QUOTA 41, LA RICHIESTA DEI PRECOCI
La riforma delle pensioni dovrebbe prima di tutto consentire l’accesso alla quiescenza per quanti hanno già 40-41 anni di contributi versati, ovvero i lavoratori precoci. È quanto mette in evidenzia Flavia Kvesto, una delle rappresentanti del gruppo Facebook Lavoratori precoci a tutela dei propri diritti. Del resto la Quota 100 che si sta studiando potrebbe non servire a nulla per chi ha iniziato a lavorare a 15 anni se verrà fissato un paletto di età anagrafica minima a 62 anni. Per questo Kvesto avanza la richiesta di varare Quota 41, in modo che si possa riconoscere il diritto alla pensione, indipendentemente dall’età anagrafica, a chi è entrato presto nel mercato del lavoro. Del resto i partiti ora al Governo si erano detti favorevoli a questa misura e rischierebbero quindi di deludere non pochi loro elettori se non entrasse nella Legge di bilancio.
QUOTA 100 CON PENALIZZAZIONI
Si continua a lavorare per la messa a punta della Legge di bilancio e uno degli interventi che dovrebbe farne parte è la riforma delle pensioni con Quota 100. Secondo quanto scrive Il Corriere della Sera, i tecnici sono al lavoro per cercare di varare un provvedimento che sia compatibile con le risorse disponibili. Per questa ragione si sta pensando anche una “penalizzazione temporanea, cioè un taglio di 1-1,5 punti percentuali della pensione per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni”. Una penalizzazione temporanea perché una volta raggiunti i 67 anni verrebbe meno. Non si esclude però anche una penalizzazione piena e quindi perpetua sull’assegno pensionistico, ma in questo caso la percentuale di decurtazione si abbasserebbe a circa lo 0,5% per ogni anno di anticipo. Si tratta appunto di ipotesi, come quella di un ricalcolo contributivo della pensione per i versamenti fatti dopo il 1996.
DAMIANO RICORDA ESODATI E OPZIONE DONNA
Per varare la Legge di bilancio, il Governo potrebbe essere “costretto a fare scelte pericolose”, spiega Cesare Damiano, la prima delle quali potrebbe essere quella di “rastrellare risorse che potrebbero far fare passi indietro ai diritti dei lavoratori (ad esempio cancellare l’Ape sociale)”, mentre una secondo potrebbe essere quella di “fare annunci accattivanti (Quota 100), ma nascondere le insidie nella soluzione”. L’ex ministro, spiegato quale potrebbe essere il problema della riforma delle pensioni allo studio del Governo: “Salvini insiste su una partenza a 62 anni di età, che corregge la precedente e peggiorativa ipotesi dei 64 anni. Ma quale sarà il minimo dei contributi richiesti?”, “I contributi figurativi contano tutti? Ci sarà per caso un ricalcolo contributivo, in tutto o in parte, che taglia l’assegno pensionistico? Che fine faranno la nona salvaguardia degli esodati, Opzione Donna e l’aggancio all’aspettativa di vita (introdotto da Forza Italia e Lega)?”.
DI MAIO: LEGGE FORNERO VERRÀ SUPERATA
In un’intervista al Fatto Quotidiano, dedicata in particolare alla Legge di bilancio, Luigi Di Maio affronta anche il tema della riforma delle pensioni. “Sarà una manovra del popolo che aiuta gli ultimi e fa la guerra ai potenti: e dentro ci saranno il reddito di cittadinanza, il superamento della Fornero e i soldi per i truffati dalle banche”, spiega il vicepremier, aggiungendo che le risorse necessarie saranno trovate ricorrendo al deficit. La Legge Fornero verrà superata, dice ancora Di Maio e “la manovra farà salire le pensioni minime a 780 euro e darà il reddito di cittadinanza a tutta la platea, esclusi gli stranieri”, a meno che non risiedano in Italia da almeno dieci anni. Il leader del Movimento 5 Stelle boccia però la proposta di pace fiscale della Lega, spiegando che la soglia a un milione di euro “per noi è inaccettabile. I furbi non vanno premiati, e infatti a fine settembre nel decreto fiscale verrà previsto il carcere per chi evade”.
