APPELLO DI FASSINA PER GLI ESODATI
Nella puntata odierna de L’aria che tira, la trasmissione di La 7, si è parlato anche dell’emendamento al decreto sulla riforma delle pensioni con cui il Governo vuole affrontare il tema degli esodati, offrendo a circa 1.300 di essi la possibilità di riscattare fino a otto anni di contribuzione per utilizzare Quota 100 o altre forme di accesso alla quiescenza. Alberto Brambilla, ospite in collegamento, ha ricordato che il programma della Lega, per la gran parte da lui scritto, prevedeva il varo della nona salvaguardia proprio per evitare delle ingiustizie e nuove e sanare quelle determinate dalle otto finora approvate, che hanno lasciato senza tutela circa 6.000 persone. Stefano Fassina, presente in studio, ha in questo senso ricordato che esistevano i risparmi dell’ottava salvaguardia, circa 700 milioni, che sarebbero bastati per la nona, ma che sono stati utilizzati per altro dalla precedente maggioranza di governo. L’ex viceministro ha quindi fatto appello a Lega e M5s per approvare un emendamento al decretone riguardante la nona salvaguardia.
PRECISAZIONE INPS SUL PERSONALE SCUOLA
Attraverso un comunicato stampa, l’Inps dà rassicurazioni riguardo l’accesso degli insegnanti e del personale scolastico a Quota 100, la novità principale della riforma delle pensioni. “È destituita di ogni fondamento la notizia secondo cui si rischierebbe uno slittamento dei tempi che potrebbe far ‘saltare’ la finestra d’uscita del 1° settembre 2019 a disposizione del personale scolastico per cui, pur avendo i requisiti quest’anno, di fatto ci si potrebbe pensionare solo nel settembre del 2020: chi ha conseguito il diritto alla pensione anticipata nei termini di legge sarà collocato in pensione dal 1° settembre prossimo”, si legge nel comunicato. L’Inps ricorda anche di aver predisposto “una serie di importanti iniziative organizzative e procedurali per fronteggiare l’eccezionale carico di lavoro generato dalla riforma pensionistica” e precisa che “le carenze informative sulle posizioni assicurative dei dipendenti pubblici sono legate alla peculiare carriera lavorativa che caratterizza questa categoria di lavoratori ed ai meccanismi di gestione delle loro posizioni assicurative, ma non hanno impedito e non impediscono la corretta liquidazione della pensione”.
LE MODIFICHE PER LA PACE CONTRIBUTIVA
La riforma delle pensioni varata dal Governo, anche per facilitare l’ingresso in quiescenza con Quota 100, ha introdotto la pace contributiva. Secondo Salvatore Cavallo, che ha scritto in merito un articolo pubblicato su Lavoro & Welfare, bisognerebbe modificare le norme approvate dall’esecutivo in modo da: “estendere la norma che prevede un onere più conveniente per il riscatto della laurea, anche a tutti coloro che hanno la necessità di coprire dei periodi senza contribuzione, fermo restando il limite massimo di cinque anni; eliminare il limite dei 45 anni per il riscatto del periodo di laurea che, si ribadisce, potrebbe incorrere in un pronunciamento di illegittimità; estendere la norma anche a coloro che hanno dei contributi accreditati prima del 1 gennaio 1996, fermo restando che i periodi oggetto di riscatto verranno collocati nella quota contributiva, quindi post 1 gennaio 1996; rendere la norma prevista dal comma 1 dell’art. 20 strutturale, in quanto non comporta oneri futuri. Con il calcolo – contributivo o quasi totalmente contributivo – per coloro che sono nel misto, l’importo della pensione sarà commisurato ai contributi versati e come è noto l’eventuale quota retributiva sarà sempre meno rilevante”.
PENSIONI COME BANCOMAT
Oltre che introdurre la Quota 100, la riforma delle pensioni varata dal Governo ha introdotto un blocco parziale delle indicizzazioni degli assegni sopra i 1.200 euro netti al mese. Fabio Porcelli, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Lavoro & Welfare, evidenzia che “si continua ad usare la previdenza come un ‘Bancomat’ per reperire risorse da destinare ad altre misure, utilizzando il metodo ormai collaudato del blocco dell’indicizzazione, una misura che minimizza l’impatto mediatico non sottraendo di fatto risorse già presenti nell’assegno previdenziale, ma riducendo in maniera sensibile quanto invece dovuto, secondo la norma ordinaria, ai pensionati”. Dal suo punto di vista, “la campagna mediatica che ha preceduto l’introduzione di questo nuovo sistema ha millantato un valore sociale di tale intervento ed ha fatto leva sul conflitto generazionale, nascondendo, invece, dietro una ipotetica ‘sperimentazione’ una manovra varata con il solo fine di reperire risorse, dimenticando, però, l’importante ruolo sociale dell’istituto della perequazione”.
RIFORMA PENSIONI, DOVE NON FUNZIONA QUOTA 100
Se è vero che a livello nazionale sono arrivate molte domande per accedere a Quota 100, pare che in provincia di Matera la novità della riforma delle pensioni abbia interessato meno di 400 persone. L’edizione locale della Gazzetta del Mezzogiorno riporta le parole di Giuseppe Amatulli, segretario regionale della Cisl, il quale evidenzia che “sono molti i lavoratori del nostro territorio che hanno rinunciato all’opportunità di Quota 100, e questo dopo aver fatto qualche conto in tasca e aver capito che economicamente non ne vale la pena. Certo, è un’occasione per qualcuno ed è giusto che si usufruisca della scorciatoia, ma indubbiamente siamo di fronte a un provvedimento-finestra che non attrae più di tanto”.
Secondo Franco Coppola, Segretario provinciale della Uil, “Quota 100 non sarà in grado di rispondere in modo completo alle esigenze dei lavoratori. Serve un intervento strutturale, basato sulla flessibilità in uscita dai 62 anni, e, nel sistema contributivo, il superamento degli attuali vincoli”. Per questo il sindacalista sottolinea la necessità di un confronto tra Governo e parti sociali, lo stesso cui fa riferimento Eustachio Nicoletti, Segretario provinciale della Cgil, spiegando che “bisogna sedersi ad un tavolo e ragionare sul sistema pensionistico includendo, ad esempio, altri soggetti, penso ad esempio ai lavori usuranti gravosi, uscendo definitivamente e compiutamente dalla gabbia della legge Fornero”. Questo perché “siamo di fronte solo ad una ‘finestra’ che può essere utilizzata per andare in pensione anticipatamente, e non di una riforma della legge Fornero, così come era stato annunciato”.