I COSTI IN DIECI ANNI
C’è attesa per la firma, da parte del Presidente della Repubblica, del decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza. Secondo quanto riporta Repubblica, le misure previdenziali varate “costeranno agli italiani nel decennio appena partito 48 miliardi e 234 milioni. Ma consentiranno a 2 milioni e mezzo di loro di anticipare in qualche modo la pensione. Senza abolire la legge Fornero, solo derogandola”. Nella relazione tecnica al decreto si legge che per Quota 100 e il blocco dei requisiti per la pensione di anzianità si spenderanno più di 43 miliardi fino al 2028. Le tabella allegate al decreto parlano di 330.000 pensionamenti nel 2019, per una spesa di 4,6 miliardi di euro. Gli italiani che useranno Quota 100, secondo le stime, saranno 270.000. Viene vista una quasi parità tra utilizzo nel settore pubblico e in quello privato, mentre tra gli autonomi saranno in meno ad andare in pensione. La spesa verrà monitorata ogni mese e se verranno superati gli stanziamenti si procederà a tagliare le spese dei ministeri, in primis quello del Lavoro, e poi ad aumentare le tasse.
LE PREOCCUPAZIONI DELLA CIA
C’è attesa per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto relativo alla riforme delle pensioni con Quota 100, sul quale la Confederazione italiana agricoltori ha qualche timore, visto che ci sarà sì la proroga dell’Ape social, ma l’agricoltura non verrebbe riconosciuta tra i lavori gravosi e usuranti. La Cia è anche preoccupata per l’introduzione della pensione di cittadinanza, visto che i pensionati agricoltori, che in molti casi percepiscono un assegno di poco superiore ai 500 euro, potrebbero essere esclusi dalla platea dei beneficiari, mentre persone che hanno lavorato per pochi anni si vedrebbero riconosciuta un’importante integrazione. La Cia propone quindi di istituire una pensione base per tutti, cui vada aggiunta la quota ottenuta con il calcolo dei contributi versati. Intanto da Davos Giovanni Tria ha smentito che ci siano stati “blocchi” con la Ragioneria generale dello Stato per la messa a punto del testo finale del decreto. Il ministro dell’Economia ha anche ricordato che non essendoci una scadenza non si può parlare di ritardo nella presentazione del testo.
IL PENSIONOMETRO PER QUOTA 100
Il decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 ha certamente introdotto una novità nel sistema pensionistico italiano e chi raggiungerà i requisiti richiesti dovrà valutare se utilizzare o meno questa forma di accesso alla quiescenza. Il Sole 24 Ore, in collaborazione con la società Epheso, ha quindi pensato di mettere a disposizione un “pensionometro”, raggiungibile cliccando qui, aggiornato “con tutte le novità introdotte dal decreto su pensioni e reddito di cittadinanza, che permette a una vasta platea di lavoratori la possibilità di calcolare in modo personalizzato la propria pensione”. Sul sito del quotidiano di Confindustria viene anche spiegato che “il tool realizzato da Epheso consente anche di calcolare l’impatto dell’adesione a un fondo pensione e di stimarne gli effetti in termini di rendita, sulla base di alcuni assunti di base”. Dunque ci potrà essere anche la possibilità di capire se la pensione integrativa cui si è scelto di eventualmente aderire può fare o meno la differenza.
CONTE DIFENDE QUOTA 100 A DAVOS
Durante il suo discorso al World Economic Forum di Davos, Giuseppe Conte ha parlato anche della riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100. Secondo quanto riporta Reuters, il Premier ha voluto “rassicurare tutti coloro che sono preoccupati della sostenibilità di lungo periodo del nostro sistema pensionistico. Il sistema rimane completamente sostenibile perché coloro che scelgono di andare in pensione prima finiranno per ricevere una somma inferiore e perché questa riforma si applica solo per tre anni”. Inoltre, ha dichiarato che dal suo punto di vista Quota 100 rappresenta “una soluzione riparatrice per un’intera generazione che, dall’oggi al domani, si è vista aumentare l’età pensionabile di molti anni”. Dunque da Conte è arrivata una risposta nemmeno tanto indiretta al Fondo monetario internazionale. Che negli ultimi giorni, come del resto anche in passato, ha segnalato i rischi per il nostro Paese di effettuare modifiche all’attuale sistema pensionistico regolato dalla Legge Fornero.
IL PROBLEMA IRRISOLTO DEGLI ESODATI
Come noto, il Governo ha varato la riforma delle pensioni con Quota 100, ha previsto la proroga dell’Ape social ed esteso Opzione donna, ma non ha varato la nona salvaguardia degli esodati e non ha nemmeno predisposto uno strumento specifico per far sì che chi nel 2011 si è ritrovato da un giorno all’altro senza lavoro e con il traguardo della pensione allontanato anche di parecchi anni possa vedere risolta questa ingiustizia che vive ancora sulla propria pelle. Nei diversi post del Comitato esodati licenziati e cessati si può constatare come la Quota 100 non possa essere considerata una misura in grado di venire incontro a chi non ha i 38 anni di contribuzione necessaria all’ingresso in quiescenza e c’è chi sta quindi cercando di capire se potrà provare a utilizzare l’Ape social. Anche in questo caso, però, ci sono dei paletti che possono risultare impossibili da sormontare. Come quelli che non hanno consentito loro di poter accedere agli otto provvedimenti di salvaguardia degli esodati che si sono succeduti dal 2012 a oggi.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Cesare Damiano torna a parlare della riforma delle pensioni con Quota 100, dicendosi “contento se mandiamo le persone di una certa età in pensione, ma temo che i soldi non bastino”. Intervistato da tpi.it, l’ex ministro del Lavoro evidenzia che “nel caso in cui il numero di domande sia superiore alle risorse messe a disposizione si attueranno dei tagli compensativi. Mi tremano le vene ai polsi, perché prima mandiamo in pensione a 62 anni e poi togliamo l’indennità di disoccupazione? Sarebbe davvero disastroso”. Rispetto all’ipotesi che nel 2021 il Governo vari Quota 41, l’ex deputato dice di ritenere che “anche in questo caso prevarrà ‘l’effetto annuncio’, poi superate le elezioni europee ci sarà invece ‘l’effetto delusione’ perché tutto quello che è stato promesso non potrà essere mantenuto e attuato. Prevedo quindi che verranno addossate ad altri le responsabilità di chi fa proposte che non reggono alla prova dei fatti”.
Damiano è inoltre convinto che vada resa strutturale l’Ape social, modificandola, “nel senso che è necessario includere nei lavori gravosi l’edilizia, i lavori stagionali e poi cancellare il vincolo che consente ai disoccupati di andare in pensione con 30 anni di contributi ma a patto che abbiano utilizzato gli ammortizzatori sociali come la Naspi. Anche se non li hanno utilizzati, bisogna far in modo che i disoccupati di lungo periodo possano andare in pensione”. L’esponente del Pd non dimentica poi la nona salvaguardia degli esodati: “Noi dobbiamo chiedere che il problema venga risolto, perché ci sono 6 mila lavoratori che, a causa della Fornero, non hanno più il lavoro dal 2012 e non hanno ancora la pensione. Questa era una promessa di Di Maio non mantenuta”.