LEGA PRONTA A BLOCCARE IL DECRETO
Ieri c’è stato un preconsiglio dei ministri in cui si è esaminato il decreto legge relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza. Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, Matteo Salvini vorrebbe però una correzione delle norme riguardanti gli assegni che vengono incassati da disabili e inabili. Sembra che il leader della Lega abbia minacciato di non votare a favore dell’intero pacchetto e che il Premier Conte abbia assicurato che si troverà una soluzione. Oggi si dovrebbe tenere una nuova riunione per cercare di raggiungere un’intesa all’interno del Governo. Questo stato dell’arte troverebbe conferma anche nelle parole di Lorenzo Fontana riportate da Adnkronos: “Nella bozza di decreto sul reddito e pensioni di cittadinanza presentata alla riunione di preconsiglio di questo pomeriggio non sono previsti interventi diretti per l’innalzamento delle pensioni di inabilità né adeguati aiuti alle famiglie con disabili e numerose. Senza risposte concrete alle richieste del mondo della disabilità e delle famiglie questa bozza non avrà il nostro supporto”, ha detto ieri il ministro per la Famiglia.
PRESIDIO PER GLI ESODATI ESCLUSI
Nella rubrica “L’opinionista lettore” sull’edizione bolognese del Resto del Carlino, Elide Alboni ricorda che giovedì a Roma (dalle 10:00 alle 13:00 davanti al ministero dello Sviluppo economico) si terrà un nuovo presidio per chiedere che venga varata la nona salvaguardia per i circa 6.000 esodati che ancora sono privi di lavoro e lontani dalla pensione. La coordinatrice del Comitato esodati licenziati e cessati evidenzia che la riforma delle pensioni con Quota 100 non è certo una soluzione che risponde al problema degli esodati esclusi dalle salvaguardie e invita pertanto l’attuale esecutivo a far sì che si possa mettere la parola fine al calvario degli esodati. Con il presidio, cui sono invitati a partecipare anche gli esodati che sono riusciti a entrare in una delle otto salvaguardie finora approvate, si cercherà di avere una qualche garanzia di intervento da parte del Governo, visto che proprio in questi giorni si sta mettendo a punto il decreto relativo alla riforma delle pensioni.
QUOTA 100 E I DIPENDENTI PUBBLICI
Come noto, la riforma delle pensioni con Quota 100 potrebbe essere penalizzante per i dipendenti pubblici. Intervistata da Il Messaggero, Giulia Bongiorno ha spiegato che la finestra per il pensionamento degli statali è di “sei mesi perché devo garantire la continuità amministrativa e nelle Pa si entra per concorso. Per la partenza stiamo valutando due ipotesi: quella di luglio e quella di ottobre. Stiamo facendo una valutazione per quanti sceglieranno quota 100”. Il ministro della Pubblica amministrazione è intervenuta anche riguardo le preoccupazioni su una lunga attesa, che potrebbe essere fino a 8 anni, per l’incasso completo della liquidazione per i dipendenti pubblici he sceglieranno Quota 100. “Entro la metà della prossima settimana si troverà la soluzione per anticipare il Tfr, siamo a pochi metri dal traguardo”, ha detto Bongiorno, facendo quindi capire che l’esecutivo ha contezza del problema, ma chiarendo anche che “il differimento e la rateizzazione sono conseguenze di norme di precedenti governi”.
FURLAN: QUOTA 100 E OPZIONE DONNA NON BASTANO
Annamaria Furlan è molto chiara: “Lavoratori e pensionati ci hanno chiesto di chiarire al governo la nostra posizione. E di farlo con la massima determinazione. Per noi il tema della crescita e dunque quello del lavoro sono la sola gigantesca priorità. Conte non l’ha capito. Ci aveva assicurato che su reddito di cittadinanza e sulle pensioni avrebbe costruito un confronto importante con le parti sociali. Questo non è ancora avvenuto e la confusione sta salendo”. Intervistata da Avvenire, la Segretaria generale della Cisl fa notare che la riforma delle pensioni “non può esaurirsi su ‘quota 100’ e la conferma di ‘Opzione donna’: mancano aspetti molto importanti come il trattamento di garanzia per i giovani, l’Ape sociale da rendere strutturale e la copertura del lavoro di cura”. La sindacalista ribadisce che c’è la piena disponibilità a un confronto serio, “ma il silenzio assordante del governo non ci fa pensare nulla di buono”. Motivo per cui i sindacati si mobilitano. “Per provare a scuotere il governo. Per sperare ancora in uno scatto di responsabilità. Conte è ancora in tempo per rivedere le priorità. Lo faccia, lo deve al Paese. Cambi linea. Anche sul fisco”.
GLI SCONTENTATI DALLA RIFORMA
La riforma delle pensioni rischia di scontentare diversi italiani. Non tanto per Quota 100, quanto per gli altri interventi previsti o che invece mancano. Per esempio, non si è saputo più nulla della nona salvaguardia degli esodati, motivo per cui domani si terrà un presidio dalle 10 alle 13 davanti al ministero dello Sviluppo economico, con l’obiettivo di poter incontrare Di Maio. Ma, come evidenzia Massimo Franchi sulle pagine del Manifesto, lo scontento c’è anche da parte di diverse italiane che attendevano la proroga di Opzione donna. Infatti consentirà il pensionamento a quante sono nate entro il 31 dicembre 1959 (1958 se lavoratrici autonome). Ergo, bisognerà avere almeno 59 anni per poter accedere alla pensione, oltretutto con assegno ricalcolato con il sistema contributivo puro. Prorogata anche l’Ape social, ma i disoccupati involontari dovranno “‘avere concluso indennità di disoccupazione o Naspi da 3 mesi’ e 3’0 di contributi’ escludendo quindi tutte le tipologie di esodati che – in quanto tali – non hanno diritto alla Naspi”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA
In vista del decreto riguardante la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza, Alberto Brambilla ricorda che “arriveranno circa 300 mila domande per accedere a quota 100. Chi conosce la macchina sa che è impossibile accontentare subito tutti. Ci sarà un tale ingorgo che bisognerà fare delle scelte. Abbiamo una grande quantità di ingabbiati a quota 106-107-108. Gente con 66 anni di età e 42 di contributi. Nel primo quadrimestre la precedenza spetta a loro. Nella seconda parte dell’anno possiamo occuparci dei pensionati fino a quota 103, e l’anno prossimo passeremo agli altri. La quota 100 non può avere un trattamento privilegiato rispetto a situazioni più sfortunate”.
Intervistato da La Verità, il Presidente del Centro studi Itinerari previdenziali boccia la pensione di cittadinanza, spiegando che c’è il rischio di “premiare gli evasori. E i mafiosi. È chiaro che gli appartenenti alle quattro principali organizzazioni malavitose non danno il foglio paga ai loro picciotti. Teniamo presente che al Sud il 60% delle pensioni di vecchiaia sono integrate dallo Stato. I maggiori beneficiari delle pensioni basse e assistenziali sono i furbi che sfruttano il lavoro nero e l’economia illegale. Dunque chiediamoci chi stiamo aiutando”. L’ex sottosegretario al Welfare boccia anche il taglio delle pensioni d’oro, che definisce “furto. Chiunque abbia una pensione alta se la vedrà decurtata, senza andare a vedere quanto ha versato, senza considerare l’aspettativa di vita e una giusta proporzionalità. E aggiungo che questo taglio, durando cinque anni, contravviene ai parametri fissati dalia Corte Costituzionale. Insomma, prestiamo attenzione alla caccia alle streghe”.