SOLUZIONI LOW COST PER QUOTA 100
Un intervento di riforma delle pensioni con Quota 100 potrebbe essere troppo costoso, considerando che il Movimento 5 Stelle preme per avere risorse per il reddito e le pensioni di cittadinanza. Dunque l’esecutivo starebbe studiando anche soluzioni “low cost” per modificare la Legge Fornero. In questo senso Il Corriere della Sera spiega che oltre a paletti quali un tetto di due anni ai contributi figurativi e l’agganciamento all’aspettativa di vita, per Quota 100 si sta ragionando anche sull’ipotesi di limitarne l’accesso, solo per il primo anno, “a determinate categorie di lavoratori svantaggiati, sulla falsa riga dell’Ape sociale”. In questo modo, almeno per il primo anno, i costi sarebbero ridotti e sarebbe eventualmente possibile ampliare Quota 100 a partire dal 2020. Bisognerebbe capire se in ogni caso l’età minima per Quota 100 sarebbe o meno inferiore ai 63 anni previsti per l’Ape social.
LE PAROLE DI CAMPORA (ALLIANZ)
Il dibattito sulla riforma delle pensioni “è ben fatto in Italia, perché vengono portate molte idee e molto rilevanti. Il dibattito a cui stiamo assistendo parla di problemi reali, di interessi reali per le persone”. È quanto ha detto Giacomo Campora, amministratore delegato e direttore generale di Allianz, a margine del convegno dedicato a “La nuova previdenza complementare integrativa e la sfida dei Pepp”. Secondo quanto riporta Adnkronos, il manager ha comunque evidenziato l’esistenza di un problema: il dibattito è fatto da chi fa il politico di professione, ma le soluzioni che dovranno essere trovate dovranno essere tecniche. Per Campora, poi, “l’inclusione sociale è fondamentale per questo Paese. È brutto vedere un paese dove non si pensa a chi è indietro per le ragioni più disparate. Penso che questo dibattito abbia più umanità, è più interessante. Poi bisognerà trovare una quadra sui numeri, ma per questo abbiamo tanti tecnici competenti”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PATRIARCA
Sembra ormai chiara l’intenzione del Governo, soprattutto su spinta della Lega, di varare una riforma delle pensioni con una Quota 100 con un paletto anagrafico di 62 anni, accompagnata magari da una Quota 41. Stefano Patriarca, in un intervento sul Foglio, ricorda che una delle ragioni che porta a sostenere la necessità di tale intervento riguarda la “necessità di fare uscire dal mercato del lavoro, con il pensionamento anzitempo, i lavoratori più anziani per favorire il turn over e ridurre il tasso di disoccupazione delle generazioni più giovani”. Tuttavia, l’ex consigliere economico di palazzo Chigi evidenzia che “la letteratura economica ci sottolinea come nelle esperienze europee non sia provato la connessione tra aumento dell’età di pensionamento e tasso di occupazione. Peraltro se così fosse non si spiegherebbe la compresenza in Italia in buona parte degli anni 2000 di un’età di pensionamento effettiva tra le più basse d’Europa e un livello più alto degli altri paesi della disoccupazione giovanile”.
Senza dimenticare che i costi di questa riforma delle pensioni ricadrebbero “sui lavoratori in attività, in termini o di incremento dei contributi o di incremento del deficit se si ricava dall’indebitamento le risorse per finanziare l’operazione”. Se si agirà sulla leva del deficit, di fatto ci sarà il rischio di far pagare un prezzo alto ai giovani, specie quando toccherà a loro andare in pensione, visto che “le tendenze demografiche determineranno un innalzamento (gobba) dell’incidenza della spesa pensionistica sul Pil anche a legislazione vigente”.