I giorni di vacanza scolastica tra Natale e l’Epifania sono un’ottima occasione di riflessione per chi a gennaio deve scegliere la scuola media superiore alla quale iscriversi. Di motivo per riflettere infatti ce n’è più d’uno, soprattutto nella considerazione che da un recente rapporto di Almadiploma, ben il 35% degli allievi intervistati al termine delle superiori dichiara di non aver compiuto all’iscrizione la scelta migliore. Un altro aspetto è quello legato al mismatch tra la consistente richiesta di tecnici delle aziende italiane e il livello di disoccupazione giovanile che supera il 30%, motivato dalla mancanza nei giovani di competenze adeguate. In effetti, la scelta che molti adolescenti e le loro famiglie andranno a compiere tra alcuni giorni è molto importante per il futuro non solo dei singoli, ma anche dell’intero sistema nazionale. D’altro canto, la complessità dei nostri ordinamenti scolastici e le azioni di orientamento scolastico, non sempre ben strutturate, spesso non consentono una scelta oggettivamente opportuna.
Vale la pena allora di soffermarsi su alcuni aspetti al solo scopo di semplificare le cose e senza la pretesa di influenzare le scelte dei giovani.
La formazione di base. La considerazione che, qualsiasi lavoro o professione si andrà a intraprendere, si dovrà continuare a studiare e apprendere con continuità durante tutta la propria carriera, porta a pensare che comunque una forte e ben strutturata formazione di base debba necessariamente essere presente nel bagaglio culturale di ognuno. Su questa strada tutte le scuole superiori hanno compiuto passi da gigante sviluppando le otto competenze chiave, recentemente modificate e integrate dalla Commissione europea, anche se a diversi livelli per ciascuna in dipendenza dal tipo di scuola. Padronanza della lingua madre e delle lingue straniere, competenze matematico-scientifico-tecnologiche, competenze digitali, imparare a imparare, competenze sociali e civiche, spirito imprenditoriale, consapevolezza ed espressione culturale, costituiscono una solida base culturale indispensabile nella formazione di un cittadino e in questo può venir considerato che, con il recepimento da parte del nostro sistema scolastico, tutti i tipi di scuola superiore assolvono generalmente il loro compito. In ogni caso la continua evoluzione dei sistemi sociali e produttivi -oggi non sappiamo quali lavori saranno richiesti tra cinque anni – porta a pensare che sia fondamentale intraprendere corsi di studi che forniscano una sorta di “cassetta per gli attrezzi” contenente strumenti utili a essere utilizzati nei nuovi scenari.
Istruzione liceale o tecnico-professionale. Un approccio fondamentalmente diverso sta alla base della diversità delle due tipologie di percorso formativo. La prima legata sostanzialmente alla speculazione e al sapere di tipo disciplinare, la seconda legata primariamente al “saper fare” e quindi all’esperienza interdisciplinare. Le predisposizioni personali che già si evidenziano durante i primi anni di formazione e fino alla scuola media di primo grado possono indirizzare la scelta in modo opportuno. Purtroppo, a volte una “gerarchia del sapere” che vede nei fatti una sorta di scelta di classe, non aiuta in questo senso. Indirizzare un adolescente verso studi liceali nella convinzione di ottenere con essi posizioni sociali di rilievo quando egli non fosse portato a tale formazione, come pure al contrario pretendere di iscrivere a una scuola di tipo tecnico a chi non è a essa predisposto, può solo dare risultati poco soddisfacenti. In ogni caso esistono pari opportunità di carriera futura per entrambe i canali formativi, sia a livello di occupabilità, che a livello di remunerazione.
Cosa fare dopo: non solo Università o lavoro. La scelta della scuola media superiore viene spesso abbinata a un progetto di vita che preveda o meno la successiva iscrizione all’università: anche in questo caso si dà per scontato che chi ha frequentato un liceo debba necessariamente iscriversi all’università e chi si diploma in un istituto professionale abbia come unico sbocco un lavoro di basso livello. Al momento il nostro sistema di formazione terziaria, principalmente costituito dall’università, vede per omogeneità e continuità di metodo didattico, favorito chi ha una preparazione liceale, ma il crescente numero di iscritti agli Its – sistema terziario professionalizzante -, oltre alla possibilità di iscriversi all’università da parte di chi ha frequentato istituti tecnici e professionali, porta a considerare il sistema terziario non solamente destinato a chi è in possesso di un diploma liceale. L’elevato numero degli abbandoni universitari, d’altro canto, indica che molto spesso anche chi ha frequentato il liceo potrebbe più proficuamente al termine del percorso, indirizzarsi verso il sistema terziario professionalizzante degli Its, che garantisce comunque ottima preparazione e livelli di occupabilità eccellenti. Sui settori produttivi e sulla tipologia di formazione da intraprendere per avere maggior probabilità di occupazione possono certamente dare indicazioni le tendenze del territorio che possono essere estratte facilmente da studi basati su dati reali, primo tra tutti Excelsior di Unioncamere.
Le attività di orientamento. Spesso la scelta della scuola superiore avviene da parte di adolescenti e famiglie sulla base di elementi legati alla precedente esperienza di genitori e conoscenti, al passaparola con altri genitori e seguendo in alcuni casi mode del momento. Anche le cosiddette “vetrine delle scuole” più che a una reale informazione tendono a illustrare attività attraenti per chi si iscrive, facendo propendere per questo o quell’istituto in virtù della ricchezza dell’offerta formativa. Fortunatamente anche in questo campo esistono attività che essendo poste in essere in contesti territoriali restano “immuni” da spinte legate al singolo Istituto. Importanti sono allora attività di tipo laboratoriale o di simulazione o che comunque si basino su indicazioni legate al normale svolgimento delle lezioni di questa o quella tipologia di scuola.
Una scelta ponderata può quindi essere compiuta partendo da un’informazione corretta e oggettiva sull’offerta formativa territoriale, da studi e tendenze sulla possibilità di occupazione futura, ma soprattutto dando il giusto peso a una formazione culturale completa e rispondendo alle inclinazioni personali e alle doti dell’adolescente.