QUOTA 100, IL PIANO DI SALVINI

Matteo Salvini, in un’intervista al Messagero Veneto, fornisce alcuni dettagli sulla riforma delle pensioni che il Governo varerà, spiegando che non ci saranno “sconticini alla Pd”, ma si permetterà l’accesso alla pensione per circa 300-400 mila persone, “liberando altrettanti posti di lavoro”. Per questo intervento, che passerà da una Quota 100 a partire dai 62 anni, dovrebbero essere messi sul piatto 7-8 miliardi di euro. La cifra potrebbe essere ridotta nel momento in cui si decidesse di chiedere il supporto dei fondi di solidarietà di categoria o si procedesse alla cosiddetta pace contributiva. Il vicepremier ha però garantito che in generale, in vista della messa a punto della Legge di bilancio, ci sarà un taglio di spese inutili e sprechi che consentirà di avere le risorse necessarie. Non resta che aspettare dettaglio ulteriori.



QUOTA 100, AUMENTANO I COSTI DELLA MISURA

Le ultime novità sulla riforma pensioni parlano di una nuova ipotesi per smantellare la Fornero: una quota 100 da raggiungere con un minimo di 36-37 anni di contributi versati. Inizialmente la proposta della Lega prevedeva  sì quota 100  ma con 62 anni di età e contributi minimi previsti a 38 anni. Una rivisitazione, questa, che promette di ampliare la platea e di conseguenza anche i costi. Come riportato da La Repubblica, secondo uomini vicini a Matteo Salvini, la misura “sarà effettiva con oneri sopportabili per la finanza pubblica. Sarà realizzata con misure di buon senso, compresa la pace contributiva nell’ottica di favorire l’aumento volontario della contribuzione da parte dei lavoratori”.  Ovviamente il taglio dei contribuiti richiesti imporrà di rifare i conti e di spostare l’età di pensionamento a 63-64 anni. (agg. di Dario D’Angelo)



QUOTA 100, L’IPOTESI DEL GOVERNO

Il Governo lavora a una riforma delle pensioni con una Quota 100 che preveda un minimo di 62 anni di età e 36-37 anni di contributi. È quanto riporta l’Huffington Post, citando “ambienti vicini al dossier”. “Con un minimo di 36 anni di contributi uscirebbero nel 2019 450 mila lavoratori in più rispetto alle regole attuali; con 37 anni l’uscita riguarderebbe 410 mila persone in più rispetto all’attuale sistema”, si legge ancora. Intanto Orietta Armiliato evidenzia come, per realizzare interventi con risorse limitate, si stia rischiando di creare iniquità in un sistema che già per certi aspetti è iniquo. In un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social sottolinea come si arriverà a un regime “che chiamano a quote, ma che a quote non è, penalizzando sempre più le donne e inasprendo i rapporti fra le varie categorie di lavoratori”.



SALVINI REPLICA A ELSA FORNERO

Elsa Fornero negli ultimi giorni ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla riforma delle pensioni che il Governo ha in mente e su Matteo Salvini. Il quale, da Facebook, non ha tardato a replicare: “Dopo tutte le ingiustizie e le sofferenze causate dalla sua pessima legge e dopo aver rovinato migliaia di famiglie italiane, ha ancora il coraggio di parlare? Finalmente nelle prossime settimane cominceremo a smontare la Legge Fornero!”. Il vicepremier, insieme a tutto il Governo, viene però criticato dall’Aduc, il cui Segretario Primo Mastrantoni fa notare gli alti costi, stimati da Tito Boeri, che le promesse dell’esecutivo in campo previdenziale avrebbero. “Dunque quale bufala ci stanno raccontando Di Maio e Salvini? Si chiama propaganda elettorale, in vista delle elezioni europee”, segnala Mastrantoni in una nota.

FARINA (ANIA): BISOGNA TROVARE EQUILIBRIO

A margine di un convegno, a Maria Bianca Farina è stato chiesto un commento sulla riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100. La Presidente dell’Ania ha spiegato che “bisogna trovare un equilibrio che sia sostenibile per il sistema e che sia di grande aiuto per i cittadini”. Un equilibrio “difficile da raggiungere”, “c’è un dibattito aperto. Ci auguriamo che questo equilibrio sia trovato nel modo migliore”. Farina, secondo quanto riporta Adnkronos, ha anche evidenziato la scarsa adesione dei lavoratori italiani alla previdenza complementare, specialmente tra le donne e i giovani, che sarebbero i soggetti più interessati ad avere delle pensioni integrative. Occorrerebbe quindi fare in modo che ci sia, oltre a un’adeguata informazione in materia, un’incentivazione, anche con la leva fiscale, della previdenza complementare.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA

Il Governo dibatte non poco al suo interno per mettere a punto la Legge di bilancio, nella quale entrerà anche la riforma delle pensioni. Per Matteo Salvini, si dovrebbe arrivare a una Quota 100 a partire dai 62 anni e a consentire il pensionamento a quanti hanno raggiunto almeno un’anzianità contributivi di 41 anni e sei mesi, indipendentemente dall’età anagrafica. Giuliano Cazzola, oltre a ricordare che tali misure avrebbero un costo non indifferente, pone ai membri della maggioranza una domanda: “Ha un senso investire un bel pacchetto di miliardi per mandare in quiescenza delle persone ancora giovani, in larga maggioranza maschi e residenti nelle regioni del Nord, inserendole a blocchi di centinaia di migliaia in un sistema in cui resteranno a lungo (vista l’attesa di vita, un elemento del tutto scomparso dal dibattito, nonostante che sia cruciale per la sostenibilità), a carico di generazioni che dovranno sobbarcarsi la maggiore spesa senza nutrire alcuna speranza di potersi avvalere, quando verrà il loro turno, di requisiti analoghi a quelli che saranno tenuti a garantire alle generazioni precedenti?”. 

L’ex deputato, in un intervento su firstonline.info, scrive di non aver dubbi: “Si sta preparando – è evidente già ora – una delle più grandi abbuffate della storia pensionistica italiana: i baby boomers si apprestano ad uscire dal mercato del lavoro, perpetuando in pensione – come la luce di una stella che continua a raggiungerci anche se l’astro è spento da tempo – i postumi di una condizione lavorativa ormai archiviata dalla storia”. “Siamo sicuri che la fuoriuscita dal mercato del lavoro di persone ancora giovani non creerà problemi sul lato dell’offerta in quelle regioni in cui vi è un sostanziale pieno impiego?”, aggiunge Cazzola.