PER 20 MILIONI DI ITALIANI RESTA LEGGE FORNERO

Sulla propria pagina Facebook Roberto Ghiselli ha scritto un post per ricordare l’appuntamento con la manifestazione sindacale unitaria del 9 febbraio, parlando anche della riforma delle pensioni. “Apprezziamo che ad alcune centinaia di migliaia di lavoratori nei prossimi tre anni verrà offerta la possibilità di andare in pensione in condizioni più favorevoli. Ma con questo intervento ‘a termine’non si dà alcuna risposta agli altri 20 milioni di lavoratori ai quali continuerà ad applicarsi la legge Fornero. In particolare le donne, i giovani, chi fa lavori discontinui, interi settori come l’edilizia, l’agricoltura, il turismo, il mezzogiorno, comunque tutti quelli nati dopo il 1959”, sono le parole usate dal Segretario confederale della Cgil, secondo cui “il problema rimane quello da tempo sollevato dal sindacato: una riforma delle pensioni che superi strutturalmente la legge Monti-Fornero, con la flessibilità in uscita a 62 anni o con 41 anni di contributi senza altri vincoli, una pensione contributiva di garanzia per i giovani, il riconoscimento dei lavori gravosi, di cura e delle donne, il blocco dell’aspettativa di vita, la risoluzione del problema esodati e una reale rivalutazione delle pensioni in essere”.



LE PAROLE DI TITO BOERI

Tito Boeri ha tenuto un’audizione al Senato in relazione al decreto sulla riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza. Il Presidente dell’Inps ha fatto presente che sono state presentate più di 18.000 domande per accedere a Quota 100, perlopiù provenienti dal Sud. Solo in un terzo dei casi da dipendenti pubblici. Inoltre, sembra che siano principalmente persone non occupate a essere pronte a usufruire del nuovo provvedimento, il che potrebbe quindi non portare all’effetto sperato di turnover nel mercato del lavoro. Secondo Boeri, poi, la norma relativa al riscatto agevolato della laurea ai fini pensionistici per chi ha meno di 45 anni potrebbe presentare problemi di costituzionalità. Il Presidente dell’Inps ha infine espresso preoccupazione sui conti dell’Istituto, spiegando che il bilancio preventivo è stato realizzato assumendo che il Pil nel 2019 crescerà dello 0,9%. Dato che la crescita potrebbe essere inferiore, anche le entrate contributive potrebbero risultare minori rispetto a quelle stimate, peggiorando quindi il bilancio.



CONFINDUSTRIA: MANCA VERA FLESSIBILITÀ

Sono iniziate in Senato le audizioni relative al decreto sulla riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza. Secondo quanto riportato da Lapresse, Pierangelo Albini, direttore dell’Area Welfare di Confindustria, ha segnalato che Quota 100 “ha in sé una sua positività perché introduce un meccanismo di flessibilità nelle uscite, ma occorre considerare gli equilibri complessivi del sistema previdenziale e bisogna capire se è una regola o è una eccezione”. Dal suo punto di vista, “se è una eccezione di tre anni parliamo di una cosa temporanea e vedrà chi non chi ci accede per poco chiedere un altro intervento di carattere eccezionale. Non riusciamo mai a mettere in cantiere uno strumento solido che permette la flessibilità del pensionamento”. Intervistato da Affari & Finanza, l’inserto di Repubblica, Claudio Descalzi, Amministratore delegato di Eni, ha invece detto che “con la riforma dell’età pensionabile potremmo avere la necessità di assumere molte persone, da formare in Italia e distribuire anche nei 70 Paesi dove operiamo”.



CASTELLI RASSICURA SULLE RISORSE

Laura Castelli non ha dubbi: non c’è il rischio che la riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza restino senza risorse. “Se c’è una cosa certa è che, a differenza degli ultimi dieci anni, abbiamo stanziato tutte le risorse necessarie perché gli aventi diritti possano usufruirne”, spiega il sottosegretario all’Economia in un’intervista al Corriere della Sera. Le deputata del Movimento 5 Stelle evidenzia anche che l’esecutivo è stato molto prudente “e poi i soldi che abbiamo stanziato per coprire le due misure fondanti di questo Governo sono veri. Con i cittadini non si scherza”. Dal suo punto di vista, poi, “la riforma Fornero ha creato gli esodati e terrorizzato tanti italiani, che vedevano la pensione come un traguardo irraggiungibile. Per questo la prima risposta alla nostra misura è stata così buona”, riferendosi al boom di domande presentate per accedere a Quota 100. Il titolare di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, stronca però l’azione di Governo. All’adnkronos ha detto infatti: “Siamo in mano a due ragazzotti e quello che fanno è disastroso. Tolgono le risorse alle imprese dimenticando che sono le imprese che creano occupazione e ricchezza e non il reddito di cittadinanza e le pensioni regalate”.

