Elsa Fornero è stata ospite della rubrica di TgCom24 “Pil & ControPil”, che andrà in onda oggi alle 19:30. In un’anticipazione che è stata diffusa dal canale all news di Mediaset, si legge che l’ex ministra del Lavoro commenterà anche l’ipotesi di riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100, in particolare i suoi costi. “Mettiamo pure che siano 8 miliardi, ma vanno trovati per il 2019, 2020, 2021 e così via…ogni anno. Però si vuole ridurre la tassazione, non si vogliono ridurre le altre spese. Possiamo decidere di spendere ancora per le pensioni, ma a me pare che la cosa importante sarebbe decidere di spendere per il lavoro. Ma non con la logica ‘vai fuori tu che entro io’ perché è una logica che non ci ha portato bene”, sono le sue parole. Tra le altre cose, Elsa Fornero spiegherà di essere stata oggetto di forti critiche e attacchi per via della riforma che porta il suo nome a mero scopo elettorale.
DAMIANO: LEGGE FORNERO VA DISFATTA BENE
Cesare Damiano, commentando gli avvertimenti dell’Ocse sulla riforma delle pensioni che il Governo vuole varare, spiega di essere convinto che bisogna disfare la Legge Fornero, ma occorre disfarla bene. “Per questo bisogna incalzare il Governo con soluzioni di merito che evitino passi indietro. Ci sono troppe proposte in circolazione e basta spostare l’asticella dell’età o dei contributi di un anno per far cambiare di molto (miliardi) le risorse necessarie e le platee coinvolte. Tra Quota 100 che parte da 62 di età o da 64 anni, c’è la stessa differenza che passa tra il giorno e la notte”, evidenzia l’ex ministro del Lavoro, secondo cui andrebbe resta strutturale l’Ape social (evitando quindi che venga cancellata), varata la Quota 41 (senza vincoli particolari di età), insieme alla nona salvaguardia degli esodati e alla proroga di Opzione donna.
RIZZETTO PRESENTA NUOVA VERSIONE DEL DDL DAMIANO
Walter Rizzetto non ha dubbi: una Quota 100 “con i paletti anagrafici non è ‘Quota100’ in quanto inserendo il limite d’età lasceremo fuori da questo contenitore la maggior parte delle persone che hanno iniziato a lavorare molto giovani”. In un’intervista a pensioniperutti.it, il deputato di Fratelli d’Italia annuncia quindi di aver depositato “una nuova versione della proposta n. 857 modificata e resa attuale, si tratterebbe in estrema sintesi di modifiche alle tabella premiale che favorirà l’uscita dal mondo del lavoro”. Rizzetto ha quindi ripreso in mano la proposta di legge Damiano, che conteneva, oltre a Quota 41, la flessibilità pensionistica a partire dai 62 anni. Inoltre, dal suo punto di vista, “se si vuole mettere mano alle pensioni, migliorandole, serve farlo trasversalmente partendo da coloro che devono andare in pensione, prima, per poi, con una ripresa dell’occupazione, allineare anche i redditi più bassi ad una dignitosa soglia di dignità”.
QUOTA 100, LA LEGA PROPONE LA PACE CONTRIBUTIVA
La Lega porta avanti la proposta di una riforma delle pensioni con “Quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) realizzabile in modo efficace e ragionevole”. La misura “sarà effettiva ma anche con oneri sopportabili per la finanza pubblica. Sarà realizzata con misure di buon senso, compresa la pace contributiva nell’ottica di favorire l’aumento volontario della contribuzione da parte dei lavoratori”. È quanto viene riportato in un comunicato diffuso ieri sera dopo un vertice del Carroccio in vista dell’appuntamento odierno per un nuovo punto del Governo sulla Legge di bilancio. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha fatto sapere che l’idea è quella di consentire di riempire dei buchi contributivi con ratei volontari, usufruendo di un forte sconto. “In questo modo si potrà anche anticipare l’uscita dal lavoro”, ha aggiunto Durigon.
RIFORMA PENSIONI, LE STIME DI PATRIARCA
Stefano Patriarca, in un’intervista concessa a Lapresse, ha spiegato che la Quota 100 a partire dai 62 anni avrebbe “un costo rilevante, per alcuni vuole dire anticipare la pensione di 5 anni rispetto alla normativa attuale. La platea è di circa 650-660mila persone; in più si parla dell’opzione di poter lasciare il mondo del lavoro a 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Con tutti e due gli elementi il costo è attorno ai 13 miliardi, una cifra davvero alta”. Al fondatore del Centro Studi Tabula, è stata posta una domanda anche su un altro tassello della riforma delle pensioni allo studio del Governo, ovvero l’innalzamento delle minime a 780 euro.
Mancando i dettagli è difficile fare stime esatte sul costo dell’intervento, ma “al momento si suppone che si diano 780 euro ai pensionati che vivono da soli e senza altri redditi familiari. Ad ora ci sono già determinati interventi con certe condizioni (70 anni e l’altro famigliare con un assegno sotto una certa soglia) e la pensione arriva a 640 euro. Se questa fosse la platea alla quale fa riferimento il M5S, si stima una spesa almeno tra i 2 e i 4 miliardi l’anno. Gli stessi criteri del reddito di cittadinanza fanno invece riferimento all’ISee e in questo caso si restringe la platea. Ma devo essere chiaro: un intervento del genere difficilmente può andare sotto i 2 miliardi di euro l’anno poiché coinvolgerebbe tra gli 1 e i 2 milioni di persone”. Una cifra che, secondo Patriarca, non potrebbe essere coperta dalle risorse ricavate dal taglio delle pensioni d’oro.