Anpal e Unioncamere hanno sviluppato assieme il sistema informativo Excelsior per monitorare l’andamento della domanda di lavoro delle imprese, conoscere i settori economici che hanno maggiore fabbisogno di lavoro e soprattutto quali sono le professioni più richieste. Il sistema Excelsior di Unioncamere, potenziato e rivisto nella collaborazione avviata con Anpal, è diventato così uno strumento utile per leggere le tendenze della domanda di lavoro e per le politiche attive del lavoro indicando i settori dove è più facile trovare ricollocazione per i disoccupati e permettendo di programmare interventi di formazione necessari per adeguare gli skills professionali disponibili a quelli richiesti dalle imprese. Ma è soprattutto lo strumento ottimale per le iniziative di orientamento rivolte ai giovani in fase di scelta dei percorsi scolastici e formativi. Il sistema permette infatti di valutare non solo quantitativamente la domanda di lavoro nel prossimo futuro per i diversi comparti produttivi, ma anche le professioni, e quindi le competenze formali, che saranno più richieste.



Anpal e Unioncamere hanno recentemente pubblicato le previsioni relative ai primi mesi del 2019. Nonostante le imprese abbiano dichiarato un certo pessimismo per la situazione economica e si preveda un calo delle attività a livello internazionale, la domanda di lavoro si mantiene in linea con quanto è avvenuto all’avvio dell’anno precedente. Nel mese di gennaio sono circa 442 mila i contratti di assunzione programmati e saliranno a circa 1,2 milioni nel primo trimestre. Il calo rispetto allo stesso periodo del 2018 è di circa il 10% per il mese di gennaio per effetto di contratti stagionali, ma scende al 5% relativamente alla stima per il trimestre.



Quasi tutti i settori legati al commercio internazionale mantengono il segno più nell’andamento delle assunzioni, ma è previsto un calo del 18% nel settore agroalimentare. Ciò a causa delle incertezze sia della domanda interna che estera. Dal punto di vista geografico contribuiscono al contenimento del calo nelle assunzioni la crescita del nord-ovest e del centro Italia. Il nord-est ha invece una limitata contrazione e vi è un ulteriore segnale negativo del mezzogiorno (-1,5%). La previsione negativa per l’occupazione nel sud indica che la spaccatura geografica del mercato del lavoro del Paese è destinata ad ampliarsi nell’immediato futuro. Ciò richiede politiche di sviluppo territoriale che favoriscano la possibilità di avviare politiche occupazionali capaci di creare un permanente incremento nel tasso di occupazione del sud, in particolare per giovani e donne. Occorre pertanto privilegiare politiche fiscali e di investimento che portino a far crescere il tessuto di imprese localizzate al sud. Il solo sostegno al reddito delle famiglie non può contribuire a rispondere alla necessità di creare sviluppo e lavoro nel mezzogiorno.



Pur con dati in crescita peggiora, secondo l’osservatorio di Excelsior, il mercato del lavoro. Le imprese denunciano con maggiore decisione il mismatching esistente fra le professionalità richieste e la formazione dell’offerta di lavoro esistente. Il tasso di difficoltà a reperire le figure professionali richieste dalle imprese passa dal 26% al 31%. Ciò è essenzialmente dovuto all’innalzarsi del livello di formazione richiesto dalla domanda di lavoro. Sono sempre più richiesti tecnici e laureati in materie economiche, tecniche e scientifiche.

I dati confermano che le difficoltà di reperimento riguardano sia specialisti scientifici che tecnici in campo ingegneristico, ma anche operai con alte qualifiche. La criticità per le figure di alta formazione scientifica raggiunge quasi il 60%, mentre per le figure tecniche ingegneristiche arriva al 50%.

La fotografia del mercato che verrà ci conferma quindi che gli squilibri di fondo del nostro mercato del lavoro tendono a perpetuarsi. In primo luogo si amplia il divario nord-sud. La mancanza di un forte piano di investimenti nelle aree meridionali è l’asse portante del ritardo nello sviluppo di molte aree. A ciò si aggiunge un progressivo impoverimento del tessuto di imprese. Occorrerebbero politiche fiscali per favorire investimenti privati al sud, ma le scelte anti-sviluppo dell’attuale Governo non aiutano certo mutamenti dei flussi di produzione dal nord al sud.

A ciò si somma il mismatching creato da un sistema formativo che usa poco gli strumenti dell’orientamento e che privilegia ancora percorsi scolastici che portano i giovani ad affacciarsi al mercato dal lavoro avanti negli anni e con skills professionali non adeguati alla domanda di lavoro delle imprese.

Il mutamento tecnologico porterà a rapidi mutamenti e, secondo alcuni visionari, ci avviciniamo al momento in cui le macchine produrranno i beni e i servizi e l’uomo, se con reddito assicurato, potrà occuparsi di ciò che più lo alletta. Per ora mi accontenterei, in attesa del nuovo welfare a reddito garantito per tutti, di un sistema scolastico capace di un rapporto scuola-lavoro che favorisca l’inserimento lavorativo dei giovani. Sistema duale e Its dovrebbero coinvolgere almeno 400.000 giovani per segnare una svolta nella formazione lavorativa. Dare lavoro è la priorità di questi anni. Perché le macchine possano mantenerci nell’ozio c’è ancora tempo.