QUOTA 41 E IL VOTO DELLE EUROPEE

Durante la diretta Facebook con cui ha aperto la campagna elettorale per le europee insieme ad Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio ha parlato anche di riforma delle pensioni e dell’obiettivo di arrivare a varare Quota 41 nell’arco della legislatura. Il vicepremier ha infatti ricordato come ci sia stato da lottare e trattare con l’Ue per arrivare al varo della manovra che contiene le risorse necessarie a Quota 100, per la quale in settimana sarà varato il decreto tanto atteso. E ha poi detto che “c’è una cosa importante che tutti i cittadini devono sapere: non abbiamo finito qui. Dobbiamo fare quota 41, che è il vero superamento totale della legge Fornero e per farlo abbiamo bisogno che quest’anno, con le elezioni europee, cambino alcune regole europee”. In queste parole del leader del Movimento 5 stelle, riportate dal Giornale, si trova quindi un collegamento tra il voto di maggio e l’obiettivo di varare la Quota 41 per tutti. Il mese prossimo, intanto, dovrebbe cominciare l’iter per sostituire Tito Boeri alla guida dell’Inps con un cambio importante della governance dell’Istituto che dovrebbe essere sempre contenuta nel decreto in via di approvazione.



IL COMMENTO DEL CODS

C’è attesa per l’approvazione del decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100. Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, riporta rumors secondo cui “ancora si stanno cercando le coperture finanziarie per realizzare tutto ciò che è stato inserito nel pacchetto pensioni e dunque nella bozza del decreto legge che li contiene. Questo è l’unico motivo plausibile per il quale, rispetto ai provvedimenti annunciati, ogni giorno si cambiano le carte in tavola, mantenendo le platee in attesa appese ad un filo pericoloso oltreché scomodo”. Infatti negli ultimi giorni si stanno susseguendo notizie contrastati, anche su Opzione donna, che provocano un certo smarrimento tra chi potrebbe essere beneficiario delle misure che il Governo si appresta ad approvare. “Non si può tenere le persone su una altalena per un così lungo periodo senza che sia possibile programmare almeno in linea di massima la propria vita è non solo il futuro dei singoli ma di tutti nonché di tutto quello che ruota intorno ad un cambiamento come é quello del raggiungimento della quiescenza”, sottolinea ancora Armiliato.



LA POSIZIONE DEI SINDACATI

Tiene sempre banco nel dibattito relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100, il tema della liquidazione dei dipendenti pubblici. Il Governo sta infatti studiando la possibilità di anticiparla attraverso l’intervento delle banche. “Se l’idea fosse quella di far pagare ai lavoratori l’onere connesso all’anticipazione della liquidazione maturata, per far fronte al differimento dei pagamento dei trattamenti dovuti, la nostra valutazione sarebbe senz’altro negativa”, fa però sapere Maurizio Petriccioli, Segretario generale della Fp-Cisl. Ancora una decisione non è stata presa, ma certo se dovesse essere lo Stato a farsi carico del costo del prestito bancario bisognerebbe stanziare degli appositi fondi. Repubblica riporta anche le dichiarazioni di Serena Sorrentino, Segretaria generale della Fp-Cgil, secondo cui “è un problema del governo aver determinato una disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati e una penalizzazione per i dipendenti pubblici e ora, addirittura, dovrebbero pagare in parte il percepimento anticipato del Tfr/Tfs che è, ricordiamolo, accantonamento di parte di salario. Non ci stiamo, contrasteremo questa ingiustizia”. I sindacati fanno dunque fronte comune sul tema.



LE PAROLE DI IRENE TINAGLI

C’è attesa per il decreto che dovrà essere approvato in settimana relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100. Nel testo verrà probabilmente anche chiarito cosa succederà ai dipendenti pubblici e alla loro liquidazione. Nei giorni scorsi è infatti trapelata la volontà del Governo di fare intervenire, mediante l’Abi, le banche per anticipare l’importo del Tfr o Tfs. Resterebbe a quel punto da capire a carico di chi sarebbero gli interessi sul prestito bancario necessario ad anticipare la somma. È il tema che ha sollevato Irene Tinagli ospite ieri, insieme a Claudio Durigon, della trasmissione “Non è l’Arena”, in onda su La7. L’ex deputata ha infatti evidenziato che se anche fossero a carico dello Stato, bisognerebbe comunque che tali risorse venissero tolte da qualche altro capitolo di spesa, con evidenti conseguenze. Dal suo punto di vista, poi, Quota 100 non rappresenta una controriforma delle pensioni, ma un “pezzetto” che si aggiunge a un sistema già esistente e che rischia solo di aumentare le iniquità, visto che è un provvedimento temporaneo.

