IL RISCHIO PER QUOTA 41,5
Con la Nota di aggiornamento del Def, si è capito che nella Legge di bilancio ci sarà una riforma delle pensioni con la Quota 100 a 62 anni, ma non si capisce se ci sarà la Quota 41 o la Quota 41,5 di cui aveva parlato Matteo Salvini nelle scorse settimane. Sembra in ogni caso che per evitare che ci siano troppi beneficiari di questa misura, con relativo uso di risorse pubbliche già scarse, secondo laleggepertutti.it “potrebbe essere ipotizzato sia il ricalcolo contributivo delle sole annualità di pensione dal 1996 in poi (in pratica, si potrebbe ipotizzare il calcolo misto anche per chi avrebbe diritto al calcolo retributivo sino al 31 dicembre 2011), sia il ricalcolo contributivo integrale”. Ovviamente, “il sistema di calcolo contributivo risulta penalizzante, nella maggioranza dei casi, in quanto a differenza del calcolo retributivo non si basa sugli ultimi redditi o stipendi (di solito i migliori nell’arco della vita lavorativa), ma sui contributi versati. Inoltre, le rivalutazioni dei contributi sono più basse rispetto a quelle applicate ai redditi nel calcolo retributivo”.
QUOTA 100 CON DOPPIO PALETTO
Emergono novità riguardanti la Quota 100 che dovrebbe essere l’architrave della riforma delle pensioni che entrerà nella Legge di bilancio dopo l’approvazione della nota di aggiornamento del Def. Secondo quanto riporta il sito de Il Messaggero, che cita fonti governative, la Quota 100 avrà un doppio paletto. Questo vuole dire che non solo ci vorranno 62 anni di età per andare in pensione, ma serviranno anche almeno 38 anni di contributi. Di fatto, quindi, non si potrebbe accedere alla pensione a 64 anni di età con 36 di contributi. “Si pensa anche di bloccare l’aumento dell’aspettativa di vita di 5 mesi per le pensioni anticipate previsto per il 2019. In pratica quindi nel 2019 si potrà continuare ad andare in pensione indipendentemente dall’età avendo 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) invece che 43 anni e 3 mesi”, si legge sul sito del quotidiano romano.
D’UVA (M5S): SUPERIAMO LA LEGGE FORNERO
C’è entusiasmo in casa del Movimento 5 Stelle dopo l’approvazione della Nota di aggiornamento del Def. Il capogruppo Francesco D’Uva in una nota evidenzia che “serviva coraggio per chiudere con le ricette fallimentari del passato e aprire una fase nuova: l’Italia ha bisogno di crescita. Anni di austerità hanno piegato il sistema delle imprese, fiaccato i consumi e ridotto il reddito degli italiani”. Il deputato pentastellato ha ricordato i punti importanti riguardanti il tema della riforma delle pensioni che potranno quindi essere attuati. Non solo “le pensioni di cittadinanza, per restituire dignità ai pensionati”, ma anche “il superamento della Fornero: perché chi ha lavorato una vita intera pagando i contributi avrà finalmente diritto ad andare in pensione liberando posti di lavoro per i giovani”.
BOERI BOCCIA IL GOVERNO
Tito Boeri critica la riforma delle pensioni che il Governo vuole inserire nella Legge di bilancio dopo aver varato la Nota di aggiornamento del Def. “C’è una grande iniquità nelle scelte del governo sulle pensioni e questo è un pericolo molto serio”, spiega il Presidente dell’Inps, secondo cui “ammesso e non concesso che per ogni pensionato creato per scelta politica ci sia un lavoratore giovane bisogna tenere conto che chi va in pensione oggi in media ha una retribuzione di 36.000 euro lordi, mentre un giovane assunto con contratto a tempo indeterminato, cosa molto rara, avrà una retribuzione di 18.000 euro. Quindi ci vorrebbe la retribuzione di almeno due giovani lavoratori per pagare una pensione”. Secondo quanto riporta Repubblica, Boeri ha evidenziato che non ci sono garanzie sul fatto che i posti liberati da chi va in pensione creino nuovo lavoro per i giovani. “Le imprese di fronte all’incertezza tenderanno a ridurre gli organici e a gestire così gli esuberi”, ha aggiunto.
