La capacità di adattamento e di cambiamento nel mondo frenetico del lavoro è fondamentale per chiunque al giorno d’oggi. Attraverso l’esperienza condivisa dall’Avvocato Carlo Gagliardi, Managing Partner di Deloitte Legal ed esperto in materia di management e avvocatura, possiamo addentrarci in questo mondo e trarne utili spunti, soprattutto per i giovani desiderosi di trovare la propria strada lavorativa.



Quali sono state le skill più utili nel passaggio radicale che ha affrontato dalla professione di avvocato a quella di manager?

Quando mi viene posta questa domanda rispondo sempre ricordando la fase della mia vita in cui sono stato nominato General Counsel della Banca Popolare di Milano. In casi come quello, in cui è necessario subentrare in tempi rapidi e con poca possibilità di effettuare passaggi di consegne, mi sono trovato, dal giorno alla notte, dal fare l’avvocato in studio, eseguendo operazioni che necessitano di approfondimenti, cultura documentale, ricerca, quindi di forte competenza tecnica, al gestire una scrivania piena degli argomenti diversi e complessi, aggravati dalla difficoltà in cui si trovava la banca all’epoca. In quel momento ricordo la forte sensazione di panico nei confronti di quella montagna sconosciuta di carta e, sempre in quel momento, ricordo anche di essermi reso conto che non dovevo gestire quella montagna in prima persona, ma creare un processo e trovare qualcuno a cui delegare le varie attività per finalizzarle nel modo più efficiente e migliore possibile. Sono passato quindi dall’uso di capacità fortemente tecniche all’impiego quasi esclusivo di competenze di management: dalle hard skill alle soft skill. Il lavoro è diventato quello di gestire e motivare persone che fossero in grado di occuparsi – con gradi di responsabilità diversi – delle singole questioni per garantirne la risoluzione.



Quanto è importante avere un maestro in questo ambito?

È fondamentale in quanto siamo sempre portati alla ricerca di punti di riferimento, soprattutto in un mondo così complesso, che cambia a una velocità impressionante. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci rassicuri, che ci aiuti a distinguere ciò che è importante e poi occorre conservare quegli insegnamenti per il futuro. Infatti, la questione non è più l’insegnamento della scrittura di un contratto, ma di supportare le proprie persone, dando forza e motivazione, sostegno nelle situazioni difficili. La sensazione di avere sempre una persona più esperta di te alle tue spalle che ti protegge anche quando fai un errore, ti fa crescere, ti permette di esplorare mondi che altrimenti non esploreresti. È per questa ragione che sono estremamente grato ai maestri che ho incontrato, persone che hanno avuto un ruolo davvero straordinario nella mia vita professionale.



Quali sono le parole chiave che un giovane neolaureato in giurisprudenza dovrebbe avere in mente?

Stiamo toccando il principale dei problemi su cui occorre riflettere. Il cambiamento portato dalla conoscenza liquida, dalla società in evoluzione, dal mondo dell’avvocatura anch’esso stravolto da mutamenti tanto repentini quanto violenti, ha inevitabilmente e inesorabilmente effetto sui giovani. Le nostre università continuano a sfornare giovani laureati come vent’anni fa e – purtroppo – il mondo cambia in maniera molto più rapida di quanto il nostro sistema educativo sia in grado di fare. La prima parola chiave che quindi mi viene in mente è capacità di adattamento, ovvero la capacità di capire il contesto in cui ci si muove. Serve guardarsi intorno e intuire la direzione del cambiamento, per capire la necessità di un percorso formativo che potrebbe non essere lo stesso fatto da persone come me anni fa. La seconda parola chiave è apertura mentale: gli schemi di gioco che abbiamo imparato noi stanno diventando sempre più obsoleti e quindi occorre inventarsi e reinventarsi continuamente, avendo cura di curare sempre la corretta percezione dell’esigenza del cliente.

(Luca Brambilla)