RISCATTO DI LAUREA: ECCO I 4 MODI

Questa mattina il Sole 24 ore ha riportato un lungo focus su uno dei temi ancora poco “chiari” della riforma pensionistica di Quota 100, ovvero e se e come cambia la richiesta del riscatto di laurea. Poter recuperare i periodi di studi per poter aumentare gli anni di contributi previdenziali versati, si sa, è operazione tanto ambita quanto complessa e costosa per poterla portare a termine, almeno finora. Con le ultime modifiche del sistema previdenziale contenute nel Decretone del Governo gialloverde, sono ben 4 i percorsi evidenziati dai colleghi del Sole sul possibile riscatto di laurea: ordinario, ovvero per chi ha conseguito il diploma di laurea o titoli equiparati, ma anche per i dottorati di ricerca e i titoli accademici 3+2, con il costo che sarà «il 33% dell’imponibile previdenziale delle ultime 52 settimane prima della domanda. Deducibile in una fascia da 23-43% Efficace sia per l’anzianità contributiva che per il calcolo dell’assegno». Poi c’è il riscatto inoculato, ovvero al momento della domanda «il richiedente non deve essere mai stato iscritto ad alcuna forma obbligatoria di previdenza e non deve aver iniziato l’attività lavorativa in Italia o all’estero. Per il 2019 il costo è di circa 5.240 euro per ogni anno riscattato». Terzo percorso, riscatto agevolato per gli under 45 e qui si possono riscattare solo gli anni di durata legale del corso dal 1996 in poi dopo il conseguimento del titolo, «Il richiedente non deve avere versamenti contributivi durante gli anni di corso. Per il 2019 il costo è di circa 5.240 euro per ogni anno riscattato». Da ultimo, recupero dei periodi contributivi fra il primo e l’ultimo contributo accreditato, dal 1996, per un massimo di 5 anni per tutti coloro che non sono coperti da contribuzione. (agg. di Niccolò Magnani)

DI MAIO E SALVINI RILANCIANO QUOTA 41

La riforma delle pensioni (ri)entra nella campagna elettorale di Lega e Movimento 5 Stelle. abruzzoweb.it riporta infatti le dichiarazioni di Luigi Di Maio rilasciate a Chieti, durante un comizio in vista delle regionali. “Faremo quota 41. Finora con quota 100 manderemo in pensione un milione di persone, circa 620 mila persone in confronto ai 200 mila che quest’anno sarebbero usciti con la Fornero. Non verranno rimpiazzati tutti, lo so, ma saranno almeno il doppio dei posti che sarebbero stati disponibili per i giovani”. Il vicepremier ha anche ricordato l’alto numero di domande finora presentate all’Inps per accedere a Quota 100. Cosa che ha fatto anche Matteo Salvini, impegnato a Giulianova, sempre per un comizio in vista delle regionali in Abruzzo. Il leader della Lega ha spiegato che di fatto dalla scorsa settimana la Legge Fornero si può considerare un ricordo, ma che ancora c’è un percorso da completare per una vera riforma delle pensioni, con l’obiettivo di arrivare a Quota 41, utile anch’essa per far sì che ci siano più posti di lavoro per i giovani.

RIFORMA PENSIONI, LE CONSIDERAZIONI DELL’ANIEF

A partire da oggi, e fino al 28 febbraio, per il personale della scuola che intende usufruire delle novità della riforma delle pensioni, compresa Quota 100, sarà possibile presentare domanda attraverso il sistema ministeriale Polis. Marcello Pacifico evidenzia come “per molti insegnanti, amministrativi, tecnici, collaboratori e dirigenti scolastici l’accesso alle pensione si sta rivelando un meta irrinunciabile”. Tutto questo anche in virtù di una professione non facile e che in certi casi può portare a “patologie, derivanti dal burnout e dello stress da lavoro correlato che lo Stato si ostina a non volere considerare”. Per il Presidente dell’Anief, tuttavia, l’alto numero di pensionamenti che ci sarà nel mondo della scuola pone alcune questioni importanti, “a iniziare da quella degli organici che si andranno a privare di personale di ruolo. Facendo lievitare ulteriormente il numero di cattedre vacanti e disponibili, già all’inizio dell’anno in corso superiore alle 150 mila unità”.

Pacifico ricorda che già in autunno il Miur aveva chiesto al Mef di assumere in via straordinaria circa 27.000 insegnanti, ma l’autorizzazione è stata negata “e ora il numero di cattedre che in estate sarà vacante desta preoccupazione. Si arriverà a quota 170 mila”. “A questo punto non interessa nemmeno più di tanto la consistenza del contingente di immissioni in ruolo che il Miur andrà a chiedere a Via XX Settembre. Perché la stragrande maggioranza di quelle cattedre non verranno mai assegnate”. Secondo il sindacalista, “l’unica soluzione rimane quella di riaprire le GaE, stabilizzare i precari con 36 mesi di servizio docenti educatori o Ata”.