IL TAGLIO ALLA PENSIONE DEI SINDACALISTI

Insieme alla Quota 100, nel decreto relativo alla riforma delle pensioni, secondo quanto annunciato da Luigi Di Maio, dovrebbe esserci un intervento relativo alle pensioni dei sindacalisti. In particolare, secondo quanto riporta Il Tempo, si tratterebbe di un ricalcolo degli assegni in essere attraverso il metodo contributivo, che potrebbe anche comportare una diminuzione dell’assegno mensile di circa il 20-30%. Sarebbero in particolari quanti hanno goduto della cosiddetta Legge Mosca a subire la decurtazione più importante. Infatti, essa ha permesso ad alcuni sindacalisti distaccati dalla sede di lavoro di avere un calcolo basato sugli ultimi mesi di attività, che spesso vedeva appositamente aumentare le retribuzioni, in modo che la futura pensione fosse di importo generoso. Già Tito Boeri aveva annunciato, durante la scorsa legislatura, che era pronta una circolare dell’Inps per mettere fine a questo sistema, ma sembra che l’intenzione dell’attuale Governo sia anche quella di andare retroattivamente a colpire chi ha utilizzato questa legge.

SCONTRO INPS-GOVERNO, SALVINI ATTACCA BOERI

Mentre si attende in settimana il decreto sulla Quota 100, non accenna a diminuire lo scontro tra l’Inps e il Governo sul tema spinoso delle pensioni e dei vari metodi di “anticipo” per poter conseguire parallelamente ad un ingresso nel mondo del lavoro per migliaia di giovani disoccupati. Secondo il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, tale operazione non sarà possibile visto l’impianto – che lui critica da tempo – della riforma Quota 100: è ovviamente di opposto avviso il Governo, in particolar modo il vicepremier Matteo Salvini che ancora ieri è tornato ad attaccare Boeri dopo le ultime critiche sollevate contro la riforma pensioni «da mesi Boeri rema contro il Governo e disinforma gli italiani, difendendo una legge sciagurata come la Fornero. Perché per coerenza non si dimette e si candida alle primarie del Pd?». Secondo il n.1 dell’Inps, le misure adottate dal Governo gialloverde non solo non riusciranno a portare molti lavoratori in pensione e soprattutto non vi sarebbero le politiche di lavoro giuste per far scattare un “boom” di assunzioni tra i tanti, troppi, giovani disoccupati.

RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELLA FAST-CONFSAL

In tema di riforma delle pensioni, il segretario generale Fast-Confsal, Pietro Serbassi, e Il Segretario nazionale FastPensionati-Confsal, Agostino Apadula, in una nota segnalano come sia da considerare una “decisione assai discutibile” quella riguardante “la liquidazione dei Tfs ai dipendenti statali. Qualora essi decidano di accedere alla pensione mediante quota 100, infatti, si vedranno liquidato il trattamento di fine servizio anche dopo 6 anni per effetto delle  normative  di  legge  esistenti”. I due sindacalisti evidenziando anche che “per superare  questa  stortura,  il sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, ha annunciato che il governo sta lavorando ad una convenzione con l’Abi per far liquidare agli istituti bancari in tempo reale il Tfs, pagando ovviamente gli interessi, non si sa bene a carico di chi. Una soluzione degna dei passati governi duramente contestati da chi oggi guida l’Italia”.

Serbassi e Apadula non dimenticano poi che è stato fatto scattare l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, “così come aveva previsto la legge Fornero che si voleva smontare pezzo per pezzo, ma, cosa altrettanto grave, viene introdotta di soppiatto una finestra di ben tre mesi per la maturazione della pensione anticipata. In questo modo il vantaggio del promesso congelamento dell’adeguamento all’aspettativa di vita (che in base alla Fornero dal 1 gennaio 2019 sale da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi di anzianità contributiva) si ridurrà a soli due mesi, ben poca cosa”.