Pochi giorni prima di Natale Felsa-Cisl, Nidil-Cgil e UilTemp hanno sottoscritto l’ipotesi di rinnovo del Contratto collettivo nazionale del settore delle Agenzie di somministrazione di lavoro. È stato un rinnovo molto complicato e articolato. Come organizzazioni sindacali del settore della somministrazione ogni volta che affrontiamo un negoziato in questo contesto dobbiamo sempre avere l’intelligenza di operare il giusto discernimento tra la buona flessibilità da sostenere e la dannosa precarietà da combattere, capire dunque i tratti distintivi dell’una e dell’altra esperienza per individuare le ricette e le soluzioni più adeguate e corrispondenti con la realtà. Questo è un compito difficile, già molto complicato in condizioni ordinarie.
In questi 20 mesi di trattative ci siamo però imbattuti anche con altri fenomeni esogeni che hanno ulteriormente accentuato le criticità: dalle previsioni macroeconomiche e di settore che hanno visto un’inversione di tendenza, da una situazione di crescita a una di stagnazione e calo, fino ad arrivare a una riforma del mercato del lavoro che ha interessato prevalentemente proprio la somministrazione di lavoro.
Possiamo identificare diversi pilastri di questa ipotesi di rinnovo, che al di là del tecnicismo contrattuale definiscono il contenuto della sfida che le parti sociali hanno comunemente assunto per migliorare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori in somministrazione.
Il primo aspetto è di carattere normativo. Abbiamo cioè sfruttato la possibilità offerta dal legislatore di prevedere le durate e i casi di proroga del contratto di somministrazione, oltre a disciplinare il limite massimo di utilizzo del contratto stesso. Il legislatore con il Decreto dignità ha posto un vincolo per tutti i contratti a termine e in somministrazione, pari a 12 mesi, oltre i quali sono necessarie le causali per giustificare l’utilizzo temporaneo del lavoratore. Ebbene questo limite può rivelarsi un utile strumento per la stabilizzazione dei lavoratori, ma per la maggioranza dei casi la tagliola dei 12 mesi si sta rivelando la condanna verso la disoccupazione. Attraverso la contrattazione abbiamo previsto, per alcune categorie che vivono un’oggettiva difficoltà nel mercato del lavoro, la possibilità di proseguire liberamente oltre i 12 mesi di contratto: il negoziato ha avuto il merito di leggere le dinamiche reali del mercato, individuando le situazioni di svantaggio nel mondo del lavoro, ponendo un distinguo tra coloro che alla roulette dei 12 mesi possono essere seriamente stabilizzati e quelli che invece necessitano un periodo più lungo di lavoro a termine, perché diversamente sarebbero disoccupati.
Viene previsto un rafforzamento del Welfare bilaterale di settore, con un ampliamento delle platee dei beneficiari delle attuali 16 prestazioni tra agevolazioni, sostegni e tutele. Particolare attenzione viene affidata alla mobilità territoriale, come possibilità per cogliere tutte le opportunità occupazionali che si presentano al lavoratore. Inoltre, per coloro che perdono il lavoro da un contratto di somministrazione e hanno lavorato al meno 110 giorni nell’ultimo anno, viene riconosciuto un sostegno al reddito una tantum di 1.000 euro (che scende a 780 euro in caso di anzianità lavorativa di soli 90 giorni). Coloro che restano senza impiego, maturano anche un diritto alla “presa in carico”. Possono cioè rivolgersi a una qualsiasi Agenzia per il lavoro sul territorio individuata liberamente dal lavoratore, che è tenuta a svolgere l’attività di orientamento e bilancio delle competenze, oltre a organizzare un percorso formativo professionalizzante, finalizzato alla ricollocazione. Abbiamo costruito nel settore della somministrazione il mix di politiche passive di sostegno al reddito con quello di politiche attive di presa in carico per la ricollocazione, entrambi attivabili dalla persona interessata e riponendo al centro il ruolo strategico della formazione anche come dispositivo di ricollocazione.
Un altro strumento che abbiamo deciso di sostenere è il contratto a tempo indeterminato nella somministrazione, favorendo missioni lavorative più lunghe, così da evitare situazioni di abuso o di uso improprio, riconducendolo a una più appropriata stabilità contrattuale. Sempre su questo ambito di tempo indeterminato con l’agenzia per il lavoro abbiamo incentivato la ricollocazione presso diverse imprese utilizzatrici: questa è una sfida importantissima, perché presuppone una svolta nel contratto a tempo indeterminato nella somministrazione, passando dall’essere un surrogato della stabilizzazione vera e propria all’esprimere fino in fondo una propria dignità perché l’Agenzia per il lavoro (il datore di lavoro formale) esercita un’azione reale finalizzata alla continuità lavorativa, a prescindere dalle singole imprese utilizzatrici con le quali il lavoratore viene inviato in missione.
Inoltre, è importante evidenziare come la contrattazione di secondo livello venga non solo sostenuta, ma anche economicamente incentivata: vengono messe a disposizione risorse della bilateralità di settore finalizzate a promuovere accordi di secondo livello che abbiano come obiettivi la continuità occupazionale e percorsi di stabilizzazione dei lavoratori. Questo per ribadire che siamo profondamente convinti del fatto che le stabilizzazioni non avvengono per decreto, ma attraverso un’attenta lettura delle dinamiche del variegato e articolato mercato del lavoro. Ci saranno quindi situazioni in cui sarà possibile incentivare percorsi di stabilizzazione, mentre in altri casi, vista la situazione di incertezza e delicatezza, il miglior risultato possibile sarà quello di dare maggiori occasioni di lavoro.
Nelle prossime settimane saremo impegnati nelle assemblee nei luoghi di lavoro dove sono presenti le lavoratrici e i lavoratori somministrati per spiegare il loro contratto e chiedere formalmente la loro approvazione, perché anche il tema della rappresentanza è diventato centrale in questo settore. Nel corso degli anni non solo abbiamo rafforzato e ampliato la nostra base associativa, ma abbiamo nominato centinaia di rappresentanti sindacali aziendali: lavoratori che nonostante un rapporto di lavoro temporaneo si mettono gratuitamente a disposizione dei propri colleghi di lavoro, svolgendo il ruolo fondamentale di portare a sintesi le problematiche ed esigenze dei lavoratori così da farle diventare priorità e azione dell’organizzazione sindacale. Con questo rinnovo diamo ancora più peso ai delegati sindacali, responsabilizzando tutto il settore verso forme di rappresentanza più mature, ovvero legittimate attraverso l’elezione tra i lavoratori.
Queste in sintesi alcune delle innovazioni contrattuali più importanti contenute nell’ipotesi di rinnovo. Con il quale la somministrazione di lavoro si rivela ancora una volta una tipologia contrattuale che coniuga la flessibilità lavorativa con la sicurezza sociale. Lo scopo di questo rinnovo è stato proprio quello di limitare la flessibilità a situazioni fisiologiche e non patologiche, sostenendo quindi la continuità occupazionale nel proprio percorso lavorativo.