LE RASSICURAZIONI DI D’UVA

Dopo il risultato delle elezioni regionali in Abruzzo c’è chi teme per le sorti del Governo, ma Francesco D’Uva, intervistato da fanpage.it, spiega che l’esecutivo, visti anche i provvedimenti come la riforma delle pensioni che sta portando avanti, non rischia di cadere. “La Lega ha preso voti a Forza Italia e al Pd. A livello nazionale ovviamente non ci sono ripercussioni. Come potrebbe una elezione regionale mettere in discussione un contratto di governo che stiamo portando avanti rispettando ogni singolo punto? Sarebbe una follia rovinare quanto di buono stiamo facendo in questi mesi. Il governo è compatto, in Parlamento stiamo lavorando per approvare provvedimenti che cambieranno in positivo la vita degli italiani. Mi faccia citare ad esempio Reddito e Pensione di Cittadinanza ma anche Quota 100. Così come la lotta agli sprechi della politica: dopo aver tagliato i vitalizi siamo pronti a tagliare il numero e gli stipendi dei parlamentari. Stiamo dimostrando che se diciamo una cosa poi la facciamo. Finalmente cambia il modo di agire della classe politica: prima si facevano solo promesse, adesso invece le promesse si mantengono”, dice il capogruppo di M5s alla Camera.



STOP ALLE PENSIONI DEI LATITANTI

Il Governo prepara le modifiche da apportare alla riforma delle pensioni contenuta nel “decretone” all’esame del Senato. Sembra che si voglia far salire la cifra (ora pari a 30.000) dell’anticipo sulla liquidazione che avrebbero i dipendenti pubblici che decidessero di usare Quota 100 e anche il tetto a 45 anni (portandolo a 50) per il riscatto agevolato della laurea. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, però, dopo un’inchiesta di Panorama riguardante la pensione che percepisce il latitante Giorgio Pietrostefano, l’esecutivo starebbe “valutando una misura finalizzata ad allargare il raggio d’azione di un intervento inglobato nella riforma Fornero che apre la strada alla revoca della pensione a soggetti condannati per stragi e mafia. In altre parole, lo stop scatterebbe automaticamente anche per i latitanti e nei confronti degli autori di altri reati di destabilizzazione sociale”. Il quotidiano di Confindustria specifica anche che “sul tavolo ci sarebbero anche alcune opzioni alternative che consentirebbero di perseguire lo stesso obiettivo”.



OLTRE 35.000 DOMANDE PER QUOTA 100

Mercedes Bresso, in un articolo sull’Huffington Post, segnala come i cittadini che hanno creduto alle promesse dei populisti si stiano “ricredendo davanti alla prova dei fatti. Gli italiani per esempio hanno voluto dare credito a un governo che ha promesso una nuova riforma delle pensioni e assistenzialismo per tutti i disoccupati, ma si stanno rendendo conto giorno dopo giorno che il cambiamento tanto sbandierato non esiste. Il Reddito di Cittadinanza non è quel sussidio promesso in campagna elettorale e la riforma Fornero, che avrebbero dovuto abolire, è ancora al suo posto”. Secondo l’ex Presidente della Regione Piemonte, “solo l’Unione europea può assumersi la responsabilità di generare quelle riforme di sistema che possono contribuire a far fare uno scatto in avanti alle fasce deboli della società”. Intanto l’Inps fa sapere che le domande per Quota 100 hanno superato la soglia delle 35.000 unità. Roma è ancora in testa come provenienza geografica delle richieste, mentre non mancano anche le domande (più di 7.000) di chi ha oltre 65 anni di età.



LA PROPOSTA DI FDI E FORZA ITALIA

Mentre il decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 è all’esame della commissione Lavoro del Senato, alla Camera Federico Mollicone, Walter Rizzetto e Guido Germano Pettarin hanno presentato una proposta di legge per “revocare con effetto immediato le centinaia di pensioni corrisposte a cittadini dell’ex-Jugoslavia corrisposte esclusivamente in relazione alla loro attività bellica nel periodo 8 settembre 1943-10 febbraio 1947, con riserva di richiedere la restituzione degli importi finora versati secondo i termini di prescrizione di legge riguardanti le pensioni, ritenendo nullo l’accordo Italia-Jugoslavia del 1957”. Secondo quanto viene riportato da Adnkronos non è infatti “moralmente e politicamente accettabile che lo Stato italiano continui a erogare, tramite l’Inps, pensioni a personaggi non più cittadini italiani ritenuti corresponsabili di efferati delitti a danno di cittadini italiani inermi e incolpevoli, e comunque non meritevoli per azioni effettuate a favore e a sostegno dell’Italia”.

M5S CONTRO I SINDACATI RICORDA LE PAROLE DI MONTI

Luigi Di Maio ha criticato la manifestazione dei sindacati di sabato a Roma, tra l’altro contro la riforma delle pensioni con Quota 100, ricordando di non averli visti in piazza a contestare la Legge Fornero. A questo proposito sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle è stato condiviso un video in cui si ascoltano le dichiarazioni rilasciate da Mario Monti alla trasmissione diMartedì, a proposito del varo della riforma delle pensioni a dicembre 2011: “L’abbiamo presentata, più che discussa, con i leader delle federazioni sindacali, che poi non hanno colto quello per fare una specie di rivolta sociale. Ci sono state, qualche settimana dopo, due ore simboliche di sciopero, ma non c’è nessun Paese in cui una riforma così forte delle pensioni sia stata adottata così semplicemente dal punto di vista politico”. Il video è accompagnato da un post in cui si evidenzia che, “come racconta Mario Monti, i sindacati erano d’accordo con la Legge Fornero e hanno fatto solo due ore di protesta simbolica. Una vergogna assoluta!”.

RIFORMA PENSIONI, LA RICHIESTA DEGLI ESODATI

Il Governo lavora agli emendamenti relativi al decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100, ma sembra che non verranno mantenute “le promesse formalmente fatte dal Ministro del Lavoro di risolvere l’annoso dramma degli esodati”. È quanto mette in luce il Comitato esodati licenziati e cessati, dove si ricorda come non ci sia intenzione di approvare la nona salvaguardia (nonostante sia prevista nel programma elettorale della Lega) e nemmeno di riconoscere l’esistenza dei circa 6.00 esodati esclusi “adducendo la circostanza che l’Inps non certifica tale platea quantificata in meno di 100 interessati, individuati non si sa bene con quali criteri, quando al Sottosegretario Cassano (del precedente Governo) la stessa Inps ne certificava oltre 3.000”.

“I 6.000 esodati esclusi dalla Ottava Salvaguardia non chiedono assistenzialismo (tra l’altro numerosi di loro non potranno neanche accedere alle misure  ipotizzate!), ma hanno diritto ad una soluzione previdenziale”, si legge ancora nel comunicato. Nel quale si ribadisce un punto molto importante: “Le risorse finanziarie per salvaguardare anche gli ultimi 6.000 Esodati ci sono! Infatti, i soli risparmi dell’ottava salvaguardia, riversati al Fondo per l’Occupazione Sociale e Formazione (Fosf) con la precedente legge di stabilità, ammontavano a circa 776.6 Mln, ben   sufficienti a garantire, in misura pressoché doppia, al fabbisogno economico della Nona Salvaguardia valutato in 339.9 Mln”. Da qui la richiesta al Governo di “trovare una soluzione previdenziale equa, equilibrata e definitiva per tutti i 6.000 esodati tuttora rimasti esclusi”.