La riforma delle pensioni con Quota 100 sembra incontrare un certo gradimento tra gli italiani, visto che presto le domande all’Inps raggiungeranno la soglia delle 45.000 unità. Non mancano tra i richiedenti persone che sono senza lavoro e quindi vedono con la novità introdotta dalla misura la possibilità di andare in pensione, ma indubbiamente la stragrande maggioranza delle richieste, circa l’80%, arriva da uomini. Roberto Ghiselli a tal proposito sul suo profilo Facebook fa notare che “la cosa è ancora più sconcertante se si considera che sono state proprio le donne a pagare il prezzo maggiore della Legge Monti-Fornero”. In effetti se già le donne erano state penalizzate dalla riforma delle pensioni del 2011, di certo non sono state favorite dalle misure approvate dal Governo. Certo, è stata prorogata Opzione donna, ma non bisogna dimenticare che essa prevede un ricalcolo contributivo dell’assegno e quindi una disparità di trattamento rispetto al pensionamento con Quota 100, che resta poco accessibile per le donne a causa del requisito contributivo pari a 38 anni.
QUOTA 100, UN AIUTO PER LA PA
I dati relativi alle domande presentate all’Inps per accedere a Quota 100, la novità della riforma delle pensioni 2019, sorprendono non poco anche Filippo Perconti, deputato del Movimento 5 Stelle. “L’approccio a quota 100 fa registrare numeri decisamente sopra le aspettative, l’occasione per porre rimedio ad un problema che da sempre è al centro delle nostre battaglie: le condizioni di precarietà di milioni di lavoratori del settore pubblico”, sono le sue parole riportate da scrivolibero.it. Il membro della commissione Lavoro della Camera ritiene che “questa misura previdenziale sarà un valido alleato per il turn over e per la digitalizzazione della Pa. La volontà dell’esecutivo è di sbloccare il mercato del lavoro ed aprirlo stabilmente ai giovani, per garantire al Paese quel ricambio intergenerazionale che potrà avere effetti positivi anche sull’attività dei comparti pubblici e privati, una delle ragioni imprescindibili su cui si basa la quota 100 delle pensioni”. Perconti auspica inoltre “un intervento incisivo e celere della Ministra Bongiorno, affinché si possa debellare la piaga del precariato nella Pa”.
LE SORPRESE NELLE DOMANDE PER QUOTA 100
I dati Inps riguardanti il numero delle domande presentate per accedere a Quota 100 stanno per il momento smentendo le previsioni secondo cui la novità principale della riforma delle pensioni avrebbe favorito i lavoratori privati del Nord. Infatti, “delle 42.397 domande finora arrivate all’Inps 16.510 vengono dal settore privato, 13.950 dal pubblico” e a livello geografico c’è in “testa finora il Sud, con 17.000 domande, un bel po’ di più rispetto alle 14.394 del Nord e alle quasi 11.000 del Centro”. Repubblica, oltre a questi dati, riporta anche le parole del sociologo Antonio Schizzerotto, che fa notare come “la gran parte degli incarichi nel pubblico impiego sono prevalentemente di carattere esecutivo, in genere solo ai dirigenti sono riservate le gratificazioni psicologiche. Inoltre i trattamenti economici, un tempo appetibili, hanno smesso di esserlo, ci sono stati una serie di interventi nelle fasce intermedie, sono state congelati gli scatti di anzianità, le progressioni di carriera e la mobilità sono molto limitate”. Ci sono anche 7.000 domande dei lavoratori autonomi, che “hanno molto sofferto la crisi, a partire dal 2008”.
PASSO AVANTI PER I PEPP
Mentre in Italia si nota un certo apprezzamento per la riforma delle pensioni con Quota 100, guardando quanto meno il numero di domande pervenute all’Inps per poter utilizzare la nuova misura, in Europa fanno un nuovo passo avanti i prodotti pensionistici individuali paneuropei. Conosciuti con l’acronimo Pepp, Pan-European Personal Pension product, questi strumenti hanno avuto il via libera del Consiglio Ue e, come spiega il sito di Ipsoa, “il testo sarà ora messo a punto dai giuristi-linguisti. Il Parlamento e il Consiglio saranno poi invitati ad adottare il testo definitivo”. Di fatto i Pepp consentiranno di avere una maggiore gamma di prodotti per la previdenza complementare e di poter continuare a versare contributi anche in caso di trasferimento in un altro Stato membro dell’Ue. “I risparmiatori avrebbero poi il diritto di cambiare fornitore, sia a livello interno che transfrontaliero, dopo almeno cinque anni dalla conclusione del contratto o dall’ultimo cambio (o anche con maggiore frequenza se il fornitore Pepp lo consente), con un massimale per i costi di trasferimento”.
RIFORMA PENSIONI, LA SPESA IN PIÙ PER LE PMI
La riforma delle pensioni con Quota 100 potrebbe portare a delle conseguenze piuttosto importanti per le piccole e medie imprese. Il Sole 24 Ore, infatti, citando la relazione tecnica al “decretone” ancora all’esame del Senato, ricorda che la novità previdenziale dovrebbe comportare un aumento di circa un miliardo delle liquidazioni erogate nel 2019. Nello specifico, dei circa 102.000 lavoratori del settore privato che dovrebbe usare Quota 100, 36.000 provengono da aziende con più di 50 dipendenti. “La loro uscita determinerebbe nel 2019 pagamenti per 585 milioni di Tfr (al loro del fisco) da parte del Fondo Tesoreria Inps, dove dal 2007 viene versato il Tfr maturando per chi ha deciso di non dirottarlo su un fondo pensione complementare. Gli altri 66mila lavoratori sono invece alle dipendenze di aziende minori”.
Il quotidiano di Confindustria evidenzia che “al netto di coloro che hanno scelto di girare il Tfr maturando a una forma di previdenza complementare (non più del 15% stando alle statistiche Covip) e considerando un Tfr medio uguale a quello dei loro colleghi delle imprese più grandi, vale a dire 18mila euro nel 2019, il risultato è un monte liquidazione attorno al miliardo”. Il punto è che “per le aziende si tratta di un onere aggiuntivo rispetto al flusso di liquidazioni ipotizzabile senza la controriforma governativa”. Un onere aggiuntivo che “potrebbe pesare anche sulla scelta di fare assunzioni sostitutive, al di là delle pianificazioni di budget in una prospettiva di recessione economica”.