A CHI CONVIENE QUOTA 100

In queste settimane sono state presentate molte domande per accedere a Quota 100, la principale novità della riforma delle pensioni. L’edizione di Macerata del Resto del Carlino ha raccolto la testimonianza di Graziano Governatori, direttore del patronato Inas della Cisl, che ha raccontato come la preoccupazione principale di chi presenta la domanda per Quota 100 riguardi “le entrate minori rispetto a quelle che avrebbe se invece attendesse di andare in pensione ‘normalmente'”. Se per un insegnante la differenza varia tra i 150 e i 200 euro al mese, per chi lavora nella sanità può raggiungere i 300 euro, in virtù dei turni di notte che garantiscono una cospicua somma in più in busta paga. Governatori ha anche spiegato che Quota 100 non conviene a commercianti e artigiani, “perché, sfruttando la nuova legge, una volta in pensione non si può più avere un rapporto di lavoro dipendente ma solo autonomo occasionale fino a 5mila euro l’anno”. Ecco quindi che “la grande maggioranza di chi aderisce è del settore pubblico”.



L’ATTESA DI FEDERDISTRIBUZIONE

Federdistribuzione attende di capire meglio tutti i dettagli della riforma delle pensioni con Quota 100 e del reddito di cittadinanza prima di esprimersi sul tema. Il Sole 24 Ore riporta le dichiarazioni del direttore area lavoro Francesco Quattrone secondo cui si tratta di misure che “potrebbero essere interessanti per le nostre imprese. Come Federazione abbiamo quindi pensato che fosse opportuno approfondire la materia, soprattutto perché sono le aziende a chiedercelo”. Dato che ci sono molti lavoratori del comparto che sono over 50, è chiaro che Quota 100 potrebbe avere un impatto importante. In questo senso è emerso, durante un seminario all’uopo organizzato da Federdistribuzione, che le aziende vorrebbero capire meglio come si può ricorrere ai fondi di solidarietà, agli enti bilaterali e all’uso dei premi di produttività per coprire periodi contributivi non versati dai lavoratori. C’è anche l’intenzione di dar vita a un importante turnover, magari anche grazie agli incentivi per le assunzioni che dovrebbero arrivare con il reddito di cittadinanza.



QUOTA 100 PENALIZZA GLI ARTISTI

La riforma delle pensioni con Quota 100 non penalizza solo le donne, gli operai edili, ma anche “chi fa l’attore, lo scrittore, lo sceneggiatore, il musicista o il danzatore”. Emanuela Bizi, Segretaria nazionale del Slc-Cgil, evidenzia infatti che “non c’è alcuna possibilità per gli artisti e i creativi italiani di poter accedere alla pensione utilizzando Quota cento, un provvedimento tanto decantato da questo Governo e che sembra ribadire che fare cultura in Italia non conviene”. Infatti, “i vincoli fissati per accedere alla pensione Quota 100 escludono categoricamente gli artisti e i creativi italiani. Il diritto d’autore e il diritto connesso, legati anche a opere realizzate anni prima o percepiti da eredi, sbarrano la strada alla pensione anticipata ai lavoratori creativi italiani”. La sindacalista, stando a quanto riporta agcult.it, fa presente che “se tali incompatibilità con Quota 100 non verranno rimosse, è evidente che ci troveremo di fronte ad una discriminazione inaccettabile che, per giunta, scoraggia la produzione di cultura in Italia. Anche così si consegna il nostro paese all’oblio dell’ignoranza”.



QUOTA 100, IL RISCHIO CON IL BOOM DI DOMANDE

Sono molte le domande che sono state presentate all’Inps per accedere a Quota 100: hanno ormai raggiunto la soglia delle 75.000 unità. Come ricorda Il Sole 24 Ore, solo a partire dal 1° aprile le prime pensioni con Quota 100 andranno in pagamento e allora si potrà capire in quanti hanno avuto a buon diritto accesso alla novità introdotta dalla riforma delle pensioni e a quanto ammonterà l’importo degli assegni che andranno a incassare. Numeri molto utili per capire se le cifre stanziate dal Governo saranno sufficienti a soddisfare tutte le richieste che arriveranno quest’anno. Del resto se verrà mantenuto il ritmo di queste prime settimane, entro la fine di marzo si potrebbe arrivare a 150.000 domande per Quota 100, più della metà di quelle complessivamente stimate dall’esecutivo per tutto l’anno. Se alla fine le richieste dovessero richiedere una cifra superiore a quella stanziata, sarà interessante capire cosa farà l’esecutivo: comincerà ad assorbire le risorse del reddito di cittadinanza o taglierà la spesa dei ministeri?

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

Cesare Damiano rivendica la “paternità” della riforma delle pensioni con Quota 100 e del reddito di cittadinanza. In un’intervista a Il Dubbio spiega infatti che “il sistema delle Quote l’ho inventato io insieme a Prodi, nel lontano 2007, introducendo un principio di flessibilità nella previdenza. Salvini l’ha copiato, con la differenza che l’attuale Quota di Salvini è fatta di numeri fissi, a partire dai 38 anni di contributi”. Dunque per l’ex ministro del Lavoro non bisogna “essere pregiudizialmente contrari ad una misura di flessibilità previdenziale, perché è nel nostro dna, ma dobbiamo metterne in luce i limiti”. In particolare il fatto che Quota 100 esclude “le donne, chi svolge lavori saltuari e coloro che hanno perso il lavoro magari poco prima dei 60 anni. Quota 100 è una misura utile ma parziale che avvantaggia e discrimina i più deboli. Altra questione: Quota 100 dura per tre anni, e poi?”.

Secondo l’ex deputato dem, andrebbero quindi apportati dei correttivi alla riforma delle pensioni, a partire dalla stabilizzazione dell’Ape sociale, allargandone magari la platea dei beneficiari “ai lavoratori dell’edilizia e ai lavori stagionali”, togliendo altresì “la clausola che vincola l’accesso alla pensione da parte dei disoccupati al previo utilizzo degli ammortizzatori sociali. Così aiuteremmo anche gli ultimi esodati, visto che il Governo non vuole fare la nona salvaguardia”. Resta da vedere se la maggioranza vorrà recepire questi “suggerimenti” o se invece andrà avanti per la sua strada.