La creatività non è improvvisazione, ma un equilibrio tra arte e scienza. Per questo rimango sempre perplesso quando a parole come “brainstorming” o “summit creativo” non seguono, in maniera chiara, le modalità con cui si vuole raggiungere la famigerata “idea geniale”. Personalmente non so come raggiungerla, ma nel corso del tempo ho potuto osservare come si muovono i team organizzati e ho notato che seguono alcuni punti cardine.



Innanzitutto, dividono il famoso brainstorming in tre momenti: prima, durante e dopo. Quindi prima della vera e propria riunione bisogna:

1) Definire il suo scopo. Sembra banale, ma un team creativo non deve semplicemente creare tante idee nuove, ma trovare una soluzione adatta a un problema nuovo.

2) Selezionare attentamente i partecipanti. Anche in questo ci vuole maestria. Mesi fa sono stato chiamato a far parte di un team di comunicazione di crisi e ho collaborato con persone esperte di marketing, ma anche con un regista, un mago e altre figure ancora. Chi ci aveva selezionato reputava che ciascuno di noi avesse una caratteristica indispensabile per la risoluzione di un problema. Non nego che io ero il più scettico di tutti all’inizio e quindi il più sorpreso quando il progetto nato da soli tre giorni di lavoro ha dato come risultato un prodotto che è stato accolto a braccia aperte dal Presidente dell’azienda che ci aveva convocato.



3) Optare per un ambiente informale. Mi riferisco sia al luogo scelto, sia agli indumenti che al linguaggio adottato per parlarsi. Aboliti ovviamente sia il “lei” che i titoli come “professore”, “dottore”, ecc.

4) Scegliere un animatore. Io reputo un buon animatore chi non interviene portando contenuti nuovi nella discussione, ma si cura esclusivamente del flusso di comunicazione. Nel caso sopracitato il team di cui ho fatto parte era moderato da una persona che a volte non metteva limiti di tempo nell’esposizione. Altre volte invece ci obbligava a confrontarci tramite post-it o addirittura recitando.



Durante la riunione invece si possono seguire diversi schemi, che però sono accomunati da due regole ben precise:

1) Non bisogna criticare. Qualunque idea emerga non bisogna fare commenti; solo proporre altre idee. Spesso si verifica questa equazione: un’idea assurda più un’idea assurda uguale un’idea geniale.

2) Tenere traccia in maniera chiara delle idee proposte. Anche in questo caso la funzione dell’animatore è fondamentale, perché trascrive ciò che viene detto rendendolo chiaro a tutti senza però modificare il pensiero originale.

Infine, dopo la riunione di brainstorming vanno seguiti i seguenti passaggi:

1) Si evidenziano le idee più interessanti. In questa fase si fanno scelte direzionate verso il positivo. Sono invece da escludere espressioni critiche come “Questa idea è assurda”, perché fa scattare immediatamente sulla difensiva chi l’aveva proposta.

2) Si migliorano le idee proposte. Quindi si diranno frasi del tipo: “Questa idea mi convince perché…” oppure “Ciò che mi piace di questa proposta è il seguente punto”. Sulla base delle idee evidenziate si passa quindi a co-progettare miglioramenti e una realistica realizzazione delle stesse.

3) Si fissa un tempo entro cui prendere una decisione. È importante che la decisione sia presa in ogni caso dopo un momento di pausa in cui ciascun membro del team abbia avuto modo di rivedere a mente fredda le varie ipotesi create.

Questi sono i passaggi che rendono una riunione di brainstorming efficace. A voi lettori ora il compito di mettere in campo la creatività.