SINDACATI CONFERMANO MOBILITAZIONE
Ieri il Premier Giuseppe Conte ha incontrato i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil a seguito dell’approvazione del decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza. Di certo Susanna Camusso, Carmelo Barbagallo e Annamaria Furlan speravano di poter essere ricevuti dal Governo prima e non dopo il varo del provvedimento. In ogni caso la Segretaria generale della Cgil, una volta terminato l’incontro, ha fatto sapere che al Premier è stata confermata la mobilitazione del 9 febbraio contro la manovra. “Cogliamo positivamente il ribadire da parte del governo che ci saranno tavoli e momenti di confronto aspettiamo che il governo li applichi concretamente”, ha aggiunto secondo quanto riportato dal sito di Rassegna sindacale. Rispetto al decreto appena approvato, Camusso ha spiegato che “è difficile fare una discussione specifica”, visto che “non abbiamo neanche i testi”. Carmelo Barbagallo ha invece evidenziato che “è ancora possibile fare degli aggiustamenti sui contenuti del decretone”, purché si avviino le necessarie riunioni tecniche.
PREPENSIONAMENTI DA 59 ANNI
Con la quota 100, come noto, si potrà accedere alla pensione a 62 anni, nel caso se ne abbiano almeno 38 di contributi. Il decreto sulla riforma delle pensioni varato dal Governo ha però introdotto la possibilità per le aziende di utilizzare i fondi bilaterali per far prepensionare, con tre anni di anticipo rispetto alla maturazione di Quota 100, i propri lavoratori. Di fatto, quindi, ci sarebbe la possibilità di lasciare il lavoro a 59 anni, se già se ne hanno 38 di contributi o sempre a 62 anni se se ne hanno 35 di anzianità contributiva. Questa possibilità per le aziende è però subordinata alla sottoscrizione di un accordo con i sindacati nei quali stabilire il numero di lavoratori da assumere al posto di quanti saranno prepensionati, in modo da avere una garanzia sui livelli occupazionali. In questo modo, quindi, l’esecutivo cerca di fare in modo che Quota 100 possa favorire un turnover nelle aziende in grado di creare nuova occupazione, un obiettivo che era stato dichiarato dall’esecutivo tra i principali della riforma delle pensioni voluta e approvata.
OPZIONE DONNA CON FINESTRA
Nel decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 è prevista anche la proroga di un anno dell’Ape social e la possibilità di accedere a Opzione donna a 58 anni (59 in caso di lavoratrici autonome), se compiuti entro il 31 dicembre 2018, con 35 di contributi. C’è da tenere presente, tuttavia, che oltre al ricalcolo con il sistema contributivo pieno dell’assegno pensionistico, le beneficiarie dovranno fare i conti con una finestra di attesa di 12 mesi, che salgono a 18 in caso siano autonome. Nel decreto è previsto anche il blocco del requisito per la pensione di anzianità fino al 2026. Dunque sarà possibile andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) indipendentemente dall’età. Tuttavia, “i soggetti che hanno maturato i requisiti dal 1 gennaio 2019 alla data di entrata in vigore del presente decreto conseguono il diritto al trattamento pensionistico dal 1 aprile 2019”. In generale, poi, “il trattamento pensionistico decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione” del requisito contributivo.
LE DIFFERENZE TRA PUBBLICO E PRIVATO
Si registrano i primi commenti negativi dopo l’approvazione del decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100. Antonio Foccillo segnala infatti che si è creata “un’altra pesante discriminazione che non si giustifica con l’esigenza di garantire la continuità di servizi a cittadini e imprese e di programmare il ricambio generazionale che, dopo l’ennesimo rinvio, potrà avvenire solo a partire dal prossimo 15 novembre 2019”. Il Segretario confederale della Uil, fa riferimento al fatto che i dipendenti pubblici potranno andare in pensione solamente dal 1° agosto, “un mese dopo rispetto le precedenti indiscrezioni”. Secondo il sindacalista, “non è certo a suon di rinvii che si invertirà il trend dell’invecchiamento e della diminuzione organica della popolazione lavorativa della Pa”. Anzi, “in questo modo si produce un continuo accanimento nei confronti del pubblico che non fa altro che riflettersi sui servizi resi alla cittadinanza”. Foccillo ha poi confermato a nome della Uil la piena disponibilità “a qualsiasi confronto di merito”.
LE PENSIONI DECURTATE SENZA PREAVVISO
Mentre la riforma delle pensioni con Quota 100 è diventata realtà, arrivano notizie poco rassicuranti per chi in pensione c’è già. Il sito di Rassegna sindacale segnala infatti che a Parma “molti pensionati si stanno rivolgendo agli uffici delle leghe Spi Cgil e del patronato Inca perché hanno ricevuto, nel mese di gennaio, una pensione decurtata, a volte anche azzerata, senza preavviso”, a causa del conguaglio fiscale dell’Inps sulle pensioni del 2018. Valentina Anelli, Segretaria generale dello Spi Cgil di Parma, racconta che “per la maggior parte si tratta di persone che percepiscono, oltre alla propria pensione, anche quella di reversibilità del coniuge scomparso. L’Inps non ha cumulato le due pensioni al fine del calcolo della tassazione, e questo ha fatto scaturire un indebito nei confronti del fisco. La somma percepita in più rispetto al dovuto è stata trattenuta dalla pensione di gennaio”. La sindacalista fa anche un esempio concreto, quello di “una vedova dal 2017 che si è vista accreditare una pensione di 97 – novantasette – euro anziché gli abituali 1.105 euro, senza alcuna informazione preventiva”.
RIFORMA PENSIONI, IL DECRETO SU QUOTA 100
Il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 è stato finalmente approvato e, secondo le stime del Governo, per 350.000 persone quest’anno ci sarà la possibilità di accedere alla quiescenza. Probabilmente, quindi, vedremo aumentare il numero di assegni liquidati dall’Inps, che, stando ai dati del monitoraggio sui flussi di pensionamento diffusi dallo stesso Istituto nazionale di previdenza sociale, nel 2018 è stato pari a 483.309 unità, in calo del 20,4% rispetto all’anno precedente. La diminuzione più consistente la si è avuta per quel che riguarda le pensioni di vecchiaia, che hanno fatto registrate un -39,4%. Forse anche a causa dell’aumento del requisito anagrafico per le donne, che è stato portato a 66 anni e 7 mesi, pari a quello degli uomini.
Non resta che aspettare la reazione dei sindacati al provvedimento del governo, specie per quel che riguarda il comparto pubblico, visto che i dipendenti pubblici, come annunciato dal ministro Bongiorno, dovranno attendere il primo agosto per poter accedere a Quota 100, così da garantire la continuità dei servizi a cittadini e imprese e programmare il ricambio generazionale. Cgil, Cisl e Uil avevano poi già evidenziato i limiti dell’intervento principale del Governo in tema di previdenza, in particolare la penalizzazione che comporta per le donne, visto che per loro è più difficile riuscire a raggiungere il requisito contributivo di 38 anni previsto da Quota 100. Vedremo se rilanceranno le loro critiche in vista della mobilitazione unitaria, contro la Legge di bilancio, prevista per febbraio.