QUOTA 100, LE PAROLE DI ROVENTINI
La Quota 100 sembra essere condivisa da Lega e M5s come intervento principale della riforma delle pensioni che si vuole inserire nella Legge di bilancio. Per Andrea Roventini, però, “la demografia, che rispetto all’economia è una scienza più esatta, indica un progressivo invecchiamento della popolazione italiana. In questo contesto in cui dobbiamo rispettare vincoli europei stringenti, utilizzare le poche risorse che abbiamo per una quota 100 indiscriminata e rivolta a tutti è un’idea avventurosa”. Il professore che era stato indicato dal Movimento 5 Stelle come ministro dell’Economia durante la campagna elettorale, intervistato da Business Insider spiega che sarebbe meglio “correggere al margine la legge Fornero per tutelare le categorie di lavoratori più deboli, prevedendo per esempio una quota 100 solo per i lavoratori usuranti o forme di disincentivo ad anticipare la pensione come un ricalcolo con il metodo contributivo”.
I DUBBI DI CESARE DAMIANO
Cesare Damiano è convinto che con la Legge di bilancio alla fine “si faranno interventi parziali sulle misure-simbolo”. Anche sulla riforma delle pensioni. Questo per via delle risorse scarse a disposizione. Del resto, ricorda l’ex ministro del Lavoro, la sua proposta di anticipo pensionistico di quattro anni rispetto all’età pensionabile, con addirittura delle penalizzazioni, oltre alla Quota 41, era stata valutata dall’Inps che aveva parlato di un costo annuo di 12,1 miliardi di euro, una cifra che non tiene conto “del rifinanziamento dell’Ape sociale, della nona salvaguardia degli esodati, di Opzione Donna e del rallentamento dell’aggancio all’aspettativa di vita”. Per Damiano occorre evitare “operazioni mascherate che, annunciando passi avanti, ne facciano fare parecchi indietro ai lavoratori e ai pensionati. Io penso, da sempre, che la Fornero vada superata: va fatto con azioni coerenti indirizzate verso la strada della sempre maggiore flessibilità del sistema previdenziale e del riconoscimento dei lavori più usuranti e gravosi”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA
Insieme alla riforma delle pensioni con Quota 100, nella Legge di bilancio dovrebbe entrare, su spinta del M5s, anche la pensione di cittadinanza, anche se Alberto Brambilla, che ha curato la parte previdenziale del programma della Lega, spera che ciò non accada. Intervenendo alla trasmissione televisiva Agorà, in onda su Rai 3, ha infatti detto che ritiene che sia un intervento rischioso e che “difficilmente può funzionare per una serie di motivi”. Il primo è che “780 euro netti al mese per tredici mensilità è già una cifra che molti giovani prendono quando cominciano a lavorare ora oppure molte donne che rientrano nel mercato del lavoro dopo aver messo su famiglia e fatto figli”. Inoltre, Brambilla ha evidenziato che la misura andrebbe “probabilmente alla maggior parte di persone che nel corso della loro vita per enne motivi non sono riusciti a metter insieme almeno quindici anni di contributi per avere la pensione minima, quindi si suppone abbiano pagato poche imposte”.
Secondo quanto riportato da Askanews, il Presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali ha anche evidenziato che il ricalcolo delle pensioni d’oro con il metodo contributivo, altro cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, è piuttosto complicato da effettuare, in quanto “ricostruire la posizione pensionistica di tantissime persone per le quali mancano i cosiddetti nastri contributivi, cioè tutti i contributi versati”. Brambilla in effetti si è sempre detto favorevole a un contributo di solidarietà piuttosto che a un ricalcolo sulle pensioni più elevate.