IL PUNTO DI VISTA DEI PATRONATI
Non c’è dubbio che la riforma delle pensioni con Quota 100 abbia portato diversi italiani a chiedere la consulenza dei patronati. E lo conferma anche Domenico Consentino, Presidente Nazionale del Patronato Inapi- Istituto Nazionale Assistenza Piccoli Imprenditori, che in un’intervista a pensionipertutti.it evidenzia in particolare come la domanda principale degli utenti sia relativo all’importo che si andrà a incassare una volta in pensione con Quota 100. “Su questo punto del provvedimento vi è molta confusione, vi è spesso la necessità di spiegare che di per sé l’uscita anticipata con Quota 100 non comporta alcuna penalizzazione se non una naturale riduzione del rateo conseguente al fatto che si stia parlando di un anticipo pensionistico, che può arrivare anche a 5 anni, con conseguenziale minore versamento contributivo e quindi minore montante previdenziale”, aggiunge Consentino, segnalando anche che rispetto a Opzione donna, “molte lavoratrici dopo essersi fatte fare i conteggi, riscontrata la forte penalizzazione che per talune assistite si aggirerebbe intorno ad un taglio del 30-35%, ci hanno comunicato che proseguiranno a lavorare”.
CISAL: SERVE UNA VERA RIFORMA PREVIDENZIALE
Secondo Francesco Cavallaro, “all’Italia serve con urgenza una vera riforma previdenziale”. Per questo “la Cisal, pur apprezzando la Quota 100 come misura utile ad arginare alcune falle del sistema, auspica che il Governo affronti con urgenza l’ambito pensionistico nel suo complesso”. Secondo il Segretario generale della Cisal, “tutti i problemi oggi riconducibili a specifiche categorie di lavoratori – dalle donne, a chi ha svolto mansioni usuranti o si è precocemente inserito nel mondo del lavoro, dai disabili agli esodati – derivano infatti da un quadro normativo profondamente inadeguato, figlio, nei propri aspetti deteriori, delle riforme Dini e Fornero. La prima, foriera del calcolo contributivo, la seconda, dell’allungamento dell’età pensionabile in base al discutibile criterio dell’aspettativa di vita”. Dunque la Cisal riconosce “al Governo di avere posto in essere, con la sperimentazione della Quota 100, il migliore intervento auspicabile per mitigare gli effetti delle politiche restrittive, se non punitive, subite negli ultimi anni da lavoratori e pensionati”, ma occorre “un percorso di revisione profonda dell’intero sistema previdenziale”.
L’INCONTRO GOVERNO-SINDACATI
Governo e sindacati si sono incontrati stamattina per parlare di riforma delle pensioni. “Siamo particolarmente soddisfatti dell’incontro con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon per discutere degli emendamenti al decreto su ‘Quota 100’ e del risultato delle domande presentate a oggi che superano le 65mila richieste”, ha detto il Vicesegretario Generale dell’Ugl, Luigi Ulgiati. “Il Governo ci è sembrato ben predisposto ad accettare le nostre proposte a partire dall’istituzione di una commissione di valutazione sui lavori gravosi e usuranti, fino al sostegno alla previdenza complementare. Abbiamo, infine, chiesto a Durigon di verificare il reale potere di acquisto delle pensioni, a partire da quelle più basse”, sono le parole del sindacalista riportate da Askanews. Sembra che Durigon abbia spiegato ai sindacati che prevedere uno sconto contributivo per le donne con figli (un anno per ogni figlio avuto) costerebbe circa mezzo miliardi l’anno, mentre togliere le finestre trimestrali per i lavori usuranti costerebbe circa 30 milioni di euro l’anno.
LA RIFLESSIONE SU OPZIONE DONNA
Oltre a Quota 100, la riforma delle pensioni prevede anche la proroga di Opzione donna, che comporta però un assegno pensionistico ricalcolato con il sistema contributivo. Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ricorda che “la bontà della norma è che si tratta di una scelta, ma non è poca cosa se andiamo a stilare una lista reale dei rischi e delle opportunità che si manifesterebbero aderendo a questa misura?”. Armiliato invita a una riflessione: “Spessissimo leggo che molte anelano ad accedere poiché disoccupate: questo si può comprende ma, attenzione, la pensione non è né deve essere una forma di assistenza, dunque riflettiamo anche su questo aspetto per nulla secondario e ponderiamo eventuali alternative”. Per l’amministratrice del Cods resta comunque importante che “le donne si rendano conto che bisogna puntare ad altre forme pensionistiche, ad altre tipologie di riconoscimento che siano contemporanee e più aderenti alle necessità che sono oggi imposte dalla realtà economica del nostro paese”. Ci vuole la valorizzazione dei lavori di cura.
LANDINI: VOGLIAMO VERA TRATTATIVA SU PENSIONI
Al ministero del Lavoro è iniziato l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Poco prima di arrivarvi, Maurizio Landini ha rilasciato un’intervista a 24Mattino, la trasmissione di Oscar Giannino e Maria Latella in onda su Radio 24, nella quale ha detto che “al ministero del Lavoro andremo a dire quali sono le cose che devono essere migliorate su Quota 100, ma chiediamo che venga aperta una vera trattativa sul sistema delle pensioni. Chiediamo che per i giovani sia inserita una pensione di garanzia, per coprire i periodi dove mancano contributi. Chiediamo anche un provvedimento a favore delle lavoratrici: per ogni figlio ci sia un certo numero di anni di contributi riconosciuti”. Il Segretario Generale della Cgil ha anche voluto evidenziare che “dal 2011, con il Governo Monti, le pensioni sono state utilizzate per far quadrare conti e non si è pensato a una riforma vera che affrontasse i nuovi lavori e le donne”. Dunque nelle sue parole c’è anche una critica all’operato dei governi Letta, Renzi e Gentiloni.
RIFORMA PENSIONI, LA CONDIZIONE DEGLI ESODATI
Il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 approda oggi in aula al Senato. Come si temeva, non c’è alcun provvedimento specifico per i circa 6.000 esodati che sono ancora privi di una salvaguardia dopo ben 7 anni dal varo della Legge Fornero. Il Comitato esodati licenziati e cessati ha voluto ricordare, con un’intervista realizzata da Raffaele Marmo a Lorenzo Aragione, psicologo abruzzese che in questi anni ha studiato gli effetti della riforma Fornero sulla salute psico-fisica degli esodati. “Essi condividono una dolorosa ed arrabbiata constatazione di uno stravolgimento esistenziale, non solo per effetto della sopraggiunta precarietà economica, ma anche per la rottura dei legami sociali, talvolta persino familiari; percepiscono un sentimento d’ingiustizia, di tradimento della fiducia e di violazione di un patto (lo Stato rinnega l’accordo stipulato con i cittadini/lavoratori). Subiscono spesso il giudizio di parte dell’opinione pubblica che li equipara ai baby-pensionati o che li guarda con commiserazione”, sono le parole con cui Aragione, nell’intervista pubblicata su miowelfare.it, descrive gli esodati a seguito delle loro testimonianze raccolte per una ricerca.
“Ansia, insonnia e stati depressivi di varia entità sono i sintomi più ricorrenti di un malcelato disagio psicologico”: questo un altro passaggio dell’intervista che fa capire quanto sarebbe importante riuscire una volta per tutte a risolvere il problema degli esodati con la nona salvaguardia. Un promemoria anche per Governo e sindacati che oggi si incontrano al ministero del Lavoro.