“La blockchain ha raggiunto un livello di maturità tale da permettere di rivoluzionare l’intera società e non solo il mondo delle transazioni finanziarie”. Questa frase, che sottoscrivo in pieno, è l’inizio di un recente articolo apparso sul sito del Sole 24 Ore e mostra come il clima delle informazioni di importanti testate giornalistiche sul tema Blockchain e criptovalute stia cambiando.
Lo stesso articolo riporta che “si tratta di studiare, approfondire e sperimentare, con approccio interdisciplinare perché l’impatto e il cambiamento che la blockchain può indurre è tale da andare molto oltre la trasformazione tecnologica in senso stretto: bisogna affrontare e gestire con piena consapevolezza delle implicazioni i cambiamenti sostanziali di processi tradizionali di lavoro e di comportamento di istituzioni, organizzazioni e persone”.
Proprio quello che sta accadendo da tempo e che finalmente diventa di pubblico dominio. I progetti intorno alla tecnologia blockchain si stanno moltiplicando e il numero delle criptovalute ha superato quota 1.800. Tra queste vi sono intensi sviluppi software con tecnologia blockchain progettati per risolvere i problemi più disparati, dalla logistica alla gestione dei prodotti Iot (Internet of things), cioè sensori e oggetti rilevatori di dati che possono servire sia per il monitoraggio di impianti industriali che per il controllo degli elettrodomestici di casa.
Ma la tecnologia blockchain può essere utilizzata anche per alimentare i dati personali e sanitari, in modo da dare alle strutture sanitarie le informazioni essenziali per la gestione e la cura dei pazienti. Oppure può essere utilizzata per alimentare le informazioni professionali dei curriculum per facilitare la ricerca delle figure professionali più adatte da parte delle aziende. Questo permetterà anche alle amministrazioni pubbliche una gestione più efficiente dei dati che oggi sono dispersi in database distinti, diversamente strutturati e incapaci di comunicare tra loro e di aggiornarsi reciprocamente. Ne consegue un netto miglioramento nella gestione dei dati e importanti risparmi sui costi di gestione.
Lo studio di queste possibilità è proprio l’obiettivo di un progetto di ricerca interdisciplinare Cnel-Università di Roma Tre, sostenuto da Anpal, su blockchain e politiche attive del lavoro. L’obiettivo è quello di fornire una soluzione al problema della mancata interconnessione delle banche dati dei diversi soggetti che compongono la rete nazionale delle politiche del lavoro: Anpal, ministero del Lavoro, Inps, Inail, Inapp, Regioni e Province autonome, centri per l’impiego, Miur. Ovviamente la realizzazione pratica sarà impegnativa, ma la strada del futuro è già segnata.