SALVINI CONFERMA SLITTAMENTO DECRETO
Ora è ufficiale, il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 e sul reddito di cittadinanza non sarà approvato oggi, ma la prossima settimana, forse persino venerdì 18, perché nei prossimi giorni Luigi Di Maio si recherà negli Stati Uniti. Durante la puntata di Porta a porta in cui era ospite, Matteo Salvini ha spiegato che “è fondamentale non fare errori” su questi provvedimenti. Dunque è meglio prendersi qualche giorni in più, anche perché la richiesta in tal senso è arrivata anche dai tecnici che stanno elaborando il testo del decreto, che tra l’altro dovrà unire diverse materie e sarà quindi piuttosto articolato. Discorso simile a quello fatto dal sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, ai microfoni di Sky Tg24 Economia, che ha spiegato che occorre “fare tutto e bene”. Luigi Di Maio, intanto, ha fatto sapere che la pensione di cittadinanza verrà erogata a partire dai 65 anni e non a 67 anni. Secondo quanto riportano alcuni media, inoltre, si starebbe lavorando a un riscatto della laurea agevolato per i lavoratori under 40 che abbiano iniziato a lavorare dopo il 1996 e che quindi si trovano interamente nel regime contributivo.
QUOTA 100 AL 1° SETTEMBRE PER LA SCUOLA
Il Governo continua a lavorare alla messa a punto del decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza. Secondo quanto riporta orizzontescuola.it, ci potrebbe essere una novità importante per gli insegnanti e i lavoratori della scuola: per loro “la data ultima per la presentazione della domanda, solo per il 2019, potrebbe essere il 28 febbraio”, rendendo quindi possibile l’accesso alla pensione al 1° settembre 2019. In questo senso viene riportato un passaggio della bozza del decreto: “Per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dalla data di inizio dell’anno scolastico e accademico, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno”. Di fatto, “per il computo dei mesi necessari ai fini dell’accesso si tiene conto di settembre, ottobre, novembre dicembre, anche se non effettivamente prestati, qualora in tal modo il pensionando maturi i requisiti per il pensionamento al 31 dicembre”.
BOERI CONTRO QUOTA 100
Intervistato da La Stampa, Tito Boeri torna a criticare la riforma delle pensioni con Quota 100, evidenziando che le risorse stanziate potrebbero non bastare. “Dobbiamo ancora fare le ultime valutazioni sul decreto, ma il rischio di non rispettare il tetto di spesa. E le tasse sono destinate ad aumentare. La durata triennale potrà spingere ad anticipare le uscite soprattutto nel privato e il divieto di cumulo è sbagliatissimo: finirà per alimentare il lavoro nero”, spiega il Presidente dell’Inps, dove si sta anche analizzando il contributo di solidarietà sulle pensioni più alte e il blocco parziale delle indicizzazioni sugli assegni sopra i 1.500 euro al mese: “Se tutto va bene il taglio delle pensioni d’oro sarà a marzo, il blocco delle indicizzazioni ad aprile. Ciò significa che la prima decurtazione accorperà tre mesi”. Boeri dice anche di trovare “paradossale che mentre si dice di voler abolire la legge Fornero si introduca lo stesso meccanismo che inizialmente diede i maggiori risparmi”.
DECRETO SU QUOTA 100 SLITTA A SETTIMANA PROSSIMA?
Il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza potrebbe slittare alla prossima settimana. Lo scrive Il Sole 24 Ore, spiegando che il provvedimento non verrà approvato più oggi come previsto e forse potrebbe esserlo domani. C’è infatti da risolvere il problema delle risorse per le pensioni di invalidità sollevato dalla Lega. E anche il nodo della liquidazione dei dipendenti pubblici. Il quotidiano di Confindustria riporta le parole di Giulia Bongiorno, secondo cui il Governo sta cercando “una soluzione che consenta, mediante un sistema di finanziamenti bancari, i cui interessi saranno a carico dello Stato, di abbatterei tempi e che possa così far avere ai pensionati il Tfr al momento della cessazione del lavoro. Tutto questo senza mettere le mani nelle tasche dei dipendenti pubblici”. Dunque la volontà dell’esecutivo sembra essere quella di facilitare l’utilizzo di Quota 100 da parte dei dipendenti pubblici, che non dovrebbero quindi attendere (si era detto fino a 8 anni) per incassare la propria liquidazione.
APE, IL CREDITO D’IMPOSTA NEL 730 PRECOMPILATO
Oltre che al decreto per la riforma delle pensioni con Quota 100, al Mef si lavora per le istruzioni relative alla dichiarazioni dei redditi degli italiani. Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, “è stata inserita nel quadro G una sezione, la XII (rigo G14), destinata ad accogliere il credito d’imposta che l’Inps ha riconosciuto ai contribuenti che si sono avvalsi dell’anticipo finanziario a garanzia pensionistica (Ape)”. Dunque, per chi sta usufruendo dell’Anticipo pensionistico volontario, il 730 precompilato vedrà già riconosciuta la detrazione che spetta per gli interessi che si pagano sul prestito bancario. Il quotidiano di Confindustria spiega infatti che “il credito d’imposta dovrà essere indicato nel campo 370 della Certificazione unica 2019 e per questo è destinato a entrare nel pacchetto dei dati inseriti anche nella precompilata che i contribuenti troveranno on line a partire dal 15 aprile 2019”. A fronte degli interessi e dei premi assicurativi, il credito di imposta riconosciuto è del 50% dell’importo pari a un ventesimo (il prestito è infatti ventennale) degli interessi e dei premi stessi.
RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELL’USB
Non solo la manovra, ma anche la riforma delle pensioni con Quota 100 finisce sotto le critiche dell’Usb Pensionati, la cui delegazione di Catania ha diffuso una nota in cui si legge che “la manovra finanziaria del governo gialloverde sul tema delle pensioni mantiene inalterate le riforme previdenziali avviate da Dini e concluse da Fornero. Ciò rende la quota 100 un pannicello caldo, considerato che in tre anni la manovra 5stelle-Lega sottrae circa 2,5 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati intervenendo, esclusivamente, sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione”. Per il sindacato di base di fatto si sta portando avanti un “attacco al diritto alla pensione, attacco alimentato pesantemente anche dai governi a guida Pd”.
Secondo l’Usb Pensionati c’è anche da segnalare “il ruolo della Previdenza pubblica sempre più precaria che sta subendo un processo di privatizzazione che, attraverso i fondi pensione, sposta il diritto alla pensione da diritto costituzionalmente garantito a opportunità personale legata alla propria condizione sociale, lavorativa, salariale. Questo consente al sistema del profitto di negare il diritto alla pensione alle generazioni future”. Dunque è con “la lotta per il diritto al lavoro” che è possibile far crescere la contribuzione previdenziale che “garantisce l’erogazione delle pensioni presenti e future”. Il punto è che “se le prospettive sono il lavoro nero, il lavoro povero, i salari inadeguati, i voucher, il reddito che non c’è, è evidente che la contribuzione previdenziale subisce una sostanziale decurtazione”.