DI MAIO REPLICA AL FMI
La riforma delle pensioni con Quota 100 continua a riscuotere un certo “successo” tra gli italiani. Le domande all’Inps hanno superato la soglia delle 26.000 unità. Tuttavia ieri il Fondo monetario internazionale, in un rapporto dedicato all’Italia, ha espresso preoccupazione per l’intervento previdenziale varato dal Governo. “Siamo preoccupati che ciò aumenterebbe il numero di pensionati, aumenterebbe la già elevata spesa pensionistica e ridurrebbe la partecipazione alla forza lavoro e la crescita potenziale”, si legge nel rapporto, dove si evidenzia come di fatto si stia parzialmente facendo marcia indietro rispetto alle precedenti riforme pensionistiche, anche “allentando le regole del prepensionamento”. Luigi Di Maio ha replicato via Facebook alle osservazione del Fmi scrivendo: “Abbiamo già smentito tante voci in soli sette mesi e nel corso del 2019 smentiremo anche il Fondo monetario internazionale. Chi ha affamato popoli per decenni, appoggiando politiche di austerità che non hanno ridotto il debito, ma hanno solo accentuato divari, non ha la credibilità per criticare”.
5 ALTERNATIVE A QUOTA 100 PER GLI UNDER 60
Si parla molto della riforma delle pensioni con Quota 100, vista la novità che porta nel sistema pensionistico italiano. Il Sole 24 Ore ricorda però ben cinque strade di pensione anticipata “che possono interessare anche gli under 60”. La prima è però utilizzabile solo dalle donne. Si tratta infatti di Opzione donna. La quale comporta in ogni caso il ricalcolo contributivo dell’assegno che si andrà a incassare. La seconda strada è invece esclusiva dei lavoratori precoci, che all’interno del provvedimento relativo all’Ape social hanno una corsia per poter andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Il quotidiano di Confindustria ricorda anche che con l’uso dei fondi bilaterali, e un accordo dell’azienda che si impegni a una nuova assunzione, è possibile anticipare fino a tre anni Quota 100. Una possibilità simile a quell’isopensione, che permette di andare in pensione a 60 anni. Infine, viene ricordata la possibilità, per i disoccupati da almeno 24 mesi, e con almeno 57 anni, di accedere alla Rita per avere una rendita temporanea.
PROIETTI: CHIESTA VALORIZZAZIONE LAVORI DI CURA
Cresce il numero delle domande presentate all’Inps per accedere a Quota 100. E già dopo l’approvazione da parte del Governo del decreto sulla riforma delle pensioni nelle diverse realtà regionali e provinciali si è cominciato a fare i conti sui potenziali beneficiari della misura. Resta il fatto che, come ha sottolineato Domenico Proietti, in una dichiarazione ripresa da Uil TV, “noi diciamo che il decreto risponde solo in parte alle attese dei lavoratori. Quota 100 è un intervento positivo, ma dobbiamo essere consapevoli che risponde alle esigenze dei lavoratori del nord e del settore pubblico, risponde meno ai lavoratori del centro-sud e meno ancora alle donne che, con il lavoro di cura e la maternità, difficilmente raggiungono 38 anni di contribuzione”. Il Segretario confederale della Uil ha spiegato che i sindacati hanno quindi “presentato un pacchetto di proposte che prevede un bonus di contribuzione figurativa che valorizzi il lavoro di cura e la maternità per le donne e affronti subito anche il tema che riguarda le future pensioni dei giovani”.
FIOM: QUOTA 100 INUTILIZZABILE PER I NATI DOPO IL ’59
La Fiom si prepara alla manifestazione del 9 febbraio a Roma contro le politiche del Governo, compresa la riforma delle pensioni. In un volantino il sindacato spiega che “Quota 100 non è il superamento della riforma Fornero. Quota 100 sarà una possibilità in più di pensionamento, per chi potrà perfezionare prima dei 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) o dei 67 anni di età, almeno 62 anni di età e 38 di contribuzione. Si tratta di una misura sperimentale che durerà solo nel prossimo triennio” e che dunque potrà non esserci più nel 2022 e che non sarà “utilizzabile per tutti i nati dopo il 31/12/1959”. Ragione per cui “ancora una volta si introducono differenze importanti come aveva già fatto la riforma Fornero”. Secondo la Fiom, “Quota 100 non dà risposte alle carriere lavorative discontinue, ai giovani e alle donne, che difficilmente arriveranno a maturare 38 anni di contributi. È una misura di flessibilità parziale che non tutela le carriere lavorative più deboli, né affronta i limiti dell’attuale sistema contributivo: rimangono in vigore i vincoli del 2,8 e dell’1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione prima dei 70 anni”.
ILLY: SERVONO COPERTURE PER QUOTA 100
Andrea Illy è stato intervistato da Adnkronos, dando anche il suo commento sul decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza. Dal suo punto di vista, “il Governo sta cercando di mettere in atto manovre di tipo sociale che sono necessarie perché c’è un disagio sociale”, “ma è fondamentale avere le coperture. Se si aumenta la spesa sociale occorrono coperture economiche che in Italia non possono venire che da una maggiore crescita”. Secondo il Presidente di Illy Caffè, quando si interviene sulle pensioni è necessario “tener conto della sostenibilità sul lungo periodo”, quindi “ci deve essere un equilibrio tra le entrate e le uscite altrimenti le pensioni peseranno sempre di più sui conti dello Stato e dunque sulle tasse e sulla capacità di crescita del Paese”. Per Illy, quindi, “è naturale che una riforma delle pensioni deve tener conto della sostenibilità finanziaria nel lungo periodo perché la popolazione continua ad invecchiare: ogni 10 anni la speranza di vita continua ad aumentare di 2 anni e mezzo, un dato significativo di cui tener conto”.
RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DEI SINDACATI
Anche Cgil, Cisl e Uil hanno preso parte alle audizioni in Senato sul decreto relativo alla riforma delle pensioni. La posizione è stata unitaria e, come riassunto dal sito di Rassegna sindacale, le tre confederazioni ritengono che Quota 100 rappresenti “un ulteriore passo verso la reintroduzione di una flessibilità di accesso alla pensione, ma non sarà in grado di rispondere in modo omogeneo alle esigenze espresse da molte lavoratrici e lavoratori”. Per i sindacati resta importante riuscire ad avere un meccanismo di flessibilità pensionistica a partire dai 62 anni, con il superamento di alcuni vincoli relativi al sistema contributivo che rendono difficile l’ingresso in quiescenza.
Ancora su Quota 100, Cgil, Cisl e Uil hanno evidenziato che essa “costituisce una opportunità per lavoratori con carriere continue e strutturate, ma sarà meno accessibile per i lavoratori del Centro Sud e del tutto insufficiente per le donne, per i lavoratori con carriere discontinue o occupati in particolari settori occupazionali caratterizzati da discontinuità lavorativa, come il settore agricolo o quello dell’edilizia, nei quali raramente un lavoratore raggiunge i 38 anni di contribuzione”. In particolare, per le donne, i sindacati ritengono sia “necessario prevedere che il requisito contributivo riconosca la maternità ed il lavoro di cura”. Le confederazioni ritengono altresì necessario “introdurre la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età”, ovvero quella Quota 41 che il Governo punta a introdurre solamente dal 2022. Resta poi importante fare in modo che si possa tenere conto della “diversa gravosità dei lavori” ai fini pensionistici.