LE CRITICHE DI ACOI E FILLEA
La Quota 100 varata dal Governo scontenta diverse categorie, ma per ragioni diametralmente opposte. La riforma delle pensioni allarma infatti l’Acoi, l’associazione dei chirurghi ospedalieri, che segnala la possibilità che ben 1.500 sui 7.500 chirurghi ospedalieri dipendenti del servizio pubblico nazionale possano lasciare il posto di lavoro creando dei problemi non indifferenti, fino “alla chiusura di diversi centri”, secondo il Presidente Piero Marini. La Fillea-Cgil non è invece soddisfatta di Quota 100 perché “38 anni di contributi per accedere alla pensione sono un traguardo irraggiungibile per il 99% degli operai edili italiani”, segnala il Segretario generale Alessandro Genovesi. Il perché è presto detto: mediamente gli operai edili quando arrivano a 65 anni hanno tra i 27 e i 31 anni di contributi. “Guardando alla platea di coloro che potranno andare in pensione anticipata a 62 anni d’età con 38 di contributi vediamo che di fatto ne restano fuori proprio coloro che svolgono lavori gravosi e discontinui”, aggiunge il sindacalista.
FDI VOTERÀ QUOTA 100
La riforma delle pensioni con Quota 100 incontra il favore di Giorgia Meloni, che tramite Twitter fa sapere che Fratelli d’Italia è pronto a votare il provvedimento. “Bene l’introduzione di Quota 100, giusto che chi ha versato 38 anni di contributi possa andare in pensione se vuole. Era nel programma di Fratelli d’Italia e con coerenza in Parlamento voteremo a favore di questi articoli del provvedimento”, ha scritto l’ex ministro. Che però esprime la propria contrarietà al reddito di cittadinanza. “Per Fratelli d’Italia lo Stato ha il dovere morale di aiutare chi non può, per ragioni oggettive, lavorare: i bambini (la nostra proposta storica si chiama reddito d’infanzia), gli invalidi (raddoppiando l’assegno di invalidità) e gli anziani (alzando le pensioni minime e anticipando la pensione sociale agli over 60 privi di reddito). Per tutti gli altri, invece, il compito dello Stato è favorire il lavoro, creando i presupposti per la crescita e mettendo chi può assumere in condizione di farlo”, ha aggiunto Meloni.
RENZI CONTRO QUOTA 100
Matteo Renzi, sulla sua pagina Facebook, ha scritto un post per commentare l’approvazione del decreto relativo a Quota 100 e reddito di cittadinanza. “Salvini, Di Maio e Conte hanno presentato il ‘decretone’ che contiene le misure più importanti del contratto di governo: reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni. I tre si dicono entusiasti: ‘siamo passati dalle promesse ai fatti’. Non è così. In campagna elettorale il conto delle promesse su pensioni e reddito valeva circa 90 miliardi, oggi ne hanno stanziati 9. Che sono tantissimi soldi, ma il 10% delle promesse”, si legge nel post dell’ex Premier, che dice di essere “contrario a queste misure perché secondo me i soldi degli italiani vanno messi per creare lavoro o aumentare i salari, non per far pagare ai giovani le pensioni anticipate o favorire chi lavora in nero”. Per Renzi è “molto importante memorizzare ciò che i tre ci hanno detto oggi. Perché tra qualche mese tireremo le somme e vedremo se il loro entusiasmo è giustificato. Da italiano spero di sì. Da persona di buon senso temo di no”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI
Roberto Ghiselli, pur apprezzando “tutto ciò che va a favore dei lavoratori e accorcia i tempi per andare in pensione”, non promuove il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 varato dal Governo. Intervistato da Repubblica, il Segretario confederale della Cgil spiega che “Quota 100 non è quota cento perché ha il vincolo dei 38 anni di contributi. Chi non li ha deve comunque aspettare la pensione di vecchiaia. E questo ha conseguenze sociali gravi”, “perché esclude dal provvedimento i lavoratori più deboli, che hanno meno contributi, e i giovani, che sono sempre più precari. Chi ha 38 anni di contributi oggi? Chi lavora nelle grandi aziende e i dipendenti del pubblico impiego. Non ce l’hanno invece intere categorie: gli edili, i dipendenti delle piccole aziende, chi lavora in agricoltura”.
Il sindacalista evidenzia anche che i giovani che iniziano a lavorare adesso “rischiano di andare in pensione oltre i 70 anni, altro che Quota 100. E questo perché la riforma annunciata da questo governo blocca l’aggiornamento dei contributi di anzianità lavorativa alla speranza di vita. Ma non li blocca per quanto riguarda l’età necessaria ad andare in pensione, la cosiddetta pensione di vecchiaia. Questo vuol dire che chi oggi ha 40 anni andrà in pensione a 70”. Ghiselli ci tiene anche a ricordare che i sindacati dopo il varo della Legge Fornero hanno presentato proposte di modifica radicale e anche “ottenuto salvaguardie per gli esodati. Oggi abbiamo una proposta di riforma radicale della legge Fornero e non solo una di facciata. Non possiamo certo essere accusati di non aver combattuto le storture della riforma delle pensioni”.